Uno dei pochi film ad alto budget realizzati nella Cina continentale, The Matrimony di Teng Huatao è un esempio di commistione fra due generi - l’horror e il mélo - apparentemente lontanissimi fra loro ma che trovano il loro perfetto collante nell’amore nostalgico. L’oggetto dei desideri non sempre coincide con quello altrui, e il film è proprio incentrato su un paradossale triangolo amoroso che vede il protagonista Junchu (Leon Lai) conteso fra due donne, la defunta Manli (Fan Bingbing) e l’attuale moglie Sansan (Rene Liu). Junchu ha perso Manli in un incidente stradale il giorno stesso in cui le aveva proposto di sposarlo, e la perdita subita è irrimediabile. A nulla sembra esser valsa l’affrettata unione con Sansan, voluta dalla madre di Junchu: l’uomo è ancorato per sempre al ricordo dell’amata, donna raffinatissima ed elegante di Shanghai, avvolta da abiti sgargianti e dotata di una voce soave che la rende una speaker radiofonica d’eccezione. D’altra parte, la piccola tessitrice Sansan, ragazza di campagna timida e vergine nei confronti della vita e dell’amore, non potrebbe mai competere con la sua rivale, nonostante abbia amato Junchu dal primo momento in cui ha posato lo sguardo su di lei. Se i ricordi dell’uomo sono per lo più legati a un amore che non potrà mai tornare in vita, quelli di Sansan mettono in scena un amore al di là da venire, deviato dal corso naturale della vita come il passaggio di una macchina ha interrotto la vita di Manli. Forse la vera tematica del film è proprio questa: un ribaltamento dei fatti già accaduti e un loro modellarsi differente in nome del desiderio e della persistenza della memoria. La strana coalizione che viene a crearsi tra il fantasma di Manli e la presenza reale in carne e ossa di Sansan agisce come orologio o piuttosto metronomo della naturale pulsione di tenere legato a sé l’oggetto della propria passione. Sebbene Sansan intuisca che nessun fantasma sa essere puro nelle intenzioni, la ragazza non può fare a meno di assecondare la rivale/complice, arrivando perfino ad inscrivere il passaggio dell’altra nella sua carne e nelle sue parole unicamente per Junchu, perché ritrovi l’amore sperando che forse, simultaneamente, il passato possa far affiorare in lui un interesse nel presente e nella donna che ha di fronte. Racchiuso in una scatola raffinata  fotografata in maniera esemplare e con un cast splendido, The Matrimony ci regala una doppia parabola sull’amore perduto e su quello mai trovato, quasi a voler contraddire la tradizione cinese che se da una parte vede nella passione qualcosa di antitetico al matrimonio, dall’altro affida alla mutua e delicata conoscenza fra estranei, costretti a sposarsi per via delle circostanze e delle famiglie, il perfetto funzionamento di un matrimonio a lungo termine. Cioè a dire che sarebbe l’unione fra Junchu e Sansan a dover trionfare alla fine. Se solo il fantasma della memoria e della voce del passato non tornasse a far leva sui sentimenti. Un film apparentemente fin troppo perfetto ma innegabilmente incantevole, con un Leon Lai in perfetta forma, una Rene Liu intensa e struggente e una Fan Bingbing semplicemente grandiosa, con quegli occhi enormi che da soli raccontano un intero universo di dolore e stupore.