La Piemme porta in libreria un thriller di Stefano Tura: Jack is back (2021).

La trama

Derrick Brainblee è un ottimo poliziotto, accurato, affidabile, ha un fiuto che molti nel dipartimento gli invidiano. Negli ultimi tempi, però, i blackout che lo perseguitano da quando aveva venticinque anni stanno diventando sempre più frequenti e dolorosi, facendogli temere una sospensione dal lavoro, la sua unica ragione di vita. Un giorno, riprendendo coscienza dall'onda nera che lo ha avvolto, vede sul suo profilo Instagram un'immagine scioccante: una donna barbaramente uccisa, la gola squarciata, accompagnata dall'hashtag #jib. Pochi istanti dopo la foto è scomparsa, ma per Brainblee quello è solo il primo tassello di una strada lastricata di terrore. Anche perché a ogni risveglio nella sua mente sono impresse immagini raccapriccianti e il suo corpo porta i segni dello scontro. Ma di ciò che abbia fatto in quei momenti non gli resta alcun ricordo.

Le indagini di Derrick si intrecciano alle vite di una moltitudine di personaggi, da una detective apparentemente infallibile a una giovane studentessa appassionata di delitti dell'epoca vittoriana, da un giovane sadico appartenente alla più alta nobiltà a un esperto di criminologia. Sono tutti attori di uno spettacolo che cela una realtà terribile: c'è un killer tra le strade di Londra che vuole mostrare ogni sua mossa. Perché non c'è gusto nell'uccidere, se non c'è un pubblico a guardare.

Stefano Tura si muove tra presente e passato sfumando i confini e reinterpreta in chiave contemporanea uno dei disegni criminosi più efferati della storia, portando Jack lo Squartatore alla Londra di oggi e rendendolo ancora più crudele e affamato.

L'incipit

Sta tremando e ha le dita delle mani completamente ghiacciate.

Le succede sempre quando si avvicina l’appuntamento. È come se il suo corpo si rifiutasse di collaborare, innalzando barriere e ostacoli sul percorso che il suo cervello ha già scelto. Ma Azura non può permettersi di cambiare idea. Non più, dopo che sul suo conto sono già state versate le millecinquecento sterline di anticipo e l’incontro è stato fissato. Le sue mani dovranno essere calde, il suo tocco leggero e sensuale. Dovrà essere passionale, eccitante, provocante. Ma anche docile, sottomessa e accondiscendente, pronta a cedere a umiliazioni e perversioni. Chi paga decide, comanda, impone, senza possibilità di discussione. Fa parte del contratto, sono le regole del gioco che ha accettato quando lei, Sofía Arias Vázquez, clandestina colombiana ventunenne, entrata illegalmente nel Regno Unito con un traghetto partito da Larne, nella contea irlandese di Antrim, e giunto al porto scozzese di Cairnryan, è diventata “Azura”, modella latina di punta dell’agenzia di escort Pasha, con sede a Londra.

La giovane e bella Sofía, terza figlia in una famiglia di contadini di Medellín, costretti a coltivare oppio per i boss del cartello, fuggita dalla sua terra per opporsi a un destino già scritto, ora è la “calda e versatile Azura, ricca di fascino, seduzione e fantasie erotiche. Con un fantastico guardaroba di lingerie, abiti in lattice e sex toys. Disponibile anche a incontri a tre, in albergo o in casa, dopo le 22 e per tutta la notte”, come si legge sul sito dell’agenzia di fianco a una serie di foto che la ritraggono in biancheria intima provocante.

La stessa che indossa ora sotto un tubino nero aderente con lunga cerniera a vista sul retro, nascosto da un cappotto nero maxi, in feltro di lana, con doppia fila di bottoni e bordatura dorata su collo e maniche. Il look è completo di tacchi a spillo da 12 centimetri su scarpe in pelle scamosciata nera con punta a testa di pesce e cinturino alla caviglia. Per essere il più fedele possibile alle foto che compaiono sul suo profilo, Azura ha poi deciso di liberare tutta la sua riccia e voluminosa capigliatura, truccandosi gli occhi e le labbra in modo marcato, in perfetto stile dark lady.

Il contatto dei polpastrelli sulla tastiera le provoca la sensazione di una puntura di aghi.

Il primo codice, quello che apre la porta esterna di vetro antiproiettile del colossale grattacielo di cristallo di Old Street, è 1-8-8-0. Azura, come sempre, lo ha imparato a memoria per confondere gli occhi invadenti delle telecamere a circuito chiuso, pronti a registrare la presenza di intrusi. Nell’enorme atrio, con pareti bianche lucide, non c’è nessuno. Dietro al massiccio bancone in marmo della reception le tre poltrone occupate di giorno dagli addetti all’accoglienza di residenti e ospiti sono vuote ma le spie rosse accese dei dispositivi di videosorveglianza, collocati in ogni angolo della hall, assicurano la massima protezione e sicurezza del luogo, ventiquattr’ore su ventiquattro.

Azura si dirige a passo svelto verso il primo di tre ascensori, l’unico che nel display in alto ha la G di Ground Floor. Entra nel cubicolo senza guardarsi allo specchio, illudendosi, in questo modo, di tenere lontana quell’inquietudine che le sta stringendo il petto da quando è scesa dal taxi.

L'autore

Stefano Tura, giornalista e scrittore, nato a Bologna, vive a Londra dove lavora come corrispondente per la Rai. Ha iniziato la carriera come cronista di nera nel quotidiano Il Resto del Carlino. È stato poi inviato di guerra per la Rai in ex-Jugoslavia, Afghanistan, Iraq e Sudan. Come autore di gialli e noir, ha scritto Il killer delle ballerine, Non spegnere la luce, Arriveranno i fiori del sangue, finalista nei premi Fedeli e Scerbanenco, e Tu sei il prossimo, con il quale ha vinto i premi Romiti e Serantini e si è classificato al terzo posto nel concorso letterario Azzeccagarbugli.

Info

ISBN 978-88-566-7526-9 – 400 pagine