Cara Robyn, è un piacere poterti intervistare. Un caloroso benvenuto anche al tuo romanzo Brethren, presente anche in edizione italiana (Anima Templi) a partire dal 23 agosto.

Grazie Fabio. Davvero non vedevo l’ora che il mio romanzo uscisse in Italia.

Prima di parlare di Anima Templi e del ciclo di Brethren, raccontaci qualcosa di te, della tua vita… E poi: cosa più ti ha condotto sulla via della scrittura? Quali delle varie esperienze maturate ti aiutano su questo cammino?

Sono nata a Oxford e cresciuta nelle Midlands e a Devon, prima di trasferirmi a Brighton – una città molto vitale sulla costa meridionale dell’Inghilterra, vicino a Londra. Ho fatto vari lavori – giornalismo, insegnamento, promozione musicale – ma scrivere è sempre stata la mia più grande passione.

Ho una famiglia molto creativa, cosa che ritengo mi abbia aiutato molto. Mio nonno è un fantastico cantastorie e mi è stato di grande ispirazione nel crescere. Più tardi, a scuola, fui così fortunata da avere un entusiastico insegnante d’Inglese, che mi incoraggiò a sviluppare la mia propensione alla scrittura. Inizialmente scrissi poesie, poi articoli per giornali. Cominciai a scrivere romanzi attorno ai vent’anni. I primi due libri che scrissi, parte di una pianificata serie fantasy, non trovarono pubblicazione, ma poco dopo aver iniziato a sviluppare Brethren presi un Master in Scrittura Creativa all’Università del Sussex, il che mi permise di migliorare di molto. Un agente mi offrì di promuovermi il giorno prima della laurea.

Oltre alla letteratura, quali sono le altre tue grandi passioni?

Ho sempre amato leggere, per quanto ora non abbia abbastanza opportunità di farlo. Devo leggere una grossa quantità di libri per le mie ricerche e ciò, insieme alla mia attività di scrittrice, mi prende la maggior parte del tempo.

Sono “dipendente” dalle serie in DVD: The West Wing, 24, Six Feet Under, Firefly. Mi piace anche camminare: trovo che mi aiuti a ripulire la mente per scrivere. Amo passare il tempo con gli amici, molti dei quali sono pure loro scrittori. Recentemente ho intrapreso due nuove attività: la fotografia e lavorare con gli uccelli da preda, cosa che è iniziata come ricerca per il mio terzo romanzo e si è trasformato in una sorta di ossessione!

L’idea di base per la trilogia di Brethren l’hai maturata svariati anni fa…

Un giorno, nel 1999, sedevo con due amici che stavano chiacchierando. La conversazione verteva sui Cavalieri Templari. Fui intrigata dall’idea di questi monaci guerrieri medievali. Alcuni mesi più tardi, incappai nel libro di uno storico che raccontava in dettaglio la drammatica caduta dell’Ordine. Il loro processo, architettato dal re di Francia Filippo IV, durò sette anni e vide la definitiva dissoluzione di questo Ordine che, in due secoli, era divenuto il più potente, influente e ricco di quel tempo. Vide anche l’imprigionamento, la tortura e l’esecuzione di centinaia di uomini in tutta Europa, la descrizione delle quali rese la lettura coinvolgente. Alla fine del libro, mi ritrovai sopraffatta da un fortissimo desiderio di raccontare la loro storia.

Ma l’elemento catalizzatore, quello che ha scatenato il desiderio di portare a termine l’opera, è stato un viaggio in Egitto del 2000, giusto?

Feci un viaggio in Egitto poco dopo aver avuto l’idea per la trilogia. Mi innamorai: la sabbia, il deserto e la gente. C’è un’incredibile ricchezza nella terra e nella cultura, e sicuramente passare del tempo in una nazione prevalentemente mussulmana mi aiutò quando iniziai a raccontare la storia delle Crociate narrandola da entrambi i punti di vista, quello occidentale e quello orientale. Mentre scrivevo le scene ambientate al Cairo nel secondo romanzo immaginai che le persone nel Medio Evo dovevano aver sperimentato sensazioni simili alle mie, camminando attraverso gli affollati bazar e i stretti vicoli, riempiendosi le narici degli odori di cibo, incenso e spezie.

