È una storia avvincente quella che racconta Marco Bettini nel suo nuovo romanzo.

All’interno della nota comunità di recupero per tossicodipendenti della provincia di Ravenna, MaiPiù, una ragazza si suicida lanciandosi da un cornicione. Il gesto avviene davanti a un folto numero di persone, compreso il suo fidanzato che assiste impotente alla scena.

La giovane è ospite della comunità, ormai disintossicata, sembra non avere motivi per uccidersi.

Il vice commissario Paolo Mormino, mandato al suo primo incarico alla squadra mobile della questura di Ravenna, compie il normale sopralluogo per escludere ipotesi di reato e conosce il famoso Ernesto Magnani, fondatore e guida della comunità.

Mormino rimane affascinato dal carisma e dalla forte personalità dell’uomo. Capisce l’importanza del lavoro che egli fa da anni per recuperare tossicodipendenti, che altrimenti non avrebbero possibilità di sopravvivere.

Successivamente viene trovato il cadavere di un uomo, sepolto in una palude vicino al mare: lo si scopre essere un ospite della comunità MaiPiù, massacrato di botte.

Mormino ritorna a MaiPiù, ma trova il clima cambiato. Vi sono reticenze, capisce che solo alcune persone possono parlare con lui, gli altri vengono tenuti lontano o non parlano. Dipendenti, ospiti, sembrano recitare la parte di un copione e questo costringe il commissario e il magistrato, che si occupa dell’indagine, a cercare con più tenacia la verità, che sembra risiedere all’interno di MaiPiù.

Mai più la verità è un romanzo avvincente, ti tiene inchiodato alle sue pagine e, soprattutto, denota una maturità stilistica e narrativa dell’autore.

Sembra di riconoscere in questo romanzo le inchieste che hanno riguardato, proprio negli anni descritti dall’autore, la comunità di San Patrignano e il suo fondatore Vincenzo Muccioli.

L’inquietudine che attanaglia chi legge Mai Più la verità è quindi doppia: per la storia in sé e per il ricordo che porta alla cronaca giudiziaria che ha coinvolto San Patrignano.

È di questi giorni l’intenso dibattito a Rimini sull’opportunità di intitolare una strada della città a Vincenzo Muccioli e, come costume degli italiani, c’è un netto schieramento tra grandi oppositori e convinti sostenitori.