Uno dei più irresistibili film degli anni Novanta, parte terminale di una trilogia splatter-horror, divenuta via via che si sviluppava un meraviglioso fantasy-horror-demenziale, a mio avviso il miglior prodotto della pur ottima produzione di Sam Raimi (poi diventato regista di prima schiera, perdendo però un po’ del suo smalto da creatore di B-movies), ha germinato nel tempo tanti piccoli Ash (se ci è consentito il richiamo a una delle più irresistibili scene del film), nei campi più variegati, grazie alla straordinaria faccia di gomma del suo protagonista principale (l’inarrivabile Bruce Campbell, icona di un’intera generazione) e al potenziale inespresso del suo mondo medieval-demenziale.

Così, se in tempi piuttosto recenti sono uscite diverse serie e mini-serie a fumetti, aventi come protagonista il nostro beneamato commesso del reparto ferramenta (traduzione italiana che in realtà rende solo in parte l’ironia della battuta originale, vista la notevole differenza fra i nostri grandi magazzini - anche attuali - e quelli americani - dove per esempio, è facile dotarsi di motoseghe e fucili a ripetizione, e anche farsi “spiegare” il loro funzionamento dagli addetti al reparto...), i tardi anni Ottanta e i primi anni Novanta, hanno figliato degli interessanti prodotto ludici, che adesso andiamo a esaminare un po’ più nel dettaglio.

       

Prodotto eponimo del terzo film della trilogia della “Casa” è ovviamente, fin dal titolo, Army of Darkness, pubblicato dalla Leading Edge Games, come ultimo di una serie di relativamente fortunati tie-in cinematografici (dopo Aliens, Terminator e il Dracula di Coppola).

Come molti di questi prodotti, fatti per legarsi alle sorti di una pellicola o di altro medium trainante, non si tratta di una gemma splendente nel panorama ludico di tutti i tempi, ma - forse più per l’ambientazione che per altro - gode di buona fama e di ottimi ricordi dai fortunati che hanno avuto modo di giocarlo (io ricordo solo di averlo visto sugli scaffali del mio futuro negozio).

Permette di rigiocare le scene finali del film, con la battaglia del castello, e ha la curiosa caratteristica di poter essere considerato un antesignano di un sistema di gioco - quello cooperativo - poi diventato di gran moda nel decennio successivo. Semplice, adatto a un pubblico di giocatori di ruolo o da tavolo anche alle prime armi (e questa è una stranezza, se si considera che la sua casa editrice, la Leading Edge Games, appunto, si era guadagnata fama imperitura nell’ambito del gioco di ruolo per aver pubblicato il gioco di ruolo forse più complesso di sempre, Phoenix Command - gioco di ruolo di guerra e guerriglia contemporanea - ma anche giocabile nella seconda guerra mondiale - che invece ho avuto la (s)ventura di provare a leggere... credo ci volessero non meno di un paio di ore per ricreare uno scontro che nella realtà sarebbe durato un paio di secondi... for die-hard fans only!).

Altra interessante caratteristica del gioco era la presenza (ma in buona parte in scatole accessorie, se non ricordo male) di una pletora di miniature in metallo indubbiamente ben realizzate (e decisamente accattivanti se affidate alle mani di pittori esperti nel campo) raffiguranti i vari personaggi, buoni e cattivi, del film di Raimi.

Per il resto, il gioco consentiva ai giocatori (c’erano regole anche per il gioco in solitario che - come spesso accade nei giochi cooperativi - è il modo migliore per battere il sistema di gioco - l’avversario di turno) di scontrarsi contro miriadi di scheletri e zombi assortiti e con un numero relativamente alto di lanci di dado (il pane quotidiano di ogni serio giocatore di ruolo che si rispetti - almeno per come si intendeva il gioco di ruolo ancora in quegli anni, quando buona parte dei giocatori arrivava più o meno direttamente del wargame bi o tri-dimensionale, e dall’esperienza di Dungeons & Dragons e derivati) avere la meglio sulle forze del Male, scatenate dall’improvvida dabbenaggine del Nostro davanti al Book of the Dead (e alla sua scorretta citazione di Ultimatum alla Terra).

