Proprio in questi giorni vengono distribuiti negli Stati Uniti due cofanetti DVD preziosi per collezionisti e nostalgici: quello con l’intera prima stagione della serie Kojak e quello con l’intera seconda stagione di Columbo (che si unisce al cofanetto con la prima stagione commercializzato l’anno scorso negli USA, e distribuito proprio in questi giorni anche in Italia).

Il confronto tra queste due produzioni ha una ragion d’essere ben precisa, e nasce dal fatto che durante la first-run statunitense - come ci dimostrano i tabulati del prime time degli anni settanta - le due serie sono state per anni "rivali" dirette (e precisamente dalla fine del 1973 all’inizio del 1977).

Lo "scontro" avveniva nella prima serata di domenica: Kojak veniva trasmesso dal network CBS, e Colombo  andava in onda contemporaneamente sugli schermi della NBC all’interno del contenitore "The NBC sunday movies", dove si alternava con Mc Cloud (Uno sceriffo a New York) e McMillan & Wife (McMillan e signora).

Per ironia della sorte questa storica contrapposizione si è trasformata quasi in "gemellanza" a distanza di anni dalla chiusura delle serie originali, quando sia Kojak sia Colombo si sono "trasferiti" sugli schermi di ABC per tornare protagonisti di nuovi tv-movies, tutti trasmessi all’interno dello stesso ciclo: "The ABC mistery movies".

"Colombo è un poliziotto squallido che si muove in ambienti eleganti; Kojak è un poliziotto elegante che si muove in ambienti squallidi."

Questa osservazione, suggerita dagli autori del libro Io, il tenente Colombo (Milano Libri, 1986), riassume forse il contrasto più evidente tra i due personaggi.

La contrapposizione prosegue se esaminiamo i contenuti delle sceneggiature.

Kojak è una serie fortemente improntata al realismo, e getta le fondamenta per quello che sarà uno dei filoni teleseriali qualitativamente più alti nei decenni successivi (il cosiddetto "filone iperrealista"): la serie fu addirittura lodata dalla polizia di New York proprio per il suo approccio realistico ai diversi problemi della metropoli americana.

Colombo, dall’altra parte (anche geograficamente, in quanto lavora a Los Angeles...), è deliziosamente irreale e quasi fiabesco, rifuggendo tutti gli aspetti più tipici della vita di un poliziotto: droga, squallore, retate, povertà, inseguimenti, sparatorie. I personaggi con cui si interfaccia sono sempre persone facoltose, famose, eleganti, di livello sociale nettamente più elevato al suo, che lui incastra con "prove" molto ingegnose ma che non reggerebbero in nessun tribunale.

Se Kojak - che pure se ne infischia spesso dei regolamenti - è un vero sbirro (e un vero gentiluomo), coraggioso e un po’ cinico; Colombo è incredibilmente diverso dai suoi "colleghi" degli altri telefilm. A cominciare dall’abbigliamento: un impermeabile logoro e stazzonato del più insignificante marrone, che sembra implorare disperatamente di essere perlomeno stirato, abbinato perennemente agli stessi pantaloni, alle stesse scarpe e alla stessa cravatta per tutta la durata della serie. A Colombo piacciono i sigari, ma i suoi sono di infima qualità e generalmente ridotti a mozziconi. Poi c’é la macchina, se si ha il coraggio di chiamarla così: si tratta di una scassatissima Peugeout 204 cabriolet, funzionante per miracolo e comunque in modo parziale: ha una portiera che non si apre, i fari che non funzionano e la carrozzeria praticamente sfasciata.

E c’è il cane, chiamato appunto "Cane" per mancanza di fantasia, incredibilmente brutto e dinamico quanto una palla di pongo.

E poi c’é lui, l’eroe del telefilm: non troppo alto, non molto attraente, in perenne bisogno di radersi, pettinato con un petardo, e con un’occhio di vetro. Più che un ufficiale di polizia, sembra un povero disgraziato, tanto che gli è capitato di essere scambiato per un barbone. "Some men, Lieutenant" - gli è stato detto una volta - "do not want to look like an unmade bed" (Ci sono uomini, tenente, che non vogliono apparire come un letto sfatto). 

Ma c’è una cosa fondamentale che i due hanno in comune: si tratta della straordinaria intelligenza della quale essi - entrambi incorruttibili - si servono per risolvere i loro casi, preferendo servirsi di quella al posto di usare la forza. Colombo, anche volendo, non potrebbe (non sa nemmeno come si usa una pistola!). Kojak è più dinamico, e ricorre qualche volta a metodi non proprio ortodossi, ma ricorre ugualmente a un approccio di tipo psicologico per entrare nella mente dei criminali, studiandone i meccanismi e tentando di anticiparne le mosse.

Ma ecco che il risultato di questo approccio porta a due risultati diametralmente opposti: Kojak li fa vacillare ostentando la sua spavalda sicurezza, Colombo li confonde celando la sua intelligenza dietro a un’apparenza così scombinata che induce a sottovalutarlo.

Due metodi diversi, ma con lo stesso risultato: il criminale cade in trappola!

Interessante anche il rapporto che con gli anni si è instaurato tra i personaggi e i loro straordinari interpreti.

Per interpretare Kojak, Telly Savalas interpretava in gran parte se stesso.

