Chi è stata Armida Miserere e perché ha diviso la sua vita tra un’anima pubblica e un’anima privata contrapposte tra di loro?

La mia unica compagnia sono i miei cani, Leon e Luna. Io mi identifico spesso con gli uomini; quando cammino, dicono, incuto timore, fumo Super senza filtro, metto la mimetica militare. Ho 41 anni, sono sempre stata così, e morirò così, e non chiamatemi direttrice che mi manda su tutte le furie, io sono il direttore e basta."

Stralcio dall’intervista pubblicata su Io Donna del 15 Novembre 1997

1 febbraio 1984, Armida Miserere inizia a lavorare come vicedirettore al carcere di Parma. Ha 28 anni, laurea in giurisprudenza, specializzazione in criminologia; ha scelto un lavoro difficile, soprattutto per una donna. Lei lo sa, alza le spalle e affronta un nuovo mondo, quello sconosciuto delle carceri. Viene presto trasferita e inizia a girare gli istituti di pena più difficili perché vi sono reclusi brigatisti o mafiosi. Impara fin da subito a non lasciare trapelare le sue emozioni, si trincera dietro ai regolamenti, che all’interno di un carcere sono la legge suprema. Lo Stato, in quegli anni, viene attaccato dalla mafia, sconquassato dagli attentati terroristici, quei detenuti di cui è responsabile l’hanno combattuto e a volte continuano a farlo da dietro le sbarre.

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