Da qualche anno si è formata una vera e propria squadra di poliziotti, magistrati, avvocati, giudici, carabinieri che ha deciso di raccontare in letteratura il senso di giustizia e di ingiustizia presente nel nostro paese. Roberto De Luca è entrato a far parte di questo speciale pool narrativo fin dal suo esordio con Insospettabili ombre e conferma con Adrenalina di porco (entrambi editi da Pendragon) di avere un talento speciale per il noir. De Luca, così come il suo maresciallo Luca De Robertis, certi criminali li ha incontrati, inseguiti e interrogati per davvero e conosce alla perfezione i meccanismi che muovono le nuove mafie sul territorio. Esemplari in questo senso le vicende della banda degli Adrenalina di Porco raccontate in questo romanzo. Una gang costituitasi nel carcere di San Gimignano disposta a tutto pur di raggiungere il proprio obiettivo. Guidati dallo spietato Darko questi moderni gangster non hanno alcuna pietà nei confronti delle vittime dei loro raid. Il loro scopo è solo ottennere quattrocentomila luridi euro a testa per poter poi sparire nell’ombra. E così Darko, l’autista Sciummi, il pirata informatico Ficco, la sadica carogna Merda mettono a segno una serie di sequestri di persona lampo. Tutto è pianificato fin dall’inizio: irruzione in casa, immobilizzazione sotto minaccia di armi, eventuale violenza sessuale sui familiari, richiesta di denaro, fuga con l’auto della vittima che puntualmente viene bruciata per cancellare ogni prova. Ogni componente della band ha il volto coperto e ognuno di loro indossa una maglietta sulla quale spicca un ghignante maiale e la scritta Adrenalina di Porco. C’è poco di inventato nel romanzo di De Robertis che racconta, pagina dopo pagina, le tecniche terribile attuate dai nuovi criminali delle “rapine in villa” in zone come la Toscana, la Liguria e il Lazio. E nell’anonimo paesino bolognese di Castello di San Petronio (dove ha sede la Stazione dei Carabinieri del maresciallo Luca De Robertis) vi sarà facile riconoscere i tratti di alcune borgate emiliane segnate nel tempo da certe rapine. “Adrenalina di Porco” è una storia dura, scritta con rabbia che non fa sconti e che mette in scena un investigatore abituato a scontrarsi quotidianamente con il Male e abituato spesso a vederselo sfuggire dalle mani quando sembra il momento che la giustizia possa trionfare. Roberto De Luca è per questo vicino alla sensibilità di autori come Leonardo Sciascia, Frederick Durrenmatt e Victor Hugo: non vede una luce in fondo al tunnel del suo eroe, perché la luce sa che non c’è. Scritto per capitoli paralleli “Adrenalina di Porco” è un noir dalla forte impronta sociale che parla di sequestri e rapine ma anche di criminalità finanziaria, di immigrazione clandestina e che apre spiragli narrativi sui problemi del mondo carcerario e dell’espansione della mafia cinese. Eh si, perché il vero nemico gli Adrenalina di Porco non lo affronteranno né in questura né in tribunale ma quando decideranno di rapinare un boss della mafia cinese di Prato. Lo scontro fra comunità criminali, le faide terribili che nel nostro paese si sono generate negli ultimi anni diventa così l’obbiettivo delle indagini del maresciallo De Robertis e del suo creatore De Luca: la tragica testimonianza di una terra divenuta senza legge dove si rispetta più nessun codice né etico né di onore. Ma per scoprire come è nato un romanzo così duro vi lascio alle parole di Roberto De Luca.

Hai scelto un titolo forte per il tuo libro, che colpisce come un pugno, perchè?

Ciò che fanno i quattro prima di diventare gli Adrenalina di Porco, colpisce molto più di un pugno. Sono un manipolo di malavitosi pronti a tutto per arrivare al loro scopo e, per prima cosa, disposti a scomparire ufficialmente dalla circolazione, diventando Darko, Sciummi, Ficco, il Merda. In questa perdita di identità sentono il bisogno di identificarsi comunque in un progetto che li accomuni, in qualcosa di forte che renda l’idea della loro ferocia e durezza. È così che da semplice gang, si andranno a identificare nella realtà degli Adrenalina di Porco.

È un titolo forte che vuole colpire volutamente con un pugno alla bocca dello stomaco, che vuole lasciare l’amaro in bocca, alla fine certe cose e altre ancora peggiori, succedono veramente intorno a noi, ma siamo sempre nella speranza che non ci tocchino mai direttamente.

Quanto hai studiato il fenomeno delle gang che colpiscono nelle ville?

Più che studiato diciamo che mi ci sono scontrato. In qualità di sbirro o più correttamente di operatore di polizia, è capitato di dovermi confrontare e di conseguenza “studiare” il fenomeno degli assalti in villa.

