Dal 18 ottobre, è in distribuzione un libro che gli ammiratori di Stefano Di Marino aspettano da tempo: Sole di fuoco.

Abbiamo chiesto notizie direttamente all’Autore.

Stefano, arriva dunque finalmente in libreria Sole di fuoco, il tuo ultimo action-thriller: un inedito, seguito ideale di Ora Zero.

Sì, dopo alcune sospirate vicende editoriali Sole di Fuoco è in libreria. Per me una grandissima soddisfazione e per i lettori che hanno amato Ora Zero (ce ne sono moltissimi che lo hanno scoperto nella recente ristampa Tea) credo un meritato ritorno al mondo di intrighi e avventure  che lasciavano presagire un seguito.

Ritorna Bruno Genovese. Ritorna la DSE. E ritorna il Comitato.

Sì, ma in una fase differente della sua esistenza, più matura. È un personaggio molto differente da quello che avete conosciuto in L’ombra del Corvo e in Ora Zero. Qui ha motivazioni molto personali. La DSE stessa non è più un organismo potente come in Ora Zero ma rischia di lottare per la sua sopravvivenza. Il Comitato, invece,è rimasto ciò che era da secoli: il Potere occulto, corrotto e corruttore, pronto a ogni genere di inganno e compromesso per arrivare al suo obiettivo. Che è dominare le nostre vite senza mostrarsi, servendosi di pupazzi, di figure che possono cadere quando diventano ingombranti ed essere sostituite. Vi ricorda qualcosa?

Potremmo definire Sole di fuoco il sequel di un titolo fortunato. Si tratta comunque di due romanzi leggibili in modo indipendente.

Assolutamente sì. Sole di Fuoco è un romanzo perfettamente comprensibile e godibile anche letto senza conoscerne i precedenti. Non è però un episodio di una serie, piuttosto una vicenda in cui alcune situazioni si evolvono ma l’intreccio non segue un format prestabilito. C’è una grossa differenza tra una saga come questa, composta da volumi di ampio respiro, inframmezzati da anni, tempo in cui il mondo cambia e i personaggi invecchiano realisticamente, mutano carattere, e serial come Vlad o il Professionista dove le avventure più brevi impongono una costante presenza in scena dell’eroe, un ritmo serrato e vicende che spaziano nell’arco di una decina di canovacci. La differenza che sta tra un film e un serial tv.

 

Ora zero e Sole di fuoco sono legati però anche ad altri tuoi lavori...

Sì, in realtà la mia ambizione sarebbe di riportare tutta la mia produzione all’interno di un unico spazio-tempo dove tutte le serie sono legate. Pista cieca, L’ombra del corvo, Ora Zero, Sole di fuoco compongono una sorta di quadrilogia… ma la mia idea è legarle attraverso fili non sempre evidentissimi ma palpabili - soprattutto dai miei lettori più fedeli - con Il Luparo, la serie del Professionista e anche quella di Vlad… per non parlare di un progetto cui sto lavorando e che mista molto a cuore. Il titolo è Montecristo e ha un nucleo fondamentale legato all’Italia. Ma di questo è ancora presto per parlare.

Le location sono molto importanti nei tuoi action-thriller. Per Ora Zero, la scelta è stata - per più ragioni, alcune delle quali strettamente legate alla natura del romanzo stesso - di spaziare attraverso l´Europa. In Sole di fuoco, invece?

La sfida di Ora Zero era  raccontare un’avventura tutta europea. In Sole di fuoco invece  consideravo di aver superato… l’esame e mi sono concesso due escursioni a Baku e a Shanghai perché la mia narrativa è comunque fatta di luoghi esotici, di grandi spazi lontani dalla nostra quotidianità. Però ho trovato il modo anche di inserire una consistente sezione italiana. Giusto per non farci mancare nulla…

 

In una parte del libro, infatti, riproponi anche la Milano "nera" protagonista di Gangland, l´episodio della serie Il Professionista, che come Stephen Gunn firmi per Segretissimo (e, in ristampa, per TEA).

Sì, la riscoperta di Milano come set è venuta proprio dopo Ora Zero. Ci crediate o meno con la rilettura di Venere privata di Scerbanenco. Poi c’è stato il revival del Poliziottesco. Ho voluto riprendere certi ambienti del mio romanzo d’esordio Per il sangue versato ma mi sono accorto che la Milano nera non era più quella né di  Scerbanenco, né di Di Leo e neppure della collana che ospitò il mio primo romanzo. Conteneva però tracce di tutte queste esperienze pur essendo diventata una frontiera cosmopolita, violenta che non aveva nulla da invidiare alla Parigi di Melville e di Leo Malet né alla Los Angeles di Ellroy. È un luogo in cui tornerò sicuramente(In fondo al fiume nero uscito di recente sul Giallo Mondadori è solo un assaggio) perché rappresenta il mio modo di  concepire il noir italiano che è molto, molto lontano dalla visione rassicurante che ci viene propinata con arroganza dalla tv, dal cinema e sì anche dell’editoria. Diciamo la verità è stata il più grosso problema da far digerire in fase editoriale… Non voglio togliere nulla ai colleghi che scrivono neri più realistici (a detta loro) o di sapore più tradizionale. Per me il nero italiano è questo,è sempre stato questo. Scrivere di una Milano diversa sarebbe un tradimento, verso me stesso come autore  e anche verso la realtà. Perché certe scene d’azione si possono accettare a Hong Kong e non qui? Ma non li leggete i giornali?