A quel punto, hai affrontato un impegnativo lavoro di ricerca e stesura per poter arrivare alla versione finale.

Feci ricerche per mesi prima di azzardare a iniziare a scrivere Brethren, e fu solo l’inizio. Alla fine, potei contare su più di un centinaio di fonti. Ebbi sin dall’inizio consapevolezza della mia ferma volontà di scrivere dei romanzi quanto più possibile storicamente accurati. Una volta che Brethren venne completato, un medievalista dell’Università di Oxford lesse il manoscritto per controllare gli errori. La ricerca continuò lungo il secondo romanzo. E ho appena fatto due viaggi a Parigi e in Scozia per il terzo libro. Adesso la ricerca è parte integrante del processo, tanto quanto la scrittura stessa. Sono arrivata ad amarla. Sono giunta a essere nel contempo una narratrice, una storica e una detective.

Per perfezionare le tue capacità innate, hai ritenuto opportuno frequentare un Master in Scrittura Creativa. Quale valore dai a questo passaggio, nel tuo caso? Ritieni che i corsi siano “sempre” una buona idea per un aspirante scrittore?

Il Master fu importante per me, sicuramente. Ritengo avessi già il potenziale di scrittrice prima di iniziare il corso, ma non avevo ancora trovato la mia voce. Il Master mi aiutò a farlo. M’insegnò anche a essere meno delicata con il mio lavoro e più spietata nelle sessioni di editing. E lavorare con altri autori fu un esperienza incalcolabile.

La mia scrittura sicuramente migliorò, ma non affermerei che sia necessario per ogni aspirante autore imbarcarsi in questo tipo di corso. Innanzi tutto, il corso stesso deve essere buono, e non tutti lo sono. E, ovviamente, molti brillanti autori non hanno mai messo piede in una classe di scrittura creativa. Per me, penso che il Master sia servito per migliorare la mia scrittura portandola al punto in cui divenne pubblicabile in anticipo rispetto ai tempi, qualora avessi continuato a scrivere per conto mio.

Sei tradotta o in traduzione in svariate nazioni (Francia, Germania, Spagna, Grecia, Polonia, Portogallo, Ungheria, Russia, Bulgaria, Romania, Serbia, Repubblica Ceca, Svezia, Turchia e Stati Uniti). Ritieni che la tua trilogia possa venir letta in modo diverso, o piuttosto universale, nei vari paesi, con annesse culture, in cui è arrivata?

La trilogia è stata finora tradotta in 16 lingue. Penso che una delle sue attrattive, in Europa almeno, derivi anche dal fatto che così tante nazioni furono coinvolte nelle Crociate. Questo è intessuto nelle rispettive storie, terre e culture. Vorrei pensare che la trilogia possa essere letta universalmente. Ho scelto di narrare la storia dai punti di vista dei Cristiani e dei Musulmani, e mi farebbe un estremo piacere se un giorno i libri fossero tradotti in arabo.

Il commento positivo che più hai amato da parte della critica, e quello da parte dei lettori…

Credo che la mia citazione favorita da parte della critica venga del Publishers Weekly: “Combinando ricchezza di dettagli storici, trama intelligente e personaggi intriganti, la Young ha costruito con cura un thriller storico che porterà i lettori a divorare le pagine, immaginandosi i possibili sviluppi.”

Ho ricevuto un congruo numero di e-mail di ammiratori, che sono sempre estremamente gradite: è meraviglioso sapere che alle persone piacciono i tuoi libri. Ma penso che la mia miglior esperienza mi sia capitata al lancio inglese del mio secondo romanzo. Un uomo sulla ventina venne da me con una copia piuttosto vissuta di Brethren da autografare, dicendomi che si era trattato del primo libro che aveva letto – e amato - in vita sua. Poiché scrivere è da sempre così vitale per me, fu quasi incredibile ritrovarsi a condurre qualcuno nel suo viaggio nel mondo dei libri.

