Già sceneggiatore di due film cinesi che hanno avuto una certa risonanza in Occidente – Le biciclette di Pechino di Wang Xiaoshuai e Bastardi a Pechino di Zhang Yuan, Tang Danian è con Young and Clueless alla sua seconda prova da regista. Il film, presentato in anteprima europea al Far East Film Festival di Udine, presenta una curiosa e interessante mescolanza che mette in scena amori adolescenziali, atmosfere oniriche, smarrimenti del cuore e del destino e insieme una soffice e apparentemente secondaria riflessione sull’alienazione della Pechino di oggi, invasa dai cantieri e da lavori “individualizzati”.

Le due compagne di scuola superiore, la bella e fragile Xi (Tian Yuan) e la gioviale e sicura di sé Xi Xi (Po Po), passano il tempo libero fra una lezione e l’altra a riflettere sulla costruzione del futuro, anche grazie all’aiuto dei tarocchi. La prima rimane subito impigliata nelle spine dell’amore, che ha il volto dell’atletico Yihuan (Song Ning), mentre la seconda sembra ignorare consapevolmente gli sguardi appassionati dell’amico timido Yong Liang (Wu Xiaoliang) perché sa che il destino le riserverà qualcosa di speciale al momento giusto. Intanto, meglio gridare al mare i propri desideri, in modo che darà proprio a lei quello che cerca e a nessun altro. Xi invece intraprende con passione una relazione con Yihuan, ma come predetto da Qi Qi attraverso una lettura dei tarocchi, il ragazzo la tradisce con un’altra, e da quel momento Xi comincia ad avere un sogno ricorrente che la turberà per diversi anni: lei, truccata e con indosso un vestito corallo e tacchi a spillo, vaga dentro una stanza buia e soffocante da cui cerca di uscire.

Il tempo della scuola è ormai finito. Le aree rarefatte del mare, dei binari e della stanza di Qi Qi avvolta dalla magia dei tarocchi hanno lasciato spazio ai vetri dei grattacieli alti di Pechino. Le due ragazze ormai lavorano e sembrano aver dimenticato il passato. Xi però ha sempre lo stesso sogno ricorrente, e in un negozio ha perfino ritrovato le scarpe che indossa nella sfera onirica. Yihuan e Yong Liang rientrano però casualmente nella vita delle ragazze: il primo, che ora fa il dj in un locale, chiede a Xi di tornare a stare insieme, e lei accetta, mentre il secondo si è tolto gli occhiali che indossava e confessa a Qi Qi di amarla. Lei, che crede molto nei segni del destino, nota la comparsa di una voglia sul sopracciglio di lui, parallela a quella che è spuntata anche a lei più o meno nello stesso posto. È chiaro che siano fatti l’uno per l’altra. “Credo che imbattermi in te sia il mio destino” dice Yong Liang come a conferma delle certezze di Qi Qi, e i due decidono di andare a vivere insieme. La loro finestra dà su un cantiere sospeso per aria, dove il muratore immigrato Yi Sheng (Tang Yinuo) osserva quella piccola porzione di vita che gli passa davanti. Il ragazzo non conosce gente in città e non scambia mai una parola con nessuno. Vorrebbe riuscire a parlare con qualcuno ma non sa come fare. Una sera, individuata una cabina, entra per capire come funziona. Casualmente, scopre l’esistenza del tasto redial e cerca di parlare con l’ultima persona chiamata da quella cabina, evidentemente da qualcun altro. L’uomo dall’altra parte della cornetta però non apprezza e si spazientisce subito credendolo matto. La sera successiva, però, Yi Sheng incrocia Yihuan, che ha appena chiamato Xi, e premendo il tasto redial  si ritrova a parlare con Xi, che parla liberamente a quella voce sconosciuta del suo incubo, ormai arricchitosi di diversi particolari.

Dopo la fugace apparizione di un cavallo bianco, il sogno di Xi è incentrato sulla sua fuga disperata, fose dovuta al fatto che Yihuan l’ha tradita di nuovo e lei ha deciso di lasciarlo. Nel sogno appare anche la sagoma di un uomo che le dice di non avere paura ma di parlare della sua tristezza per permetterle di sciogliersi e svanire. Forse come il destino stesso, che non è mai lineare né intoccabile come si vorrebbe. Qi Qi deve pensare probabilmente questo, quando scopre che Yong Liang si è fatto togliere il neo che aveva sulla fronte: così la linea del destino è stata spezzata, e il loro amore non avrà più futuro. Qi Qi rimane dunque da sola, ma Yi Sheng la osserva mentre è alla finestra e spera che la voce che sente al telefono tutte le sere sia la sua, e la abbraccia metaforicamente da lontano. E se invece il destino fosse soltanto una casualità, come la vita, un insieme di coincidenze prive di senso? Questo sembra pensare Xi nel momento in cui, come predetto da Qi Qi, incontra nella realtà l’uomo che le parlava durante il sogno. Ma non può essere lui: è troppo banale, insulso, insignificante. Non resta che rassegnarsi a vivere per quello che le giornate possono offrire: finalmente la ragazza si libera del peso dell’incubo, e la sera al telefono si sfoga cantando per le orecchie di Yi Sheng, solo come lei e che forse non incontrerà mai di persona.

Concentrando la sua attenzione su particolari come mani e piedi, simboli di una potenziale fuga dalla realtà attraverso il potere evocativo del sogno e dell’immaginazione magica, Tang Danian costruisce un film apparentemente diviso in due, una prima parte adolescenziale e quasi “bucolica”, una seconda più addentro al dolore della vita adulta e agli spigoli implacabili della metropoli. In realtà, tutto il film esplora in diverse direzioni la tematica della confusione (la “cluelessness” a cui rimanda il titolo) e dello smarrimento, ora declinandola sotto la voce del verbo amare, ora diradandola in sprazzi di solitudine urbana, di cui Yi Sheng è evidente emblema, e individuando nella dimensione onirica di Xi il punto di raccordo ideale fra le varie confusioni messe in scena. Forse i suoi sogni rappresentano semplicemente la spia di un rifiuto ad accettare la banalità del vivere, lontano dagli eccessi della passione, o forse denotano una presenza intrappolata nella propria eccessiva sensibilità. Ma quello che conta davvero alla fine, in quest’opera che potrebbe sembrare imperfetta nel suo continuo vagare da una dimensione all’altra senza che nulla torni, è il continuo scarto che si viene a creare nell’inseguirsi fra sogni e realtà, volontà e desideri, certezze e incertezze, che in alcuni momenti ricorda un po’ il Wong Kar Wai di Days of Being Wild, ma che poi arriva potenzialmente a ribaltare tutto nella decisione di Xi di voler segnare un tratto deciso di separazione fra il passato e il futuro in nome della casualità. E poi, non da ultimo, Young and Clueless riesce a donarci una visione delicata e quasi dolce del dramma di solitudine vissuto dagli abitanti di Pechino, città tradizionalmente orizzontale e legata alla terra ormai trasformata in creatura sviluppata verso il cielo in nome del progresso. A modo suo, Tang Danian ha voluto descriverci come gli abitanti di Pechino, “lasciano la terra dei loro antenati per un cielo anonimo, dove si inventeranno la solitudine.” (Catherine Bourzat, Cinesi e Cina, Milano, Touring Editore, 2005).