Rieccola qui, la nostra Amélie Nothomb. La prolificissima autrice belga è come un cecchino infallibile: one shot, one kill - un colpo, un morto. O, come nel suo caso, ogni anno un nuovo romanzo, ogni anno una nuova perla di noir e cattiveria. Del resto la metafora del cecchino è particolarmente azzeccata per quest'ultima prova narrativa della Nothomb: Diario di rondine è la storia d'amore, lunare e psicotica, tra un assassino prezzolato e la sua vittima. Ma se pensate che sia un copione che avete già letto e visto altrove, be', vi sbagliate. Senza rivelare troppo della trama, diciamo che le cose non saranno così semplici: non si tratterà, banalmente, di un assassino che riceve l'incarico di eliminare una donna e poi, conoscendola meglio per pianificare alla perfezione l'omicidio, se ne innamora... no, la storia è molto più malata e degenerata di così. È chiaro infatti che la voce narrante - attraverso la quale la Nothomb filtra tutta la vicenda - è quella di un mostro vero e proprio, per il quale l'apparente razionalità è in realtà lo specchio di una feroce deformazione interiore, e la cui professione di assassino prezzolato non rappresenta altro che un modo per trovare appagamento (auto)erotico.

Una storia per stomaci forti - c'era da dubitarne? - consigliata a lettori che non hanno paura di esplorare il lato più nero e inquietante dell'animo umano.