Da alcuni anni è la voce degli italiani da Londra e solo da pochi mesi si è accorto, complice un parchettista che gli stava sistemando il pavimento di casa, di vivere in un posto davvero speciale. Eh si perché il giornalista Stefano Tura da tempo vive in Baker Street nella celeberrima “Empty House” che scruta dall’altro lato della strada l’abitazione di Sherlock Holmes. La vita in Inghilterra e la vicinanza con il grande investigatore britannico hanno sicuramente ispirato in qualche modo alcune delle pagine dell’ultimo adrenalinico thriller di Tura intitolato Tu sei il prossimo (Fazi Editore), un romanzo che conferma l’appassionato talento noir dello scrittore emiliano mostrato in precedenza in romanzi come Il killer delle ballerine, Non spegnere la luce e Arriveranno i fiori del sangue.

Com'è nata l'idea di "Tu sei il prossimo"?

Volevo scrivere un giallo che avesse i ritmi serrati dei thriller americani, le ambientazioni cupe dei noir scandinavi, gli intrecci narrativi della tradizione anglosassone e il realismo sociale della narrativa italiana. E che fosse una calamita per tutti i lettori, non solo per gli appassionati del genere. Ci ho messo sette anni per realizzarlo ma credo di avere centrato gli obiettivi.

Che immagine di Cesenatico vien fuori dal tuo romanzo?

Di una cittadina balneare della Romagna che, seppure stravolta da un grave fatto di cronaca come la sparizione di una bimba in vacanza con i genitori, sa reagire con fermezza e umanità. Ritrovare la piccola diventa una priorità per tutta la comunità locale e ognuno a suo modo si impegna in questo sforzo anche a fronte di rischi per la propria incolumità.

Potremmo definirlo un thriller corale, visto che sfrutti vari protagonisti. Quanto è importante per te seguire tante vicende in parallelo?

La scrittura a piani, con capitoli brevi, che incrocia e porta avanti in parallelo storie diverse e protagonisti diversi che convergono nel finale è lo stile narrativo che caratterizza tutti i miei romanzi. Una scrittura che si "annulla" per permettere al lettore di vivere completamente la storia ed appassionarsi ad essa. I miei libri si divorano in pochi giorni ma rimangono a lungo nella memoria.

E' vero che lo spunto del rapimento della bimba è preso da un caso reale di cronaca?

Verissimo. Mi sono ispirato alla scomparsa di Madeleine McCann, la bimba inglese di 4 anni scomparsa nel 2007 mentre si trovava in vacanza con i genitori in un piccolo paese dell' Algarve, nel sud del Portogallo. Una storia che ho seguito come giornalista e che mi ha particolarmente toccato, soprattutto per l'amplificazione fatta dai media britannici del caso. Che tra l'altro, dopo sette anni, è ancora irrisolto. Ho trasferito l'evento nella riviera romagnola e da lì sono partito. Ma questo è l'unico riferimento alla tragica vicenda di Maddie.  La storia di "Tu sei il prossimo" percorre binari completamente diversi e giunge a conclusioni che sono frutto solo della mia fantasia. Mi sembrava doveroso anche per rispetto alla famiglia di Maddie.

A Londra abiti proprio di fronte alla casa di Sherlock Holmes, come ti senti a sbirciare tutti i giorni i fan dell'indagatore creato da Conan Doyle e che atmosfera respiri in casa tua?

Potrei dirti che mi sento come il professor James Moriarty, l'acerrimo nemico del grande investigatore che spia dalla "Empty House" le mosse di Holmes e Watson. Scherzi a parte la scelta di abitare a Londra, in Baker Street, davanti al civico 221b (casa di Sherlock) è stata casuale. Ma ora la presenza del mio illustre vicino è di grande supporto alla mia vena creativa.

Perchè hai dovuto scappare nelle brughiere del Galles per concludere la tua storia?

