Un gradito ritorno nelle sale italiane, quello di Agnieszka Holland, la regista e sceneggiatrice di Varsavia che ha diretto film intensi come Un prete da uccidere (1988) e Europa Europa (1990) e che ha partecipato a sceneggiature di grandi film come Danton (1983), Dostoevskij: i Demoni (1988) e Film Blu (1993). Da alcuni anni la Holland si dedica al mondo televisivo - dirigendo episodi di serie note come The Wire, Cold Case e The Killing - ma continua ogni tanto a dedicarsi al cinema: così nel 2011 dirige In Darkness, in arrivo nelle nostre sale il 24 gennaio prossimo.

Alla sceneggiatura esordisce David F. Shamoon, a cui va l’arduo compito di adattare per il cinema il saggio In the Sewers of Lvov. A Heroic Story of Survival from the Holocaust (1991) di Robert Marshall, fondendolo con la biografia The Girl in the Green Sweater (2007) di Krsytyna Chiger e Daniel Paisner.

   

L’anno è il 1943. La città è Lwów, la storica Leopoli che fu polacca dal XIII secolo finché dopo la Seconda guerra mondiale non venne annessa all’Ucraina (a cui appartiene ancora oggi). La storia si svolge quando è ancora sotto l’occupazione nazista.

L’operaio fognario nonché ladruncolo Leopold Socha (interpretato da Robert Wieckiewicz, volto noto e prolifico attore polacco sconosciuto però al pubblico italiano) accetta l’incarico particolare offertogli dall’amico ufficiale Bortnik (Michal Zurawski): visto che conosce così bene le fogne della città, e visto che in esse vi si nascondono molti ebrei, se Socha aiuterà a stanarli potrà aspirare ad una vita migliore.

Facile a dirsi, e infatti quando il buon Socha si imbatte in un gruppo di ebrei che sta cercando di sfuggire alle ronde naziste, non può far altro che tentare di aiutarli, anche a rischio della vita.

    

Nominato alla prossima edizione del Premio Oscar come miglior film in lingua straniera, In Darkness è candidato per un gran numero di premi relativi alla cinematografia mondiale del 2012, oltre ad aver vinto già alcuni premi in patria.

Non resta che gustare il ritorno in Italia di una regista intensa ed eccezionale: riuscirà nel confronto con il connazionale Andrzej Wajda, che affrontò lo stesso identico tema con il film I dannati di Varsavia (Kanal, 1957)?