E' costellato di buchi neri il nuovo romanzo di Angelo Marenzana, uscito nella collana Babele Suite di Perdisa Pop, che continua con la sua proposta di romanzi brevi e intensi.

Buchi neri nel cielo, certo, ma non solo.

Ci sono buchi neri di un passato oscuro, che ha lasciato le sue macchie indelebili.

Buchi neri di proiettili, esplosi quando meno ce lo si aspetta.

Buchi neri nell'anima, difficili da colmare.

Gaspar, il protagonista del romanzo, tutti questi buchi li porta con sè. Italiano, dieci anni vissuti in Africa da fuggiasco, si ritrova ricattato e costretto a tornare. Con un obiettivo, una missione, una minaccia, ma nessuna risposta alle sue domande.

Fino al giorno in cui trova il motivo per cui vale la pena fermarsi...

Un romanzo snello, breve ma emozionante, che catapulta il lettore nell'atmosfera degli anni di piombo con tratti precisi e puliti.

Una storia che si legge d'un fiato, senza eccessi o esuberanze, calibrata al punto giusto fino all'ultima pagina.

La tensione narrativa dosata correttamente, permette all'autore di conquistare il lettore, che gli resterà fedele per scoprire insieme le sorti di Gaspar.

Ancora una storia che convince, proposta dalla Perdisa, ancora un autore che meriterebbe più spazio sul panorama italiano, ma che raggiunge un altro piccolo traguardo con Buchi neri nel cielo.

(Chiara Bertazzoni)

Si legge tutto d’un fiato Buchi neri nel cielo, ultima novella (naturalmente in linea con il progetto di Luigi Bernardi curatore della collana Babele Suite per l’editore Perdisa) scritta da Angelo Marenzana, l’autore alessandrino che con questo suo ultimo lavoro riesce a dimostrare ancora una volta al lettore quanto sia ormai padrone di un genere letterario, quale il noir.

Con Buchi neri nel cielo, la storia, dopo un avvio tra le atmosfere del Madagascar e una breve sosta in terra portoghese, approda in Italia, in una Milano in piena estate del nuovo millennio, carica di afa estiva e simbolo di un mondo sociale frutto di grandi cambiamenti, ai quali Gaspare Maida, il protagonista, dopo vent’anni di clandestinità, non si è ancora abituato. Perché lui è un ex terrorista o meglio un terrorista che ai tempi in cui troppo spesso a parlare erano le armi, avrebbe voluto, insieme alla sua piccola banda, mettersi sul mercato della rivoluzione, e tentare il salto di qualità verso la lotta armata organizzata. Le cose però non erano andate per come se le immaginava, per colpa della classica sorpresa dietro l’angolo. Da quel momento per lui inizia una specie di vagabondaggio per il mondo che gli occupa buona parte della sua esistenza, sempre braccato dalla solitudine, dai dubbi, e con in tasca una piccola fetta di un malloppo frutto di rapine che gli permette di vivere.

Questo però non deve trarre in inganno il lettore. Perché non si tratta di una storia di terrorismo, infatti il passato politico (o antipolitico che dir si voglia), di Gaspare, non caratterizza la storia in maniera eccessiva e non ne dà quindi una connotazione ideologica. Il suo profilo di protagonista serve come pretesto all’autore per uscire dallo stereotipo e creare l’alone di mistero e malinconia tipica dei personaggi in fuga di una storia noir. E Gaspare non fa eccezione. Apparentemente si presenta come un uomo sconfitto dalla vita, dagli ideali rivoluzionari non concretizzatisi e, quando viene obbligato da alcuni poliziotti a commettere un omicidio per pagare “in nero” il conto con la giustizia italiana, per lui inizia una sorta di rewind che lo conduce a una revisione della vita passata, con il risultato di toccare con mano la distruzione in tutto ciò in cui credeva. Una catarsi a cui va incontro il nostro protagonista, non priva di sofferenze che mandano all’aria un pezzettino di vita nuova (tra cui l’inizio della storia d’amore nata dall’incontro con la giovane Amelia). Ma le tracce del passato sembrano ricollocarsi nella sua memoria emotiva grazie alle tracce del vinile, tra le note del refrain di Shine on you crazy diamond dei Pink Floyd. La scrittura è carica di ritmo, essenziale, sottolineata da tratti con cui l’autore riesce a dipingere ambienti e persone in modo netto e chiaro sicché al lettore pare di visualizzare la storia scorrendola tra le righe.

Un libro, forse, da leggere ad alta voce.

(Paolo Scepi)