E poi, come diceva Laura Grimaldi, mi appello al diritto dell’autore di rappresentare la mia realtà come io la vedo…

Un tema fondamentale che tratti in Sole di fuoco è quello dei contractors. Direi che "dobbiamo" spendere qualche parola sull´argomento.

Be’ è una questione che affiora anche negli ultimi episodi del Professionista. La spy-story come duello tra servizi segreti è morta con la fine della Guerra fredda. Oggi nessuno vuol sporcarsi più le mani, neanche per la bandiera. Tutto è affidato a professionisti, a gangster,a fanatici. Alcuni sono abili, altri sono gente arrangiata, disperati. Tutti comunque si battono per soldi. È questo il motivo per cui la lotta al terrorismo è così difficile. Pensiamo di poter contrastare un esercito di kamikaze con soldati addestrati ma che sparano solo per il salario che ricevono. L’impero romano fu travolto dai suoi stessi mercenari goti…le guerre rinascimentali durarono decenni a causa del continuo cambiare di fronte dei loro eserciti di ventura. È il frutto marcio della globalizzazione. Se c’è un discorso politico in Sole di Fuoco è questo.

D’altro canto il mercenario, il soldato di ventura, l’indipendente hanno qualcosa di anarchico che resta affascinante. Diciamo che c’è una solida differenza tra gente come Chance Renard o Bruno genovese e i contractor della Strongarm  di Sole di fuoco.

Essere dei free lance o dei soldati che per denaro farebbero qualsiasi cosa anche la più turpe è diverso.

 

Sole di fuoco è anche un romanzo che parla, a modo suo, della difficoltà, a volte della fragilità, dei rapporti personali, anche di quelli di amicizia e/o amorosi, sotto stress e nel ambito di grandi  organizzazioni, dove gli elementi disgreganti sono spesso in agguato...

Sì, io uso il romanzo d’intrigo come metafora della vita quotidiana. Tradimenti, alleanze improbabili, doppi giochi, la costante sensazione di non potersi fidare di nessuno… questa è la vita. Mi piace raccontarla trasfigurandola e inserendola in una vicenda avvincente ma è così che vedo il mondo. Non una visione molto incoraggiante lo ammetto…

Qualche altra caratteristica saliente di Sole di fuoco che vorresti sottolineare al pubblico?

È un  romanzo d’intrigo, d’azione ma anche di passione. Non scordatelo mai. L’intreccio, la violenza, l’esotismo sono componenti ma la focale è sempre sui personaggi e le loro emozioni. Altrimenti diventa un videogioco. E io scrivo storie, non videogiochi…

 

Stefano Di Marino è noto come uno dei più vulcanici e attivi autori italiani. Se non "il più". Sicuramente nella tua fucina creativa sono attualmente in lavoro più progetti. Puoi anticiparcene qualcuno?

Al di fuori di quelli che abbiamo citato sto lavorando a un romanzo completamente differente. Ottocentesco, salgariano, esotico. Che però ha un legame stretto con tutto il mio mondo immaginario. È un’opera che l’editore vuole anche stilisticamente differente dai miei thriller e ha ragione perché la forma e il contenuto devono essere adeguati. Ci lavoro lentamente perché mi richiede moltissime ricerche, ma sono contento di quello che sino a ora  è uscito dal computer…

Si avvicina l´inverno. Potrebbe però anche non fare così... freddo. Buon "Sole di fuoco" a tutti!; )

 

La quarta di copertina:

Secondo alcuni non esiste più. Secondo altri, invece, si è «nascosto», ha stretto nuove alleanze e ha allargato le sue mire: è il Comitato, un’organizzazione occulta formata da rappresentanti della politica e della finanza di tutto il mondo. Il suo nuovo obiettivo è un’area geopolitica vastissima che si estende dall’Atlantico al Mar della Cina e il settore strategico d’azione è quello energetico, rappresentato dal progetto di un oleodotto che dalla Cina occidentale attraverso il Caucaso, raggiunge l’Ucraina e quindi l’Europa. Un’opera ciclopica, che ha il suo fulcro nella zona di Baku e che richiede una continua opera di antiterrorismo, affidata a società private di mercenari. Uomo chiave della cospirazione è Niko Thorwald, all’apparenza uomo d’affari di successo e creatore della StrongArm, un’agenzia di contractor senza concorrenti… A fronteggiare le mire del Comitato, su un sfondo di accordi segreti, doppiogiochi e vendette incrociate, c’è la Divisione Sicurezza Europea che, ridotta nell’organico e nei poteri, è attraversa da forti conflitti. Al suo interno tutti sospettano di tutti, e il suo uomo di punta, Bruno Genovese, sembra distratto da altri, tormentosi intrighi… Una situazione esplosiva che precipita improvvisamente una settimana prima che il Parlamento europeo prenda una decisione storica. Sette giorni febbrili, segnati da un crescendo di tensione, in cui i protagonisti di questo intreccio planetario si affronteranno su ogni campo. Una settimana di fuoco in cui Bruno e i pochi membri della DSE di cui si può fidare cercheranno di fermare l’attacco definitivo…

 

Stefano Di Marino – Sole di fuoco. Narrativa TEA. Pagine 372. Euro 10,00.