Una ragazza bianca morta. Un ragazzo nero vivo. Cos’altro serve, in Texas, per meritarsi la pena di morte?

John Grisham ci porta di peso su un campo minato che da sempre infiamma discussioni e dibattiti, e che sempre ne genererà di nuovi: già l’omicidio legalizzato è una pratica che fa discutere, figuriamoci se a morire è condannato un innocente manifesto...

Mancano quattro giorni all’esecuzione capitale di Donté Drumm, ragazzo texano di colore che da nove anni grida al mondo la propria innocenza. È stato accusato di aver ucciso una ragazza bianca: non ci sono prove, non ci sono testimoni, non c’è niente... non c’è neanche il cadavere! Ma questo non ha importanza: un paio di prove traballanti costruite in fretta, un paio di testimonianze inattendibili, una giuria bianca e il gioco è fatto. Ma a pochi giorni dall’inevitabile esecuzione, a seicento chilometri di distanza, Travis Boyette si rivolge ad un prete di Topeka perché ha dei rimorsi di coscienza: è lui il vero omicida, e visto che sta morendo di tumore vorrebbe fare l’unica cosa buona della sua vita, cioè salvare un innocente dall’iniezione letale.

Inizia un conto alla rovescia mozzafiato fatto di burocrazia e viaggi on the road, di corruzione e di testardaggine, di giustizia e di legalità. Boyette - ce lo dice lui nelle primissime pagine del romanzo - è un serial killer che ha passato metà della propria in vita in galera e l’altra metà a stuprare e sgozzare donne... non è assolutamente quello che si dice un testimone attendibile! Basterà la sua parola a fermare l’esecuzione?

I veri protagonisti di una storia che lascia con il fiato sospeso fino all’ultima parola sono in realtà altri due: padre Keith Schroeder, che si sobbarca sulle proprie fragili spalle la responsabilità di far sì che Boyette confessi apertamente ciò che ha sulla coscienza, e l’avvocato Robbie Flak, il classico avvocato delle cause perse.... Perché in molti paesi la giustizia è una causa persa!

Un legal thriller intenso e appassionante che non pecca di oggettività: Grisham chiarisce più e più volte il suo condivisibile disprezzo per la pena di morte, arrivando addirittura a fornire nel testo siti di associazioni texane che la combattono! È una posizione schierata, la sua, che non ci sentiamo di tacciare di poca obiettività, visto l’argomento.

Un romanzo mai scontato e dalla lettura impossibile da interrompere.