E' ormai una consuetudine sentire Raffaella Catalano, editor e curatrice della collana Gialloteca per Dario Flaccovio Editore, per "tastare il polso" alla piccola e media editoria italiana.

Avete deciso di eliminare la collana Tempora e di farla confluire sui fuori collana, come mai?

Perché Tempora era nata quando Dario Flaccovio aveva una sola collana di narrativa, la Gialloteca, e quando adocchiavo qualche romanzo che non fosse né giallo né noir non potevo prenderlo in considerazione per quella collana. Così ne abbiamo creata una per tutta la narrativa che esulava dal "genere" in senso stretto e che ci piaceva pubblicare. Da qualche tempo però pubblichiamo anche i fuori collana, con una veste grafica non fissa come quella che richiede una collana e che quindi ci permettono maggiore libertà e la possibilità di adottare uno stile grafico per ogni romanzo, conferendogli carattere. Così si è deciso che i libri che avremmo collocato in Tempora sarebbero confluiti nei fuori collana. E così faremo.

E per Gialloteca, cambiamenti in vista?

Nessuno. La collana storica di Dario Flaccovio Editore rimane lì dov'è.

Di narrativa pubblicate in gran parte maistream e gialli, fantasy in misura minore e c'è anche una piccola puntatina nella fantascienza. Pensate di mantenere gli equilibri così come stanno? E se sì, why?

La fantascienza è stato un esperimento isolato e che si è chiuso lì. Abbiamo pubblicato qualche romanzo fantasy. Siccome chi si occupa di selezionarli (abbiamo alcuni lettori specializzati) ne ha scovati di buoni, penso che incrementeremo le uscite.

Perché avete mollato con la fantascienza?

La fantascienza non ha avuto un risultato di vendite soddisfacente.

Ormai è passato qualche anno da quando ti occupi di letteratura di genere direttamente sul campo. E' cambiato qualcosa nelle politiche editoriali, nel pubblico e negli autori?

Non mi sembra. Quello che mi preoccupa è che, soprattutto, in Italia non è cambiato niente riguardo allo scarso interesse per la lettura.

Cosa ne pensi del New Italian Epic, la svolta narrativa lanciata da Wu

Ming 1?

Non sono molto addentro alla faccenda. Però non amo le etichette, non amo le assimilazioni di romanzi con altri romanzi, i raggruppamenti, l'idea che nel mucchio si debbano per forza individuare delle tendenze o si debba crearne altre a tavolino. Preferisco pensare a ogni autore e ogni romanzo per ciò che sono, singolarmente e nella loro unicità.

Fatto il punto della situazione, le tue prospettive per il futuro? Cosa vedi davanti, crisi nera? Quale sarà la direzione delle case editrici, anche medio piccole?

Rosea non la vedo di certo. Specie per i piccoli editori. Occorre, credo anche da parte nostra, una riflessione approfondita. E se ne emergerà l'esigenza, anche un cambiamento.

Cioè?

Non faccio cenno a un cambiamento in particolare. Intendo dire che, magari, si può riflettere su nuove campagne pubblicitarie, su investimenti che diano maggiore visibilità, ma solo se l'editore ne ravviserà la necessità.