La Flaccovio ci ha offerto l’occasione di leggere un romanzo di Loriano Macchiavelli, scritto nel 1985, pubblicato a puntate dalla rivista 2000 Incontri, da gennaio 1987 a ottobre 1988, raccolto in un libro pubblicato dalla casa editrice Cappelli nel 1988. Ora introvabile.

Per ogni capitolo del romanzo edito da Cappelli, il famoso autore di fumetti Magnus (Roberto Raviola) ha creato una tavola. Magnus è riuscito a dare un volto allo Zoppo, quel volto che lo stesso Macchiavelli non aveva in mente e a concentrare in ogni tavola la sintesi del capitolo stesso.

In questo romanzo c’è un nuovo personaggio di Macchiavelli, l’archivista della questura di Bologna, Poli Ugo, vice ispettore aggiunto. E’ un uomo solitario, malvagio, oscuro e pieno di rancore, relegato in archivio perché in seguito a un incidente in servizio, si è ritrovato zoppo. E così è chiamato da tutti “lo zoppo”.

Un ragazzo è trovato morto nel suo appartamento, sembra a causa di una dose di eroina tagliata con stricnina. Le indagini sono portate avanti parallelamente, sia da Sarti Antonio, sergente, che da Poli Ugo, vice ispettore aggiunto, con un epilogo del tutto originale.

Come ha fatto notare De Lorenzis, autore anche della postafazione del libro appena ripubblicato da Flaccovio, Magnus, con la sua tecnica di chiaroscuro, ha reso perfettamente la poetica di Macchiavelli che, autore anche di Ombre sotto i portici, ha avuto il coraggio di ribaltare i luoghi comuni sulla bonaria Bologna, che negli anni Settanta pervadevano.

Il personaggio negativo di Poli Ugo, vice ispettore aggiunto della questura di Bologna, non è vissuto a lungo, perché subito ucciso dalle case editrici che non volevano pubblicare romanzi con un personaggio così cattivo e violento, che lo stesso Macchiavelli definisce “vergognosamente fascista”.

Cosa ci siamo persi, dunque, noi lettori, per colpa della miopia delle case editrici degli anni Settanta!

Sì, perché Macchiavelli per questo motivo non ha dato seguito al personaggio.

Una curiosità: Poli Ugo, così come Sarti Antonio, ha un grado inesistente, che per precisa volontà del suo creatore vuole significare che l’ambito è quello della finzione.

Con questa pubblicazione di Flaccovio, noi lettori abbiamo due grandi possibilità, quella di leggere un intrigante romanzo poliziesco con un protagonista che più si ritroverà e di stupirci davanti alla grande arte di Magnus.

Loriano Macchiavelli ci racconta Roberto Raviola, Magnus.

Ho conosciuto Roberto Raviola (ancora non aveva pensato di chiamarsi Magnus) appena diplomato (non so se all'accademia o alla scuola d'arte di Bologna).

Nel 1968 il Gruppo Teatrale Viaggiante, del quale facevo parte (scrivevo i testi), gestiva il Sanleonardo, un teatro che avevamo ricavato da una vecchia chiesa sconsacrata, in via san Vitale, avuta in gestione dal comune di Bologna.

Ricordo perfettamente quella mattina: stavamo lavorando all’allestimento di Antonello capobrigante calabrese di Giuseppe Padula e Roberto Raviola si presentò, ci disse di essersi da poco diplomato e si propose come scenografo della compagnia. Gratuitamente, tanto per poter mettere in pratica gli insegnamenti e certe idee che aveva in mente per il teatro. Fece cose egregie. Per esempio, alcuni pannelli mobili rappresentavano le decorazioni di una ricca casa calabrese, ma poi, ruotandoli di 360 gradi, si trasformavano in una foresta della Sila. Disegnò magistralmente un ritratto di Federico II di Borbone, che pendeva dalla parete della nobile casa.

Abbiamo delle belle foto di quella scenografia. L’unica, credo, disegnata da Roberto Raviola, che poi prese un’altra strada, il fumetto, diventando Magnus.

C’è un altro motivo che fa della ristampa di Sarti Antonio e il malato immaginario un avvenimento importante: nel romanzo ci sono gli unici disegni che Magnus ha dedicato alla sua città. Sono da guardare con attenzione e da ammirare: ogni illustrazione è un vero e proprio raffinato racconto su Bologna. Non mi risulta che esistano altre immagini di Bologna nei moltissimi disegni e illustrazioni di Magnus.

Quando si trattò di illustrare il romanzo, io consegnai una copia del manoscritto a Roberto e un’altra al curatore, Renzo Renzi, importante personaggio della cultura non solo bolognese.

Alla fine del lavoro, Magnus mi restituì il manoscritto, ma me lo restituì arricchito dai suoi disegni preparatori, uno ogni capitolo.

Schizzi a matita o a china, trasparenti sovrapposti che mostrano il suo metodo di lavoro, note a matita che dicono come sarebbe poi stato il lavoro finito. Un solo esempio: accanto al ritratto di Cossiga, che vediamo nella versione definitiva pendere nell’ufficio di Raimondi Cesare, c’era una freccia a matita e la scritta Kossiga, con la cappa, come s’usava allora nelle scritte sui muri di una città martoriata. Avevo consegnato un semplice manoscritto e mi tornava un vero e proprio regalo che non sono mai riuscito a ripagare. Purtroppo.

Loriano Macchiavelli, 27 11 2006

Per le tavole qui pubblicate ringraziamo la libreria Irnerio di Bologna, a cui sono state donate dalla vedova di Roberto Raviola.