Come dicevo prima ci ho messo sette anni per scrivere "Tu sei il prossimo". Non che mi mancassero le idee ma avendo cambiato, città, vita, lavoro, abitudini e lingua, ho vissuto una sorta di blocco che ha tenuto chiuso nel cassetto della scrivania il romanzo per diverso tempo. Sentivo la necessità di ritagliare dello spazio per me e per il libro e ho deciso di prendere in affitto un cottage nel sud del Galles per una settimana nel novembre del 2011. Un luogo sperduto, freddo e piovoso dove le notti sono lunghe e scure. Vi sono andato da solo imponendomi di scrivere e basta. E la cura ha funzionato. In una settimana ho messo giù il corpo centrale del romanzo,  ho delineato il destino dei vari personaggi e ho aggiunto nuovi elementi. Sono calato anche di peso poichè ho mangiato raramente e ho trascorso giornate intere sul libro.

 

Nel libro tratti il problema delle gang giovanili a Manchester e Londra. Puoi parlarci di questo fenomeno?

E' una vera piaga della società britannica di cui purtroppo non si parla a sufficienza. Le periferie delle grandi città come Londra, Manchester e Glasgow sono spesso teatro di scontri fra gang di adolescenti dai 12 ai 20 anni, figli di immigrati di terza/quarta generazione che si combattono per il controllo dello spaccio di stupefacenti. Solo a Londra ve ne sono circa 170. I giovani gangster sono armati da criminali adulti che li sfruttano in quanto minorenni e quindi non perseguibili. Vivono la gang come una famiglia sostitutiva e trascorrono gli anni della loro adolescenza in condizioni di povertà, violenza e abusi. Ogni anno almeno 30 ragazzi perdono la vita in scontri fra gang nelle grandi città del regno unito. E tutto avviene lontano dai riflettori mediatici. Per questo ho sentito l'esigenza di approfondire questo tema nel mio romanzo.

Ci sono due reverendi molto diversi nel romanzo, ce li puoi descrivere?

Sono due religiosi molto differrenti. Uno, il reverendo Juggla, una specie di pastore rastafarian, è un prete di strada, il cui primo e unico obiettivo è quello di strappare i giovani dalle gang, far capire loro che esistono altri valori e che ci sono alternative al gangsterismo. Non ha secondi fini. La sua è una missione di pace e umanità. Anche il secondo, il reverendo Stark, si occupa di recupero di giovani in difficoltà. Ma la comunità religiosa di cui è a capo ha molteplici scopi e non tutti caritatevoli...

Sei persino riuscito a incrociare nella trama il tema dei servizi segreti e delle informazioni che vengono criptate in Internet...

Conoscete la vicenda di Wikileaks. Anche di questo fatto mi sono occupato per il mio lavoro di giornalista e ho scoperto come la rete, quella più oscura, la Darknet, dove si annidano i grandi segreti delle potenze mondiali, possa essere un mezzo di comunicazione molto efficace per organizzazioni criminali, servizi segreti e faccendieri. C'è un mondo sconosciuto ai più nel quale vongono messe in atto operazioni segrete che cambiano il destino degli eventi. Julian Assange, con il suo Wikileaks, ne ha svelato una parte. Nel mio romanzo ho cercato di mettere a frutto, a vantaggio della storia, quello che siamo riusciti a scoprire della Darknet. 

"Tu sei il prossimo" ha una colonna sonora e un book trailer davvero speciali.

Sono d'accordo. Ho avuto la fortuna di conoscere il maestro Ezio Bosso, un compositore di fama internazionale originario di Torino che vive a Londra. Siamo diventati molto amici. Lui mi ha "regalato" il tema del booktrailer di "Tu sei il prossimo". E non solo questo. Ho scritto buona parte del romanzo ascoltando la sua musica. In particolare il brano "Rain", una composizione che ha una forza espressiva fortissima. Ha letterlamente guidato le mie mani sul computer. Ma tutte le opere di Ezio sono bellissime. Vi invito ad ascoltarle. E' un'esperienza unica.