E' passato circa un anno e ricompare su queste pagine. Si sta parlando di Simone Togneri, che da pochi giorni è tornato in libreria con il suo secondo romanzo: Cose da non dire.

Se da una parte questa è una piacevole conferma di un autore di grandi speranze, dall'altra forse non è all'altezza delle aspettative.

Una nota di merito merita la scelta coraggiosa di autore ed editore, che si discostano dalla moderna tendenza dei sequel per proporre un'opera nuova, che nulla ha a che fare con il precedente Dio del Sagittario.

La vita di un uomo, un uomo qualunque, viene sconvolta da una telefonata nel cuore della notte: una donna chiede disperatamente aiuto. Uno scherzo forse. Questo è quello che pensa Gerardo Ferri, gioielliere trentaseienne, ma davanti al cadavere di questa donna, quando viene implicato in un'accusa di omicidio, si rende improvvisamente conto che questa è la sua realtà. Minacciato dall'Angelo Custode, comincia per lui un incubo, che lo porterà a discendere negli anfratti più reconditi dell'animo umano.

Un noir. Questo il genere del romanzo, che pone l'attenzione sull'introspezione, sulla ricerca di istinti profondi, scavando all'interno del lato oscuro che è latente e racchiuso in ciascuno.

Questa attenzione particolare va, però, a discapito della trama. Purtroppo la tensione narrativa è allentata e la soluzione della vicenda risulta, agli occhi del lettore, abbastanza scontata. Forse non era questa la priorità dell'autore, ma purtroppo alcune buone idee di fondo non sono supportate da una struttura solida e ben congeniata, alcuni elementi rimangono sospesi, sfilacciati e indeboliscono così la struttura globale.

In generale l'opera è piacevole e rapida, indebolita, però, da qualche refuso di troppo, dovuto forse a una certa fretta in fase di editing, dal finale "telefonato" e dalla trama poco incisiva e a tratti lenta.