Se volete dare una scossa al vostro cervello che vi sembra moscio e intorpidito allora vi consiglio di leggere Fuoco nella polvere di Joe R. Lansdale, TIF extra 2008. Passerete così di botto dall’apatia al più sfrenato movimentismo. La parola il computer me la sottolinea in rosso ma ci siamo capiti. E se non ci siamo capiti fate conto che il vostro cervello riceva una scarica elettrica di qualche migliaio di volt.

Non chiedetemi una trama precisa che non sono in grado di darvela. O meglio mi ci provo ma non ci giuro sopra. Buffalo Bill, Toro Seduto, Wild Bill Hickock, Annie Oakley e…e gli altri protagonisti del Wild West se ne vanno in Giappone su una flotta di Zeppelin per una missione diplomatica su cui taccio per non inventarmi qualcosa.

Buffalo Bill è praticamente ridotto ad una testa che vive artificialmente. Suo unico scopo è quello di portare via il mostro Frankenstein dalle grinfie di un tizio che si nutre della sua carne come afrodisiaco. Il mostro gli serve per riavere il suo corpo (non chiedetemi come).

Fuggendo dal Giappone lo Zeppelin viene colpito dagli aerei giapponesi, salvati dal Naughty Lass del capitano Bemo (il Nautilus di Nemo) e portati sull’isola del terribile professor Momo che si diverte con le sperimentazioni sugli animali. E qui abbiamo l’omino di latta del mago Oz, una foca che legge e insomma altre varie, spumeggianti invenzioni. Sia di personaggi che di fatti tra cui spicca l’amore che nasce tra l’omino di latta e Frankenstein e il pisellone lungo di Momo, preso ad uno stallone, srotolato sul tavolo e seguito a ruota da quello di Toro Seduto che, in quanto toro, non è da meno. E poi c’è anche l’arrivo di Dracula il vampiro, la ribellione degli uomini-bestia, la fuga dall’isola e via e via e via.

Ritmo veloce, incalzante, battute su battute, descrizioni inverosimilmente precise sui vari meccanismi che regolano e fanno vivere i mostri e sulle operazione del professore matto, una sarabanda di fatti che si affastellano e si rincorrono fra loro in uno scompigliato scenario di fantasia.

Un ‘asino di diavolo. Troppa grazia Sant’Antonio!