Qualche stroncatura o critica che invece ti ha fatto imbestialire per mancanza di fondatezza o altro?

Un paio di persone mi hanno accusato di avere copiato Dan Brown – ritengo perché scrivo sui Templari – il che è alquanto irritante, stante che iniziai a scrivere il romanzo sette anni fa, molto tempo prima che Il codice Da Vinci venisse, pubblicato. E io non l’ho nemmeno letto.

In sintesi, la trama di questo Anima Templi, primo libro del ciclo di Brethren…

Anima Templi è un thriller storico ambientato alla vigilia dell’ultima Crociata.

Un giovane scozzese, Will Campbell, viene introdotto nel potente Ordine dei Cavalieri Templari, allorché suo padre parte inaspettatamente per combattere nella guerra santa. Quando Will viene assegnato come apprendista ad un enigmatico prete, Everard, si ritrova calato in un mondo di intrigo e pericolo, inseguendo il furto, dai sotterranei di un palazzo templare, di un manoscritto eretico i cui contenuti minacciano di avere ripercussioni ad ampio spettro sulle armate cristiane e mussulmane schierate nelle sabbie della Palestina, pronte allo scontro.

Il ciclo di Brethren è anche la storia di Baybars Bundukdari, uno schiavo che riuscì a diventare uno dei più formidabili governanti del suo tempo e il cui più grande desiderio fu di liberare la Terra Santa dagli invasori occidentali. Le storie di Will e di Baybars si uniranno nel momento in cui entrambi gli schieramenti inizieranno la marcia verso la guerra.

Pur essendo un romanzo d’esordio, non mostri esitazioni nell’affrontare ogni tipo di situazione, dalla gestione dell’intrigo all’ampia gamma di relazioni personali (incomprensioni familiari, passioni amorose, espresse e recondite, ma soprattutto l’amicizia, con la sua importanza e le sue sfaccettature), dall’ambientazione di sfondo alla caratterizzazione dei personaggi, dalle situazioni di vita “normale” (si fa per dire, visto che l’ambientazione nella seconda metà del XIII secolo rende la vita dura allo scrittore serio di narrativa storica) fino alla ricostruzione delle battaglie…

Grazie di queste tue parole. Era importante per me raccontare tanto una storia umana quanto un’avventura. Ero interessata agli uomini dietro i miti associati ai Templari. Come doveva essere vivere, combattere e morire durante la Guerra Santa? E cosa si sarebbe provato a essere iniziato come Cavaliere, prendere i voti di castità e poi innamorarsi di una donna?

Ci sono alcuni personaggi storici reali, nel romanzo. Come ti sei “comportata” nei loro confronti. Voglio dire: quanto hai adeguato la “loro” Storia alla “tua” storia?

Inevitabilmente, ho dovuto concedermi alcune licenze artistiche nello scrivere i romanzi e trovare compromessi tra gli eventi reali e le persone inseriti nella trama di una storia di fantasia. Volevo essere più accurata possibile, ma volevo pure che i lettori si appassionassero alla storia, che fossero spinti a girare le pagine. Talvolta, nella vita delle persone di cui racconto le vicende, non accadeva nulla di straordinario per anni. Se avessi scelto di riportarle fedelmente i lettori si sarebbero ben presto annoiati!

Nel caso di Baybars, in particolare, volevo che avesse una grossa connessione con la parallela storia occidentale, e quindi ho fatto in modo che uno dei suoi vecchi padroni fosse un Templare. Ritengo che questo dia alla sua antipatia verso i cristiani una dimensione più interessante, e lo leghi di più alla trama.

In cosa risiede maggiormente, per te, il fascino della Storia?

La Storia può aiutarci a comprendere meglio in nostro mondo. Come siamo arrivati a essere ciò che siamo.

