A poca distanza dall’esperimento di Io sono la tua ombra torno a firmare un ‘giallo’ per Confidenze. A qualcuno dei miei lettori, abituato, alle vicende del Professionista, magari può sembrare strano. A me no. Lo stesso lavoro di narratore Pulp di cui vado orgoglioso mi stimola a cimentarmi in campi differenti, sperimentando stili, temi e toni differenti. Per la verità devo anche dire che c’è un minimo di vanità professionale. Dopotutto Scerbanenco non scrisse per anni per settimanali femminili? I o stesso ho iniziato con dei racconti avventuroso –sentimentali per riviste come Gioia e Alba. Confidenze ha, inoltre, un’ottima tiratura e la possibilità di avvicinare un pubblico che magari non mi conosce. Ovvio, non è che potessi scrivere una vicenda con i toni di ‘Campi di morte’ o mettere in scena eroine come Antonia Lake. Però devo dire che sin dai primi approcci con la redazione ho sempre avuto l’impressione di lavorare con persone intelligenti e accorte che, una volta intuito che conoscevo la regola del gioco e non mi sarei prodotto in una sequela di sbudellamenti-scene hardcore-massacri in puro stile Gunn, mi hanno permesso la massima libertà di lavoro. Vi assicuro che non è poco. Durante la lavorazione del ‘Magister’ (che poi non è venuto neanche male, se vogliamo) l’editor mi ha talmente scassato l’anima ripetendomi che il protagonista non doveva battersi, non doveva fare quello, non doveva fare questo... che il personaggio mi è venuto a noia. Non per nulla, per sfogarmi, nello stesso periodo scrissi ‘Gangland’ che invece era il mio manifesto del thriller metropolitano... a voi il giudizio.

Ma torniamo al thriller. Come ho più volte raccontato sono convinto che la radice del ‘giallo’ italiano sia quasi più cinematografica che letteraria. Intendiamoci: di gialli in Italia se ne sono sempre scritti e di ottimi ma, da Scerbanenco in poi, è più il noir che il thriller ad aver tenuto banco. La mia convinzione che invece sin dagli anni ’60 il cinema italiano abbia prodotto ottimi prodotti thriller da Bava ad Argento, da Martino a Lenzi, mi hanno portato a insistere con Altieri per realizzare nel Giallo un’antologia ispirata a questo filone. Il libro è in stampa e lo vedrete a novembre. Lì però ho voluto lasciare ai miei colleghi l’onere di raccontare il thriller all’italiana, riservandomi il piacere di scrivere di cinema che è una delle mie grandi passioni. I racconti pubblicati a puntate su Confidenze, invece, sono il mio modo di vedere il thrilling italiano. Certo, ho un po’ purgato alcune situazioni e ridotto il tasso di emoglobina ma, alla fine, devo ammettere che il meccanismo della suspense, della paura sono rimasti intatti. L’elemento sentimentale si è inserito nella storia senza diventare ingombrante, ma, in modo più o meno evidente il sentimento è presente in tutta la mia produzione. ‘Io sono la tua ombra’ è una vicenda ambientata in un paesino di montagna. La storia di un segreto, di un’ossessione maniacale che oppone due donne isolandole in un universo extra urbano fatto di rumori, suggestioni, colpi di scena. Ero molto contento di questo primo giallo. Poi al mio ritorno a metà agosto proprio da quelle località, trovo nella mail la proposta di realizzare in tempi brevi (che per me però sono più che accettabili) un altro giallo a puntate, leggermente più lungo. Una sfida che ho accettato con piacere. Per prima cosa mi ha colpito l’atmosfera di assoluta desolazione, il caldo opprimente della città a metà agosto. La storia aveva trovato la sua ambientazione. Poi, di colpo, cominciano a turbinarmi in testa fotogrammi sequenze di film amati del filone ‘Thrilling’ italiano. ‘Sotto il vestito niente’ ma anche ‘Macchie solari’. E insieme a queste, fascinazioni e ricordi più vicini alla mia esperienza personale. Per anni ho frequentato il ‘giro’ di una nota scuola di moda milanese grazie a un mio amico disegnatore di miniature e fumetti che,venendo dalla moda, la dirigeva. Un ambiente particolare, un po’ fuori dal mio. però ricco di suggestioni. Vabbè, ammetto che il mio amico e un altro nostro compare erano gli unici due maschi eterosessuali della scuola e avevano, come dire... una posizione agevolata nei rapporti con il corpo insegnanti. Essere amico loro significava... entrare nel giro giusto. Esperienze piacevoli a parte, ho avuto modo di vedere molto da vicino alcuni ambienti, alcune meccaniche che mi riportavano vicino a ‘Sei donne per l’assassino’ di Bava, ma anche alla ‘Dama rossa uccide cinque volte’ e a quel ‘Nude si muore’ che forse non era un gran film ma aveva nel cast le strepitose Edwige Fenech e Femi Benussi. Non divaghiamo. Recentemente grazie alle frequentazioni del Sud Dinner Bar sono rientrato un po’ in contatto con l’ambiente delle riviste di moda(in particolare con le amiche di GAZ magazine). Insomma avevo anche un campionario di personaggi femminili, di intrecci che aspettava solo di essere messo in scena. Così, nel giro di una notte, ho articolato la storia. Poi cinque giorni di immersione totale nel lavoro. Da cui è uscito ‘Sortilegio’ che un po’ raccoglie ricordi ed emozioni non solo fantastici ma anche personali. Quando infatti cito film o romanzi come fonte di ispirazione traccio un immaginario percorso che il più delle volte mi si palesa terminato il lavoro. Questo richiede tempi serrati di realizzazione, costante concentrazione. Entrare nella storia e nell’atmosfera. Qui suggestioni ripescate dalla memoria si fondono con immagini del momento, ricordi di esperienze al servizio della trama. Perché, sia che si scriva un thriller, una spy story, un western è sempre bene tenere mente che il narratore è un cantastorie e appunto storie deve raccontare. Con uno stile adeguato al contenuto. E la stessa divisione in puntate, il limite delle battute sono da considerarsi non limiti ma format in cui è necessario entrare e adattarsi. Da Professionista.