Il barbiere Sweeney Todd, ingiustamente accusato di crimini che non ha commesso, viene fatto arrestare dal perfido giudice Turpin che può così avere mano libera sulla moglie e la figlia di Todd. Uscito di prigione Todd torna a Londra deciso a vendicarsi del suo persecutore…

 

Edwards mani di forbice è bello che andato. Al suo posto un barbiere con dei rasoi al posto delle forbici, una feroce voglia di vendetta contro chi gli ha tolto moglie e figlia al posto del candore, le gole dei malcapitati avventori al posto di prati e dei capelli (d’altronde, l’arrivo a Londra sul veliero, il che fa molto Nosferatu il vampiro, non promette nulla di buono…). Gole squarciate e sangue a fiotti soprattutto nel secondo tempo, man mano che i clienti passano dalla vita alla morte, dal sopra bottega al sotto cantina, da chi vive nutrendosi a chi muore per nutrire gli altri perché vivano anch’essi (anche grazie all’indispensabile intervento della signora Lovett/Helena Bonham Carter).

Considerazione uno: Tim Burton non è mai stato così cattivo (qualcosa però s’era visto in Mars Attacks!), delegando il suo alter ego Johnny Depp a colpire nel mucchio. Considerazione due: Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street, dal musical macabro scritto da Stephen Sondheim nel 1979, è un revenge-movie (oltre che un musical) scritto col sangue che non guarda in faccia nessuno.

Oscar a Dante Ferretti e a Francesca Lo Schiavo per le migliori scenografie.