Per fortuna, il romanzo storico trova anche oggi il gradimento dei lettori. Qual è il motivo, secondo te?

Forse perché possono addentrarsi in questi tempi perduti, esplorarli e fare connessioni con i tempi moderni. Fare ciò leggendo una storia avventurosa è più facile e potenzialmente più divertente che annaspare attraverso testi storici.

I Templari sono un argomento famoso, e certo affascinante come pochi. Ma in questo periodo ritornano con insistenza nelle librerie. C’è il rischio di un eccesso?

Quando iniziai a scrivere il romanzo c’erano pochi romanzi pubblicati sui Templari, perlomeno nel Regno Unito. Da allora, le cose sono cambiate. Ma penso che il mio romanzo sia uno dei pochi che affronta la vera storia dei Templari; ed è ambientato nel loro tempo, piuttosto che essere un thriller contemporaneo. Inoltre, Anima Templi è una vicenda tanto sui Templari quanto sulle Crociate.

Sacrosanto: avendo letto il tuo libro posso e voglio confermarlo. Consentimi però un’altra domanda a riguardo: i Templari non sono l’unico ordine combattente della storia. Perché non sono diventati gli Ospitalieri o i Teutoni altrettanti protagonisti di fiction? Dipende forse da come l’ordine templare fu soppresso?

Credo che la loro drammatica soppressione sia certamente una componente del loro fascino senza tempo, anche per i lettori moderni. Però pure durante il revival romanticista del diciottesimo secolo e il sorgere di società segrete come la Libera Massoneria, fiorirono molti miti sui Templari, pochi dei quali su una qualche base storica. Questi miti servirono a oscurare la realtà dei Templari, facendo di loro materiale di leggenda, romanticizzandoli. Sicché oggi questi cavalieri finiscono con l’essere connessi con qualsiasi cosa, dalla scoperta dell’America al Santo Graal alla Sacra Sindone. I misteri che li circondano sono diventati il soggetto di speculazione globale. Per me, tuttavia, il loro carisma vive sia nella loro atroce e incredibile caduta, sia nel fatto che questi uomini continuano a vivere in modo così vivido nella nostra coscienza attuale persino settecento anni dopo aver lasciato questo mondo.

Domanda agganciata all’attualità. Parliamo del cosiddetto “scontro di civiltà”. Oriente e Occidente. Islam e Cristianesimo. Come questo tema importante e complesso (anche se i manichei vorrebbero ridurlo a semplice) si riflette nel tuo lavoro? Perché è chiaro che tu, pur nel rispetto del formato avventuroso di un’opera evasiva, hai voluto esprimere la tua opinione…

Iniziai a scrivere Anima Templi prima del “11 settembre” e della conseguente guerra in Iraq. Inizialmente quello che scrivevo mi sembrava solo storia antica, ma dopo quel giorno cambiai idea: rimasi sconcertata dal constatare come il mondo che vivevo e il mondo di cui narravo fossero più vicini. Penso che mi concentrai inevitabilmente sulla divisione tra Oriente e Occidente. Persino di più via via che l’attuale conflitto continuava. Ma non fu un processo conscio. In definitiva, stavo scrivendo un’avventura ambientata nella Storia, e questa non cambia mai. Ma forse ero più attenta alla realtà della guerra e dei suoi effetti sull’umanità mentre la storia che scrivevo andava ripetendosi.

Nelle opere prime, quasi tutti gli autori, compresi quelli di narrativa di genere, tendono a immedesimarsi o in uno dei personaggi. A

infondervi maggiormente la propria personalità: reale, percepita e/o distorta.

Nel caso tuo, chi ti assomiglia di più?

Probabilmente, assomiglio soprattutto a Will. A tredici anni, egli vede il suo mondo con una certa ingenuità: il che assomiglia al modo in cui sono penetrata nel suo mondo, non avendo mai studiato storia prima di iniziare il ciclo di Brethren. Io e Will siamo cresciuti insieme attraverso la scrittura e l’esplorazione.

Che ci dici degli altri personaggi?