Diciamo che leggere una denuncia di vittime di tali episodi è raccapricciante, fare un sopralluogo dopo un evento del genere stupisce per la ferocia che mettono nella ricerca di preziosi: effettivamente c’è poco di umano nelle gesta dei “colleghi” degli Adrenalina di Porco. Purtroppo è un fenomeno che non tende a calare nella percentuale dei reati commessi, se ne parla solo in casi estremi o in mancanza di altre notizie di cronaca più gravi o con vittime illustri, ma il trend di tali reati è stabile.

Qualche anno fa, in pratica quando stavo iniziando la storia del mio romanzo e non sapevo bene dove sarei andato a parare, mi è capitato di interrogare un paio di “assaltatori di villa”. Ciò che mi colpì veramente, fu il totale disprezzo che avevano delle vittime, non gliene importava niente di ciò che poteva capitare loro, rappresentavano semplicemente un ostacolo da oltrepassare o da abbattere, lo scopo era ottenere soldi e per fare ciò, erano disposti a seminare terrore usando violenza. Quello è vero orrore. Da lì mi sono imbarcato nella stesura di Adrenalina di Porco.

Come hai scelto i personaggi negativi della tua storia?

Creare un personaggio negativo non è poi così difficile: basta immaginare ciò che è la classica “brava persona” e iniziare a riempirla di difetti, più ne metti e più viene negativa. La scelta dei miei personaggi “cattivi” è stata di pura fantasia, non mi sono ispirato a nessuno in particolare, è stata una scelta mirata alla funzionalità degli Adrenalina di Porco: ci voleva un capo spietato, deciso e autoritario e così è nato Darko; un abile e veloce autista in grado di seminare gli sbirri in caso di inseguimenti ed ecco Sciummi; una sadica carogna disinteressata al mondo pronto a tutto pur di arrivare al suo scopo et voilà il Merda; uno scaltrissimo e attento pirata informatico in grado di accedere ai conti delle vittime e gestire on line i ricavati dei colpi e appare Ficco. Poi c’è il mondo dei “cattivi cinesi”, lì mi sono proprio sbizzarrito e li ho fatti proprio cattivi con la “c” maiuscola!!!

 

Nel tuo libro emergono vari tipi di criminalità che si incrociano, sembrerebbe quasi che oggi non si possa pensare a una sola tribù di criminali ma che il nostro paese sia infestato da varie gang ognuna specializzata in un settore particolare?

Purtroppo più che una domanda è l’affermazione di un dato di fatto.

La criminalità è un enorme contenitore dentro il quale ci sono tante altre scatole gestite indipendentemente da clan che custodiscono gelosamente i loro traffici. Quindi oltre alle “nostrane” associazioni come la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita, si sono aggiunte le mafie legate al narcotraffico (gestite principalmente da colombiani e sud americani con spacciatori nordafricani), alla tratta di esseri umani provenienti dall’Africa, Medio Oriente ed Est Europa (gestite da gangster dei rispettivi luoghi), allo sfruttamento della prostituzione (gestito prevalentemente da canaglie dell’est che brutalizzano le donne prima della loro mercificazione tenendole sempre sotto costante minaccia e inducendole praticamente in schiavitù). Sono associazioni che operano nel loro settore, pronte a cogliere l’occasione per espandersi e rubare campo ad altre associazioni concorrenti, nella consapevolezza che tale scontro provocherà una guerra senza esclusione di colpi.

Poi c’è la microcriminalità, quella più vicina a ognuno di noi, quella più fastidiosa, quella che viene forse percepita maggiormente da ognuno di noi, quella di strada. È quasi la terra di nessuno, ogni giorno chiunque si può trasformare in ladro, truffatore, rapinatore, scippatore.

Nella mia storia ho fatto scontrare due scatole del grande contenitore della criminalità, ne è nata una guerra senza vincitori né vinti, dove l’unico risultato è stata la perdita di vite umane.

Perchè hai voluto parlare anche della realtà carceraria?

Il mondo carcerario io lo vedo come una sorta di realtà parallela. I carceri sono città nelle città, luoghi che purtroppo spesso non riescono a portare a termine lo scopo di “rieducare” chi ha sbagliato. Anzi. Difficilmente chi esce da un carcere è migliore rispetto al suo ingresso, spesso in luoghi del genere si frequentano persone peggiori di ciò che uno è realmente. Non a caso gli Adrenalina di Porco si conoscono, si amalgamano e progettano il loro fine, nel carcere di San Gimignano. Ma il mondo carcerario è fatto anche da chi ci lavora. Persone che quotidianamente si trovano a confrontarsi con assassini, rapinatori, violentatori, serial killer. Persone per bene che vedono quotidianamente lettere di fan dirette a detenuti di “grido”, che vedono uscire detenuti sulla base di discutibili perizie, che poi li vedono rientrare dopo la commissione di altri reati.