      

Non è certo questa l’unica incarnazione ludica “ufficiale” del film: a dimostrazione di come la pellicola sia diventata di culto e sia destinata a restare tale anche nei decenni a venire, nel 2004 la Eden Studios (piccola casa editrice indipendente, che conta al suo attivo pochissimi prodotti, quasi tutti legati a situazioni parodistiche) pubblica Army of Darkness: the Card Game, che sfrutta la moda del decennio, ovvero i giochi di carte non collezionabili, sdoganati per il grande pubblico dalla “follia” (nessun altro termine potrebbe essere corretto) che attraversò il mondo - non solo del gioco - fra la metà degli anni Novanta e i primi anni del nuovo millennio, dovuta a Magic l’Adunanza e a tutto quanto quel fenomeno ha comportato.

Il gioco sfrutta totalmente l’iconografia del film, con le carte raffiguranti immagini dei protagonisti, ed è un gioco per 2-4 giocatori, apparentemente piuttosto piatto e votato al capriccio della sorte (ma quale gioco di carte o di dadi in fondo non lo è?), e con l’inquietante caratteristica di poter finire al primo turno o durare praticamente all’infinito. Solo per fan del film quindi.

     

Se questi sono gli unici due prodotti ludici “ufficiali” - almeno a mia conoscenza - derivati dalla pellicola di Raimi, l’ambientazione e, soprattutto, il personaggio di Ash Williams non hanno certo lesinato le presenze nel mondo del gioco.

La prima apparizione “subliminale” del Nostro probabilmente risale addirittura a una citazione da Evil Dead 2 (remake a più alto budget e più generalmente buttato sul versante horror-comico del primo, indimenticabile, La Casa) ed è il ruolo da protagonista principale di uno dei prodotti meno noti di una casa editrice britannica, poi diventata immortale grazie a Warhammer e Warhammer 40.000, per non parlare di Blood Bowl: nel 1987, infatti, grosso modo in contemporanea con l’uscita del secondo capitolo della trilogia cinematografica della Casa, e il primo film dove compare il personaggio di Ash con tanto di motosega appiccicata al moncherino della mano destra, la Games Workshop manda alle stampe Chainsaw Warrior, un gioco da tavolo in solitario - all’epoca usavano molto, prima che l’avvento dei computer e delle console sempre più sofisticate e dalla grafica insuperabile, li rendesse una razza in via di estinzione - che richiama sì il celebre Fuga da New York di Carpenter nell’ambientazione, ma omaggia (o più propriamente, scopiazza) il Nostro sulla copertina. Aldilà della citazione (che viste le date di uscita dei prodotti potrebbe in fondo anche essere dovuta al caso, ma non credo), il gioco è divertente, anche se oggi decisamente superato.

Il 2001 è invece l’anno di nascita di un prodotto particolarmente fortunato nell’ambito del gioco da tavolo: vede infatti la luce la versione base di Zombies!, un gioco di dadi, tessere, carte e molta pazienza (personalmente lo ritengo divertente una volta o due, poi la noia ha la meglio), che pur essendo molto liberamente ispirato a Dawn of the Dead di Romero (sapete che ne esiste anche una versione ufficiale? No? Bene, ne parleremo un’altra volta, però), sfoggia una copertina inequivocabile.

     

Ultima citazione (ma sicuramente ce ne saranno sfuggite molte altre) per un CGC (ovvero Collectable Card Games, gioco di carte collezionabile, la “follia” di cui parlavo sopra) del 2008 pubblicato dalla Decipher (lo stesso editore dei CGC di Star Wars, Stark Trek e Il Signore degli anelli, tanto per citare i più noti), dove i giocatori si scontrano in mega-confronti fra il Bene e il Male, con l’aiuto di personaggi presi dai media più disparati: bene, come dimostra la card che apre questo pezzo, il Nostro fa bella mostra di sé anche in questo caso.

         

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