Da una parte gli Autobots, guidati da Optus Prime, i buoni, quelli venuti per proteggerci, corazze (a partire dal modello di auto che ne nasconde le fattezze finché non decidono di svelarsi…) multicolori e occhi azzurri. Dall’altra i Decepticons, guidati da Megatron, i cattivi, quelli venuti per distruggerci, niente colori e occhi scuri. Ancora: da una parte il disintegratore di set per antonomasia, Michael Bay, dall’altra il golden boy (anche se oramai maturo…) di Hollywood Steven Spielberg (produttore esecutivo). Vincono i primi in tutti e due i casi. Bene nel primo caso, male nel secondo, perché Michael Bay nel trasporre per lo schermo i robots metamorfici della Hasbro così da dar vita a questo Transformers, vi infonde in pieno tutta la sua retorica visiva caciarona immutabile da film a film (da Armageddon a Pearl Harbor passando per The Island), mentre l’apporto di Spielberg si intravede solo qua e là (la scena dove gli Autobots si nascondono come possono in un minuscolo giardino, che fa tanto ET…). La retorica visiva di Bay è coattagine allo stato puro (c’ho tanti soldi da spendere e te lo sbatto in faccia), che botto dopo botto, fiammata dopo fiammata, distruzione dopo distruzione, ripete stancamente ciò di cui si nutre e ciò di cui si avvelena, una retorica incapace di sviluppare il benché minimo significato ma capace di annoiare come poche volte accade. Bravissimo nel distruggere centimetro per centimetro tutto quello che sta in piedi, quando si tratta di costruire un personaggio capace di durare trenta secondi senza precipitare nel ridicolo Bay si eclissa e lascia filtrare tra un’esplosione e l’altra dialoghi action infarciti di “muoversi, muoversi!!” (non che le cose vadano meglio nei dialoghi per così dire relax, vedere, anzi ascoltare quelli che intercorrono tra Sam/Shia LaBeouf e Mikaela /Megan Fox senza dubbio quanto di più simile esista a Jennifer Connelly…). Il montaggio poi, com’è d’uopo in questi casi, è ultracinetico, con i punti di vista che si accavallano, si avvitano, si confondono, si accartocciano con la scusa di dover tener dietro all’azione che incalza, bailamme visivo che lungi dal soddisfare l’occhio lo priva in ogni istante dei momenti cruciali, ad esempio tutti quelli che riguardano le mutazioni dei Transformers che avvengono ad una velocità tale da lasciare buchi percettivi grossi così sul reale svolgimento dei fatti. La disputa tra Autobots e Decepticons, entrambi sulle tracce del Cubo di Energon capace di fornire energia vitale ai due schieramenti, esce maciullata dal modo in cui Bay gira. Dato su cui riflettere: trenta persone all’ingresso. Ventotto si vanno vedere l’ultimo Harry Potter, due (uno è il sottoscritto, of course…) a vedere ‘sta bufala. Annunciati addirittura due sequel (sic!). Immunizzarsi prima che sia troppo tardi con Terminator 2 - Il giorno del giudizio e Starship Troopers - Fanteria dello spazio, altri sguardi, altre estetiche…