Siamo nel cuore degli anni '30, in un piccolo paese affacciato sul Lago di Como. Non in quel ramo, quello descritto da "quel signore di Milano" per citare l'arguta postfazione, ma nell'altro ramo, quello che nessuno racconta: un piccolo angolo d'Italia finora poco toccato dai grandi eventi della storia. Cadenabbia è un minuscolo borgo rurale come se ne trovano a milioni nella penisola, popolato di personaggi pittoreschi dove tutti conoscono tutti e farsi gli affari degli altri è lo sport nazionale. A Cadenabbia c'è il piccolo Raffaele, scatenato ragazzino figlio della lavandaia; c'è Poldo, borioso balilla che gliene combina sempre una; c'è Glory Anne, ragazza inglese di buona famiglia che si trova in vacanza sul lago assieme all'arcigna istitutrice Charlotte. E c'è anche il Marchion, rude barcaiolo ormai in là con gli anni, che "ha costruito più barche di quanti capelli gli siano rimasti sulla testa" e che, dovendo sopportare la megera che ha fatto l'errore di prendersi in matrimonio tanto tempo prima, cova sogni escapisti che concernono una barca, una soffitta e il mistero dell'animo umano. Il Marchion è artigiano e filosofo al tempo stesso, un uomo all'antica che per i tre ragazzi ha sempre una parola saggia, mai stucchevole ma derivante dalla sua lunga esperienza con i natanti e gli elementi atmosferici.

Sarà questo improbabile gruppetto a dover indagare su una serie di strani avvenimenti che iniziano ad affliggere il borgo di Cadenabbia e la piccola comunità di persone che lo abita. E chi potrebbe mai immaginare che proprio in quello sperduto paesino si incroceranno interessi talmente grandi e importanti da richiamare servizi segreti di mezzo mondo? Prende così il via un'avventura ricca di colpi di scena e tensione, dove molte saranno le sorprese per il lettore.

L'inglesina in soffitta è un buon thriller con una originalissima ambientazione lacustre, per di più "in costume". Già le precedenti prove di Luca Masali (La perla alla fine del mondo e I biplani di D'Annunzio, uno dei più bei Premi Urania di sempre) erano risultate convincenti, e quest'ultima fatica conferma senz'altro la vena avventurosa dell'autore, che qui ha occasione di dimostrare una volta di più la propria competenza tecnica e la documentazione sul periodo che racconta. La storia è tutta in discesa: parte un po' lenta all'inizio, curandosi di presentare tutti i personaggi, e poi acquista velocità e suspense accelerando sempre più fino ad arrivare, è il caso di dirlo, al gran finale. Il romanzo si inserisce perfettamente nella collana "Questo e altri mondi" della casa editrice Sironi, in cui si trovano, solo per citare un nome, Tullio Avoledo con i suoi L'elenco telefonico di Atlantide e Mare di Bering: tutti romanzi accomunati da una calcolata dissoluzione dei generi in un cocktail avvincente, da una piacevole ironia e, ultimo ma non meno importante, da una ricerca linguistica perfettamente coerente con la storia. Ne L'inglesina in soffitta Masali fa uso intenso del dialetto, oggi rarissimo se non nei comici televisivi, rendendo la sua opera un efficace racconto d'altri tempi, che a tratti sembra narrato direttamente dalla viva voce di un anziano di paese.