Bislacca, e neanche poco, la scelta di tradurre il bellissimo titolo originale di questa assai riuscita prova d’autore del veterano Sidney Lumet, titolo che recita Before the Devil Knows You're Dead (un detto irlandese che suona “trovati in Paradiso mezzora prima che il Diavolo sappia della tua morte”) con un ironico, visti gli eventi narrati, Onora il padre e la madre. Se in I padroni della notte i legami famigliari messi a dura prova dall’avidità tengono comunque, stavolta non c’è verso, visto che lo sguardo di Lumet sulla famiglia non è mai stato così disincantato e pessimista e i rapporti tra padri e figli mai così vicini al grado zero della ragione.

Il meccanismo implacabile che Lumet mette in scena ad iniziare dalla sceneggiatura di Kelly Masterson, è quello che fa di un granello di sabbia una tempesta (di sabbia…). C’è modo e modo di raccontare, e Lumet sceglie quello più affascinante e virtuoso, quello per intenderci che Stanley Kubrick adottò per Rapina a mano armata e che dopo di lui molti hanno ripreso, Tarantino in testa, meccanismo che come già detto altre volte usa presentare prima le risposte e poi le domande, prima gli antefatti poi i fatti, prima il poi e dopo il perché.

Il puzzle temporale, con ognuno dei pezzi introdotto da una puntuale didascalia, è parecchio intrigante, con il tempo che esplode in avanti e indietro, di sopra e di sotto, si arresta e riparte. Il quadro finale che si ottiene mostra in primo piano il mondo di Andy (Philip Seymour Hoffman), un mondo che somiglia tanto, quanto a vizi segreti a quello di un pozzo senza fine (ma stavolta il sesso c’entra poco, anzi per nulla…). È Andy colui da cui tutto ha inizio, che a dispetto di una facciata decorosa nasconde dentro di sé talmente tanta ferocia da essere sufficiente per sé e per Hank (Ethan Hawke) che non dovrà attendere molto per finire nel cono d’ombra del fratello maggiore, quasi una vittima sacrificale anche se non si fa scrupoli nell’essere amante di Gina (Marisa Tomei) moglie del fratello. A chiudere il cerchio Charles, il padre dolente dei due fratelli, il cui ritratto Lumet affida ad Albert Finney. Per Lumet non esistono vincitori, solo vinti, non c’è una giustizia in grado di rimettere le cose a posto di separare il grano dal loglio (il detective incaricato delle indagini sulla rapina alla gioielleria che Charles cerca di incontrare non si fa trovare e non sapremo mai nemmeno che faccia ha…), e la strada per il Paradiso è chiusa per lavori. Però li tratta, i personaggi (e quindi gli attori…) come meglio non potrebbe, tagliando cioè pochissimo ogni volta che sono in scena in coppia così che chiunque possa rendersi conto da solo di che pasta sia fatta la loro recitazione.

Quello che si vede nel corso del film basta e avanza, al punto che paradossalmente il finale per così dire “ufficiale”, un misto di disperazione e crudeltà finisce con l’apparire superfluo…

Come già per scritto per I padroni della notte, anche questo è da vedere.