Scritto molto probabilmente durante il primo governo Aznar, dal momento che la prima edizione spagnola è del 1997, sei anni prima della morte del suo autore.

Un grande noir, un affresco di Barcellona e della Spagna in mutazione genetica dal postfranchismo alla modernità. La critica politica e sociale di Montalban è mordente e feroce.

Interi quartieri popolari di Barcellona sono sventrati o rasi al suolo per far posto alle moderne strutture olimpioniche, la popolazione costretta a trasferirsi e a chiudere le attività. “…questo Barrio Chino sembra Dresda, o lo stanno bombardando o se lo portano da qualche altra parte.” Fa dire l’Autore a un personaggio.

Poliziotti e servitori dello Stato hanno abbandonato i metodi brutali del franchismo, gli ex torturatori sono diventati personaggi dall’apparenza molto rispettabile ma all’occorrenza non disdegnano di tornare ad essere quello che erano per coprire delitti che affondano le radici nel passato.

“Conosco pochi poliziotti e pochi giudici che non sacrifichino la loro etica a quella dello Stato. Sotto il franchismo avete accettato la tortura e il disprezzo dei diritti umani in nome della logica dello Stato che avevate la gran faccia tosta di chiamare legge, eravate tecnocrati delle repressione, tecnologia avanzata di pensiero, parola, azione, omissione.” Parola di Carvalho-Montalban.

Ne La bella di Buenos Aires il passato è rappresentato dai desaparecidos spagnoli in Argentina al tempo della dittatura militare. Chi ricorda troppo deve morire e così l’assassinio di una barbona, una ex bella ragazza che aspirava a diventare la Emmanuelle (dell’Histoire d’O) argentina, deve essere fatto passare per un regolamento di conti fra derelitti.

Su tutto lo sguardo dolente e pietoso di Carvalho, investigatore uso a riflettere sulla natura umana, che brucia i libri nel caminetto perché “I libri non insegnano a vivere. Ti aiutano solo a mascherarti.”

Come in ogni noir autentico, i morti non saranno vendicati, si può soltanto cercare di limitare i danni ed evitare altre morti. Un requiem per la Storia.

“Chi è l’assassino?”

“La Storia, la guerra sporca. Il passato. Il passato è il luogo dove abitano le cause, vale a dire i colpevoli. Per questo i colpevoli insistono tanto sull’inutilità del passato. Vogliano un mondo senza colpevoli ma quando la cosa risulta impossibile, quando il passato risuscita una colpa, i colpevoli tornano a uccidere, tornano a essere quello che sono sempre stati. Assassini.”