Un si fa mi’a ‘osì!

La copertina non è male. Un bell’uragano coi fiocchi, un paio di lampi che saettano l’aria cupa e illuminano i nomi dei più noti scrittori della crime fiction americana. Anche il nome del curatore che campeggia in alto non è da meno. Quello Scott Turow (il mio alter ego direbbe Scotte Turovve) che qualcosa pure lui ha scritto. E dunque ho soppesato il Malloppone, l’ho girato e rigirato da tutte le parti, l’ho aperto, ho scuriosato in qua e là e poi l’ho preso (crepi l’avarizia). Trattasi di Tracce d’America, una antologia di racconti, Mondadori 2008, e sapete già da chi è curata.

Ventuno scrittori e ventuno racconti. Per essere precisi (ma perché proprio ventuno?). Quasi tutti mostri sacri che ci si trova Jeffery Deaver, Elmore Leonard, Ed McBain, Joyce Carol Oates, Laura Lippman, James Lee Burke e insomma avete capito chi vi sta di fronte. Personaggi, stili, strutture, ambientazioni diversi. E così si passa “Dagli scorci metropolitani di New York alla natura selvaggia dei canyon del Nevada, dal lusso artificiale delle navi da crociera e degli hotel di Las Vegas, alle roventi praterie del Texas…”.

Un caleidoscopio di situazioni in cui prima o poi deve succedere qualcosa (e se poi non succede nulla il travaglio è lo stesso) e il lettore rimane in angosciosa e febbrile attesa (secondo i temperamenti).

Ladra ottantaduenne che se ne va in crociera in Alaska con tanti ricordi pesanti alle spalle, una vecchina che cuce cuce e cuce e canta la ninna nanna alla sua bambina che da grande ne combina di tutti i colori con rovesciamento finale (come nel caso di due ragazze che vogliono uccidere Miss Caroline Edgerton), il solito psicopatico che da di fuori al minimo frullar di cervello, spacciatore sotto il torchio della polizia, delinquenti che se la vedono brutta con una osservatrice del falco Aplomado (ben gli sta), sesso pericoloso, amori impossibili, andamento piatto che scoppia nel finale come nella famosa dieta di Lippman, l’ingenuità del maschio, vendetta, gelosia, attenti al dono (Timeo Danaos et dona ferentes), freddezza, chi ha ragione? falsari, incasinamenti generali e via discorrendo… (tutti saranno commentati in staggese e votati su Sherlock Magazine).

Ma c’è qualcosa che non va. Ben cinque racconti li avevo già letti in Donne pericolose a cura di Otto Penzler, Piemme 2006. E questo e umm’è garbato.

Un si fa mi’a ‘osì!