Punto di forza, una volta, di debolezza oggi, il cinema di Tim Burton diventa “pericolosamente” prevedibile e in definitiva incapace di rinnovare l’interesse che fu. Da una serie TV americana vissuta tra il '66 e il '71 per 1.225 puntate, e perché oggi investire sulla figura del vampiro male non fa (Twilight docet…), Dark Shadows è una sorta di Famiglia Adams però dandy (“camp” se si vuole…). Risvegliatosi dopo un sonno lungo 200 anni, colpa di una maledizione infertagli da una strega, il vampiro Barnabas Collins (Johnny Depp) si ritrova in pieno 1972 alle prese con un mondo che ovviamente non stenta a riconoscere. Poco male, giacché gli ci vuole poco per riprendere in mano le sorti della famiglia che bene non se la passa. Siccome “buon sangue non mente”, qua e là non mancano le vampirizzazioni del caso (a farne le spese nell’ordine operai e un gruppo di hippie fumati per bene...), ma il tocco di Burton sembra incapace di aggiungere qualcosa di nuovo a ciò che già si/gli si riconosce. Il redde rationem poi, tra matriarca (Michelle Pfeiffer) e strega (Eva Green, forse la migliore del cast) che ricalca quasi per intero quello tra Meryl Streep e Goldie Hawn di La morte ti fa bella, è la classica ciliegina sulla torta (ma al contrario…).