Cappuccetto rosso deve piangere di Beate Teresa Hanika racconta la storia di Malvina, una teen-ager maschiaccio da poco uscita dal mondo delle favole. Sta per affacciarsi in un nuovo mondo che del fiabesco conserva solo i contorni bui: è una Cappuccetto Rosso attuale quella che narra in prima persona i momenti avventurosi alternati a quelli familiari e a quelli agghiaccianti che si ritrova, suo malgrado, a dover affrontare. Ma la grande ombra del lupo si nasconde nella casa del nonno dove Malvina è quasi costretta a recarsi. Più che un lupo, il nonno assume sembianze da orco, perché la tormenta e la molesta con la fissità dell’ossessione. Nonostante i ripetuti tentativi di comunicazione coi membri della famiglia, nessuno pare ascoltare Malvina, nè la madre afflitta da emicranie e isolata nel suo mondo, né il padre ex pugile, né tantomeno l’odiosa sorella Anne o l’adorato fratello maggiore Paul.

Vincitore in Germania dell’autorevole Premio Oldenburger, Cappuccetto rosso deve piangere, è stato magnificamente tradotto da Claudia Crivellaro che ha riproposto la prosa scorrevole e giovane di una voce che nel narrato ha quattordici anni. I personaggi si affacciano calibrati nelle vicende, simpatici, insopportabili, infastiditi, coraggiosi, noncuranti, tutti comunque concorrono a creare nel lettore un sentimento di empatia verso Malvina, dall’opprimente nonno alla sua vicina, a Gus, all’amica Lizzy, che è via, ma costantemente presente nel romanzo grazie ai continui flahback che rimandano a lotte tra gang, quella dei boys e quella di loro due, ragazzine impavide non disposte a farsi mettere i piedi in testa.

Un romanzo teen adattissimo per gli adulti, un istruttivo Bildungsroman che affronta con delicatezza un tema spinoso come quello della pedofilia. E il pregio più grande di questa narratrice è la costanza con cui scansa il pathos, oltre al brio di una scrittura sciolta e frizzante che non cade mai nello scontato o nel lamentoso. La tristezza, l’indignazione, la collera si espandono tutte nell’animo del lettore, nonostante la positività di Malvina e la sana ironia con cui i suoi occhioni fanciulli osservano la vita senza edulcorazioni ma ancora con freschezza.