Raccontava Jerry Orbach - il quale ebbe occasione di lavorare in un episodio di Kojak - che poco prima delle riprese di una scena arrivò Telly Savalas e disse: "Che scena stiamo girando? Cosa dico qui?". Orbach gli domandò: "Telly, non hai studiato le tue battute ieri sera?", e lui rispose: "Non ho tempo. Le ho lette una volta."

Lo stesso Savalas non faceva mistero di avere ben poche difficoltà a calarsi nel personaggio: "You tell me the difference between Kojak & Telly, and I’ll tell you the difference between apples and apple pie", diceva.

A detta di alcuni critici, nelle ultime stagioni di Kojak i ruoli si sono persino invertiti: trascinato dall’incredibile successo del suo personaggio, e dal fascino che esercitava sul pubblico femminile, Savalas ha cominciato a fare la parodia di sè stesso...

Per amor di curiosità, bisogna segnalare una differenza che di sicuro c’è sempre stata tra i due personaggi: Telly Savalas non era pelato, e per interpretare Kojak doveva radersi i capelli due volte al giorno!

Non molto diverso il rapporto tra Peter Falk (vero nome Nick Longhetti) e il suo tenente Colombo. Claudio Castellacci, che impiegò ben quattro mesi a preparare il servizio fotografico che correda il libro Io, il tenente Colombo (Milano Libri, 1986), scriveva così nella prefazione: “La prima cosa che scoprii è che, quando interpreta il tenente Colombo, Peter Falk non recita: si limita a essere se stesso. Questo ti lascia sconcertato quando lo conosci per la prima volta e credi che, anche nella vita privata, reciti la parte del poliziotto del piccolo schermo. Poi ti accorgi che, invece, lui è così e ti adegui”.

Lo stesso Peter Falk confessa che “con Colombo, fu amore a prima vista”. E alla domanda della giornalista Silvia Bizio se non fosse stanco di interpretare quella parte, l’attore ha risposto: “Non mi sono mai stancato di Colombo. Mi è sempre piaciuto, mi diverto quando sono nei panni di Colombo. È piacevole, divertente”.

Il tv-movie da cui trae origine la serie Kojak, The Marcus-Nelson Murders (1973) racconta una storia vera, e precisamente quella dell’omicidio Wylie-Hoffert: una delle indagini di polizia più controverse e dibattute della storia degli Stati Uniti, che ha condotto ad una svolta cruciale nella Legge del Paese.

Due giovani ragazze vengono uccise nel loro appartamento a Manhattan. Un ragazzo nero viene arrestato, confessa gli omicidi e viene condannato. In realtà il ragazzo era innocente, ma i poliziotti che avevano condotto l’inchiesta - forse convinti della sua colpevolezza, o forse solo per la fretta di chiudere il caso - dopo averlo sottoposto a un interrogatorio estenuante, lo avevano costretto sotto la minaccia della violenza a firmare una confessione. Naturalmente non lo avevano informato della possibilità di essere assistito da un legale durante l’interrogatorio.

Lo scandalo suscitato da questa vicenda ha condotto, nel 1966, alla storica decisione della Corte Suprema nel caso Miranda vs Arizona: al momento dell’arresto, l’arrestato deve essere informato di tre diritti: quello di non rispondere alle domande della Polizia, quello di richiedere la presenza di un avvocato, e quello di potersene fare assegnare gratuitamente uno d’ufficio.

Questi diritti sono ancora oggi noti come Miranda rights (i diritti di Miranda), e qualunque telespettatore li avrà sentiti ripetere centinaia di volte nei film americani con la consueta formula di rito (You have the right to remain silent; anything you say can and will be used against you in a court of law...).

The Marcus-Nelson Murders, lungo quasi due ore e mezza, venne distribuito in Italia nelle sale cinematografiche con il titolo Tenente Kojak: il caso Nelson è tuo.

La serie classica si compone di 118 episodi trasmessi sugli schermi tra il 1973 e il 1977. A partire dal 1985, e per i cinque anni successivi, Kojak - ormai settantenne e promosso a ispettore - é stato protagonista di altri sette tv movies, prima della scomparsa dell’attore avvenuta nel 1993.

L’esordio di Colombo è legato a due tv-movies, realizzati a distanza di quattro anni uno dall’altro: Prescription: murder del 1964 (in Italia Prescrizione: assassinio) e Ransom for a dead man del 1967 (Riscatto per un uomo morto).

In seguito al grande successo di pubblico e di critica riscosso da questi film, ai produttori Richard Levinson e William Link fu chiesto di fare di Colombo una serie di sei telefilm. Convincere Falk fu difficile: l’attore era riluttante a legarsi a una serie televisiva, da un lato perché era reduce da magnifiche esperienze cinematografiche, dall’altro perché pensava che sarebbe stato difficile trovare delle buone sceneggiature con dei buoni indizi per Colombo. Ma Levinson e Link ci riuscirono, e in sei mesi, nel 1971, non sei ma sette episodi della serie erano pronti per il verdetto del pubblico. E furono un trionfo.

Tra il 1971 e il 1978, la NBC trasmise in tutto 43 episodi di Colombo, tutti da 90 minuti tranne dieci che duravano due ore (secondo Levinson e Link e lo stesso Falk, solamente poche sceneggiature meritavano un rigonfiamento di mezz’ora senza correre il rischio di diventare noiose).

La serie é rientrata in produzione undici anni dopo, nel 1989, con altri 16 episodi trasmessi fino al 1993. Dal 1993 viene girato di tanto in tanto un nuovo episodio della serie.