Thomas Barnes è un agente dei servizi segreti in missione in Spagna. In occasione di un importante summit sulla guerra globale al terrorismo, il suo incarico è quello di proteggere il Presidente degli Stati Uniti, che soltanto un anno prima ha schermato da una pallottola. Durante il discorso presidenziale, il capo di Stato americano viene colpito e ferito. Tra la folla scoppia il panico e due bombe. A strage avvenuta, saranno i punti di vista delle vittime scampate e dei carnefici spietati a ricostruire l'esatto ordine dei fatti. Niente è quello che sembra. Nessuno è chi dice di essere.

Nella prima parte di Prospettive di un delitto, thriller nelle sale da fine febbraio, si ha la sensazione che il film possa rappresentare l'intrigante e infinita variazione di un evento criminale, commissionato da una cellula terroristica ed eseguito otto volte per lo spettatore. Otto punti di vista diventano otto storie differenti, che rilasciano informazioni su tracce ancora aperte mentre ne vengono immesse delle nuove che aprono nuovi enigmi. 

Prospettive di un delitto è un thriller aggiornato ai tempi della tecnologia avanzata e chiuso su se stesso malgrado la struttura aperta. È un action-movie dell'epoca della minaccia terroristica.

Un po' Lost, un po' 24, il film di Pete Travis si ispira alla produzione televisiva americana. Prova a catturare l'attenzione, a ottenere l'adesione e la partecipazione emotiva, reiterando ed espandendo indefinitamente l'evento rappresentato (l'assassinio in diretta del Presidente) e lavorando sulle attese rispetto alla soluzione dell'enigma.

Un film antologia, un assemblaggio di costanti, di tipizzazioni, di situazioni standard, che attiva immediatamente la memoria alla ricerca di una sequenza già vista e una battuta già ascoltata. Pesa sull'insieme un cast eterogeneo, che vede tra i suoi nomi Dennis Quaid, Matthew FoxForest Whitaker. Alla fine resta poco secondo la critrica: un thriller ordinario, risolto in modo sbrigativo e americanamente consolatorio.