Ma esiste anche la speranza. Nella Pasqua del 2013 Papa Francesco trascorse il giovedì Santo nell’istituto penale minorile di Casal del Marmo di Roma e lì lavò i piedi a 12 minorenni non tutti cristiani. Sono gesti che fanno riflettere su come si possa veramente fare qualcosa di concreto per dare la speranza a chi vive dentro un carcere.

Da dove è nata la tua voglia di scrivere romanzi noir?

Io penso che la scrittura sia il passo successivo della lettura. La voglia di mettersi in gioco e provarci, a prescindere dal risultato finale.

Il noir è un genere affascinante, non si sa mai cosa possa succedere nella pagina successiva e quindi deve essere imprevedibile, educatamente violento, spietatamente tenero e temibilmente pauroso. La voglia di scrivere noir, nasce dal voler provare a mettere insieme tutte queste sensazioni e dal voler tentare di rendere un’indagine letteraria il più possibile vicina ad un’indagine reale.

Quali sono gli scrittori ai quali ti senti di dovere più di una pizza?

Una pizza a tutti quelli che ho letto.

Una pizza e una birra sicuramente a Faletti per avere ideato e averci regalato “Io uccido” (per gli altri libri gli offrirei una piadina) e a Carlo Lucarelli;

una pizza, una birra e il caffè di sicuro a Ken Follet e Stephen King;

una pizza,una birra, il dessert, il caffè e una sigaretta certamente ad Andrea Camilleri;

una pizza, un paio di birre, frutta, gelato, caffè e ammazza caffè a tutti gli ideatori di fumetti che ho letto leggo e colleziono, e agli autori che nel tempo hanno collaborato con loro. Quindi a Tiziano Sclavi per avere creato l’indagatore dell’incubo Dylan Dog; ad Alfredo Castelli per avere costruito il mondo di Martin Mystère; a Giancarlo Berardi per le indagini di Julia e le indimenticabili avventure di Ken Parker; a Mauro Boselli e Maurizio Colombo per il mondo vampiresco di Dampyr; a Claudio Nizzi per Nick Raider (o all’italiana maniera Nicola Raidero) della squadra omicidi di New York; Guzzon Sartoris Sinchetto in pratica il trio EsseGesse per il leggendario Comandante Mark (e gli inseparabili Mister Bluff e Gufo Triste) e la mitica battaglia con i suoi Lupi dell’Ontario contro le “giubbe rosse”; a Gianfranco Manfredi per la splendida ed esaltante epopea di Magico Vento e le serie di Volto Nascosto e Shanghai Devil; a Claudio Chiaverotti per il futuro medioevale di Brendon; a Gian Luigi Bonelli per averci fatto cavalcare nelle verdi praterie insieme a Tex. A Topolino Minnie &.C. per avere ceduto gratuitamente a Walt Disney i diritti sulle loro infinite storie!

Ammazza!!!dovrò investire la tredicesima di un paio di anni per offrire ciò che ho promesso … facciamo una cosa, se riesci a contattarli fammela offrire tu una pizza da loro!!!

 

E' vero che per alcune delle presentazioni di "Adrenalina di Porco" hai studiato una singolare coreografia danzante?

Sì è vero. Tutto nasce da quel sentimento prezioso che è l’amicizia. Gisella, la maestra di danza del paesello sperso in mezzo alle montagne dove abito, a suo tempo lesse Insospettabili Ombre, le piacque e ci spingemmo ad animarlo. Nacque così “Insospettabili Ombre a Passi di Danza” – quando la scrittura diventa danza e la danza balla sulle pagine di un libro -. Facemmo 4 serate con un buon ritorno di entusiasmo.

Quindi appena le ho detto che era pronto un nuovo romanzo, si è messa con le sue ragazze ad animare una parte della trama. Diciamo che è una sorta di “promo”live visibile solo alle presentazioni di Adrenalina di Porco.

1. 9) Quanto è cresciuto il personaggio De Robertis rispetto al primo romanzo?

Pare più saggio. Si innamora, prende delle cantonate investigative, fa cose giuste e altre sbagliate, nella consapevolezza di avercela messa tutta.

Insomma anche lui ha superato i quarantacinque anni e quindi un po’ la testa a posto la dovrebbe avere messa.

Pensi che abbia tratto in comune con te oppure che sia diversissimo dal suo creatore?

Avendo io più difetti che pregi, ho cercato di trasmettergli quel poco di buono che c’è in me, poi naturalmente gli ho dato doti che io non ho.

In pratica è la mia bella copia rivista e corretta. In lui ci rivedo un po’ della mia lealtà, della mia cocciutaggine, dell’essere più ascoltatore che oratore.

Spero non si metta a scrivere anche lui, altrimenti sarà un casino. Visto che io gli ho dato nome e cognome giocando con le mie generalità, come potrebbe chiamarsi il suo personaggio?