Da leccarsi i baffi…

Dopo un momento di impasse, diciamo pure di crisi, la Polillo editrice si è ributtata a capofitto soprattutto sul giallo classico per la gioia di tutti i suoi aficionados e di coloro che amano la bella e buona scrittura.

Il fantasma nella galleria di Joseph Commings

“Quel pomeriggio Linda Carewe avvelenò suo marito. Lo avvelenò con l’arsenico”. Incipit memorabile. Ma Carewe non sembra per niente morto se le appare all’improvviso e sembra svanire nel nulla all’interno di una galleria d’arte. Addirittura dopo avere ucciso una ragazza. Un caso speciale per il senatore Banner, stazza da King Kong. E nella galleria si scopre un altro morto ammazzato. Qualcosa a rovescio come quando si guarda in uno specchio…

Il piede del diavolo di Sir Arthur Conan Doyle

Villino in prossimità di Poldhu Bay in Cornovaglia. Per far riposare Holmes (ne ha bisogno). Paesaggio tetro da tutte le parti. Ma anche qui niente pace. Una sorella morta sulla sedia e due fratelli che ridono e urlano fuori di senno. La governante non ha udito nulla. Un altro morto con gli stessi sintomi. “Siamo invasi dal diavolo, Mr Holmes!” esclama atterrito il parroco. Sì, ma un diavolo con sembianze umane…

La soffiata di Jacques Futrelle

Van Dusen, la famosa Macchina Pensante dalla grande testa con striature gialle, “gli occhietti scialbi e acquosi”, la mani scarne e diafane sta discorrendo di crimini e criminali con un gande finanziere che ha un bel problema da sottoporgli. Nel suo ufficio escono notizie riservate che gli fanno perdere un sacco di milioni. Ha solo una stenografa per telegrafare le sue decisioni agli agenti di Borsa. Nessun altro e non si muove dal suo posto. Eppure, eppure qualcuno riesce a sapere quello che sta facendo e butta all’aria i suoi piani. Un bel mistero ma c’è la Macchina Pensante…

La figlia del califfo di Thomas W. Hanshew

Da Cleek, l’investigatore per risolvere un problema. Trama complessa (perdonatemi), sulla quale non mi soffermo, che Cleek risolve con il lancio di una moneta. Leggere per credere.

Alibi di ferro di Richard Keverne

Dal maggiore Miles Godfrey una signorina che ha cambiato nome “per ovvie ragioni”,  ovvero la famosa ladra acrobata Enid Cameron (ha scontato tre anni di reclusione). Non può lavorare perché c’è sempre qualcuno a mettere in giro il suo passato. Soprattutto la polizia. Chiede che si ponga fine a questa persecuzione. D’accordo. Un invito per Miles e consorte dai nuovi vicini dove lavora Enid come giardiniera. Sembra tutto a posto. Ma c’è un furto in una casa piuttosto lontana e ancora una volta si pensa a lei. Il maggiore stesso, però, può confermare la sua innocenza con una prova schiacciante. Una prova talmente schiacciante che…

Uno sparo al telefono di Helen McCloy

Dick, autore televisivo, da Basill Willing, psichiatra della Procura Distrettuale. Un biglietto con la posta del mattino “Sorella Morte venne e gridò. Mi vuoi?”. Versi di Shelley scritti a mano. Forse da Janey Emmett, ragazza a servizio nella sua famiglia scomparsa insieme ad una spilla di brillanti della moglie. Meglio verificare nel suo ufficio la calligrafia su vecchi assegni incassati da lei. Qui il trillo del telefono, Dick sente un fracasso, un urlo e uno sparo da casa sua. Via a vedere. Moglie uccisa con un colpo di fucile sulla fronte. Presenti anche Janey con il suo ragazzo. Chi è l’assassino?. Per Basill basterà un Testimone Invisibile e un po’ di cipria…

Contro ogni evidenza di Douglas Newton

Un morto che sembra deceduto per una specie di shock all’arrivo di un terribile nipote. La sua deposizione non lascia dubbi all’ispettore Grimes. Ma non per Paul Toft “Non saprei…Sento qualcosa…” borbotta. E se Paul Toft ha queste “sensazioni” c’è da credergli. Anche se l’ispettore è pervicacemente convinto del fatto suo. Sul corpo niente segni di ferite o violenze. Ovvero…ovvero qualcosa c’è che…Ce lo spiega il nostro Toft.

L’uomo che sognava troppo di Quentin Reynolds

Quattro pezzi grossi invitati ad un banchetto fra cui un grande psichiatra. La conversazione verte sulla morte di un comune conoscente caduto o buttatosi dalla finestra del suo albergo (questo è il punto). Insieme ad una discussione sul sogno e la voglia di gettarsi nel vuoto tra Freud, Adler e Jung. Come cura l’ipnotismo che il nostro psichiatra sa ben praticare. L’atmosfera si fa pesante…

Il crimine perfetto di Seamark

“Mr Jerold Pogarty realizzò la sua metamorfosi e commise il Crimine Perfetto”. Basta costruirsi due personalità diverse, con pazienza, cura e intelligenza. Poi si può far sparire la prima e sgraffignare un bel mucchietto di soldi per la seconda. Dura fatica ma la ricompensa è degna dello sforzo. Se la maledetta abitudine a…

Il quadro scomparso di Edgar Wallace

Ciò che colpisce e attrae il sovrintendente di Scotland Yard Peter Dawes sono i reati con enigma come quelli di “Quadrato” Jane, una ladra imprendibile dal cuore d’oro. Prossimo bersaglio quasi certamente il magnifico quadro Romney di Tresser. Un visitatore ciarliero seguito da una ragazzina e il quadro sparisce per davvero. Senza che i due abbiano niente addosso…

Delitti quasi perfetti, dunque. Delitti nel senso di morti ammazzati o di semplici furti. Sarebbero senz’altro perfetti se gli sfortunati autori non si trovassero fra i piedi gente con la testa grossa così (ho allargato le braccia). Tipetti come Sherloch Holmes e gli altri citati. E se, talvolta, non facessero addirittura i furbi andando loro stessi, poveri innocenti, a chiedere di persona consiglio su qualche strano avvenimento. Quelli mica ci cascano. Chi tenta qualcosa di grosso, poi, deve anche tener conto della propria natura che potrebbe smascherarlo.

Racconti sul filo dell’impossibile, varietà di stili, varietà di personaggi ognuno con le proprie caratteristiche, varietà di soluzioni più o meno ingegnose (fra cui il travestimento) e di atmosfere. All’inizio di ogni racconto brevi notizie sugli autori

Da leccarsi i baffi.