Lascia perdere la russa, ha gracchiato nella segreteria del telefono Fabio B.

Lascia perdere quella cazzo di russa e dimenticala. Click.

L'ho trovato a casa sua ma non ha voluto farmi entrare, non si parla di queste cose in casa, vive ancora con la madre. E' venuto fuori, scuro in volto, mi ha puntato addosso il suo grosso indice scorticato come una carota, e lo ha ripetuto. Lascia perdere la russa.

Allora mi sono fatto raccontare.

L'ha trovata fuori Viareggio in un posto che non conosceva, ce lo ha portato un suo amico di Carrara che gioca forte a poker. E' un locale nuovo sul lungomare, un incrocio tra night, sala scommesse e bisca clandestina. Caschetto sfilato, biondo 901, bellissima, occhi indefinibili, ha confermato. Voleva provarla, cazzo se lo voleva. Aveva subito tirato fuori la mazzetta per impressionarla e scioglierla al punto giusto.

Lo fa sempre, ha precisato, una mossa preso a prestito dallo zio.

Lei non ha fatto una piega davanti ai soldi, l'ha guardato storto e si è girata dall'altra parte. Allora mi ha detto che l'ha chiamata per nome.

Letvania le ha detto, non fare la difficile, sono un amico di Giordano.

Lei ha guardato in giro e sembrava spaventata, ha cercato di allontanarsi e lui ha provato a trattenerla per un braccio.

Ho provato, ha ripetuto con occhi impauriti.

Si sono materializzati due animali che lo hanno preso senza complimenti sotto le ascelle e lo hanno portato fuori dall'uscita di sicurezza, gli hanno dato due calci in pancia e lo hanno lasciato a rantolare sulla spiaggia.

Non hanno detto una parola.

Non hanno dato una spiegazione.

Fabio B. mi è parso realmente spaventato.

Lascia perdere la russa.

Io che faccio un colore.

Io che faccio dei colpi di luce.

Io nel mio appartamento.

Io che verso contanti sul mio conto in banca.

Io che faccio un taglio.

Io alla guida della mia macchina.

Io che faccio delle meches.

Io in discoteca con gli amici.

Io che scopo una cliente.

Io che faccio una messa in piega.

Io al cinema.

Tutto uguale a prima ma tutto così diverso. Quello non ero io. Cioè, ero io ma non ero felice. Senza la mia russa balerina di Bolscioi ogni cosa aveva perso il suo senso. Ne sentivo la mancanza e avvertivo la necessità.

Mancanza e necessità sono una miscela esplosiva.

Non ho sentito il botto ma dentro mi si è incasinato tutto, ormoni, chakra e anima compresa.

Ho intensificato le mie uscite in Versilia, perché avevo la netta sensazione di dover dare una spinta al destino.

Sono d'accordo, quasi tre ore fuori da quel locale sono più di una spinta, ma se non facevo così rischiavo di mandare in rovina la mia esistenza.

Nella notte umida della Versilia l'ho vista scendere da una macchina nera.

Bellissima, lei e la macchina. Quella Porsche non ha fatto suonare campanelli d'allarme. Lei mi ha subito visto ed ha sorriso velocemente. Ha fatto un tragitto singolare per incrociarmi. Passandomi accanto ha rallentato ma non si è fermata.

Non entrare, ti prego. Vediamo qui a due di notte.

Non mi sono mosso di lì per altre due ore.

Letvania è stata puntuale. Si è infilata nella mia auto e si è accucciata giù.

Vai, dico io dove.

Senza parlare abbiamo tagliato in due Viareggio.

Di qua.

Mi ha portato in una zona che non conoscevo.

Gira qui.

Strada sterrata, pioppi altissimi, luna accesa.

Ho fermato la macchina alla fine del percorso, il muso contro un casolare diroccato. Non le ho fatto neppure una domanda perché aveva una gran voglia di parlare.

Mi ha spiegato tutto e mentre parlava non sentivo la solita musica, sentivo un requiem. Un requiem suonato forte solo per me. Ho guardato spaventato dal lunotto posteriore molte volte, temendo di vedere fanali criminali segnare la strada polverosa.

Il mio stomaco che si gira e si attorciglia su se stesso.

Letvania non era affatto una puttana russa, era la moglie di Raffaele Cimaduomo.

Chi è, le ho chiesto.

E' un trafficante di droga, un trafficante di armi. E' un uomo pericoloso.

Ho fatto una fatica mostruosa per non sciogliermi, ed ho guardato ancora dal lunotto posteriore.

Sì ci credo, le ho detto.

Potevi anche dirmelo subito, ho aggiunto con un filo di voce.

Poi non ho più parlato.

Lei invece ha continuato.

Ha detto che Cimaduomo lavora con suo fratello più grande, quello che sta da anni in Italia, che è diventato ricco e manda i soldi in Russia e fa stare ricchi anche quelli a casa.