In Anima Templi, i miei personaggi preferiti sono Baybars ed Everard. L’ispirazione per i miei personaggi vengono da varie fonti: la storia, me stessa, gli amici e la famiglia, gli sconosciuti sulla strada.

Come si diceva, Anima Templi è il primo capitolo di una trilogia. Una scelta, quella del trittico, dovuta alla quantità del materiale? Oppure è stata suggerita dall’editore?

L’ispirazione iniziale per Brethren venne dalla caduta dei Templari, quindi mi era chiaro sin dal principio che ciò avrebbe occupato uno spazio rilevante del ciclo.

Il mio originale punto di vista mutò, comunque, quando iniziai le mie ricerche su Baybars e i Mamelucchi, e la narrazione si divise in due tronconi. Dopo aver letto della battaglia di Ayn Jalut, dove i Mongoli furono sconfitti sul campo per la prima volta, capii che era quello il punto dal quale volevo iniziare. Ma ciò significava che avrei dovuto coprire un periodo che andava dal 1260 sino alla fine dell’Ordine, nel 1314. E siccome a quel punto c’erano due linee narrative con cui confrontarsi, più un numero sempre crescente di battaglie ed eventi che volevo coprire, semplicemente non c’era modo di riuscire a incastrare tutto in un solo libro!

I tre romanzi sono anche autoconclusivi? Si possono leggere come storie indipendenti?

La trama si presta bene a essere articolata in tre romanzi conseguenti, a ogni modo ognuno dei tre ha un suo specifico sviluppo. Quindi, sì: si possono leggere indipendentemente l’uno dall’altro. Ma si ottiene molto di più del tempo e dei personaggi se i tre romanzi vengono letti in successione, anche perché seguo i protagonisti dall’infanzia alla vecchiaia.

Quali sono i tuoi generi preferiti? Quali i tuoi autori e le loro opere?

In realtà, non ho un genere o un autore preferito. Mi sono piaciute cose differenti in momenti differenti della mia vita e ho trovato che ciò che piglio dai miei scaffali dipende del tutto dal mio umore. Alcuni giorni voglio essere sfidata, altri desidero essere trascinata in un’avventura. Ma tra le mie letture più memorabili includo; A Secret History (Dio di illusioni, Rizzoli) di Donna Tartt, Instance of the Fingerpost (La Quarta Verità, Longanesi) di Iain Pears, The Dante Club (Il Circolo Dante, Rizzoli) di Matthew Pearl e il ciclo aurturiano di Bernard Cornwell (Mondadori).

Il genere fantasy ha un buon periodo, al cinema e in libreria. Pensato mai di imboccare anche questa strada?

I primi due romanzi che scrissi facevano parte di un ciclo fantasy, ma non ho in programma di ritornare al genere. Amo scrivere narrativa storica. La ricerca, i mondi che mi permette di scoprire ed esplorare.

Prima di chiudere, ci anticipi qualcosa di Crusade e di Requiem?

La Trilogia di Brethren si espande lungo gli ultimi decenni delle Crociate, e segue sia gli anni finali dell’Ordine dei Cavalieri Templari sia la straordinaria ascesa al potere dei Mamelucchi (guerrieri schiavi egiziani). I tre romanzi, che nel Regno Unito e negli Stati Uniti sono intitolati Brethren, Crusade e Requiem, coprono la drammatica fine dell’impero cristiano in Terra Santa, la guerra tra Inghilterra e Scozia condotta da Edoardo I e il momento fondamentale della caduta dell’Ordine per mano del re di Francia, Filippo IV.

Ok, Robyn. E’ stato un piacere averti con noi. Grazie per la tua disponibilità. Un “tuo” commento di chiusura su Brethren e un saluto ai nostri lettori?..

Grazie per l’intervista. Mi auguro che ognuno dei vostri lettori che deciderà di prendere Anima Templi ci si divertirà. E che attraverso di questo mio romanzo abbia la possibilità di esplorare questo incredibile mondo scomparso, così come me nello scriverlo.