"Il mondo è la nostra clinica", recita la frase-spot della multinazionale del farmaco (ovviamente inesistente…) al centro di The Constant Gardener. Ma quale mondo, si apprende quasi subito, piuttosto l’Africa (e in particolare il Kenya), popolata come non mai e certo la più adatta per la sperimentazione selvaggia di un farmaco che se tutto va bene salva, ma che se qualcosa va storto ammazza (i cosiddetti effetti iatrogeni…).

C’è chi indaga sulle malefatte e ci rimette la vita (Tessa Quayle/Rachel Weisz, Golden Globe 2006 come migliore attrice non protagonista), e c’è chi non si rassegna alla sua perdita, cioè il marito (Justin Quayle/Ralph Fiennes, stesso look e stesse espressioni di La contessa Bianca), che tenta di portare a termine le indagini iniziate dalla moglie.

La trama thriller è tutta qua, non particolarmente originale, non particolarmente avvincente, non particolarmente interessante, insomma un po’ telefonata, denuncia di Big Pharma compresa (tutti colpevoli, nessun colpevole…).

Che altro? Regia vorticosa, questo sì, tanto al chiuso che all’aperto, che magari al terzo film di Fernando Meirelles (City of God), diventerà il suo marchio di fabbrica, e fotografia che muta di continuo lungo il film, a volte desaturata, altre volte ipercarica.