Una catena di omicidi senza apparente movente. Una serie di corpi dal volto sfigurato e dalle mani mozzate. Morti senza un nome, senza una identità. Nel freddo Canada, per più di dieci anni, un assassino seriale ha colpito indisturbato, rubando passato, vita, esistenza ad ogni sua vittima. La polizia canadese brancola nel buio fino all’arrivo sulla scena di Illeana Scott, esperta dell’ F.B.I. in profili criminali. Tra assassino seriale e cacciatrice nasce un duello senza quartiere, una battaglia imprevedibile combattuta a colpi d’astuzia e sottile malvagità, fino all’epilogo denso di colpi di scena.

Ci voleva davvero. Nel mare magnum del thriller seriale, finalmente un colpo ben assestato. Identità violate diretto da D. J. Caruso, trasposizione del bel romanzo di Michael Pye, è proprio un bel film. Sotto ogni punto di vista. La trama, innanzitutto, è robusta, verosimigliante, scritta con un occhio attento al true crime, con una seria opera di documentazione e consulenza in materia di scienze forensi. Per una volta, finalmente, si mostra come viene gestita una autopsia a scopi forensi, come si procede alle identificazioni dei resti cadaverici, come viene condotto un interrogatorio dal punto di vista psicologico… quale sia la tecnica assolutamente affascinante di immedesimazione nella vittima e nel presunto autore di reato che molti profiler usano. Se questo non bastasse, finalmente un po’ di serietà anche e soprattutto quando si cede la scena all’esperta in profili criminali. Ogni affermazione, in sede di elaborazione dell'identikit psicologico dell’assassino è fatta con riferimenti appropriati ai manuali ed alla casistica F.B.I. Ogni affermazione è fatta sullo scotto di uno studio serio, approfondito, del criminale che si è voluto ritrarre. Francamente, riteniamo che questo tipo di approccio, che spesso è mancato al filone negli ultimissimi anni, sia invece fondamentale per la buona e corretta riuscita di un film.

I personaggi sono tutti ben caratterizzati. Esiste – alleluja – un lavoro molto attento di creazione psicologica dei protagonisti, dall’assassino alla vittima… fino ai comprimari maggiori. Le iterazioni tra loro non sono mai lasciate al caso, come invece accadeva da troppo tempo nei serial thriller. L’intreccio delle vicende, la suspence acuita fortemente dai colpi di scena seminati qua e là con maestria, non fanno che confermare la validità del film dal punto di vista del soggetto, trasposto dal libro in modo molto fedele. A questo si aggiunga, senza timor di smentita, che il casting ha davvero funzionato: tutti quanti i protagonisti reggono perfettamente la scena, sono calati in modo eccellente nel ruolo e recitano con gran professionalità. Angelina Jolie, che già bissa la ottima interpretazione de Il collezionista di ossa è sicuramente più matura ed autorevole, davvero a suo agio nel ruolo di profiler, che propone con spunti spesso molto inquietanti. Tutti gli altri attori, da Ethan Hawke ad Olivier Martinez, passando per il cammeo o poco più di Kiefer Sutherland, reggono il confronto con la protagonista in modo assolutamente degno.

Per quel che riguarda il lato squisitamente tecnico, va detto che, pur evitando determinati eccessi, il film propone una struttura molto veloce, un montaggio dal ritmo incalzante e bellissime soluzioni nei cambi di tempo e di sequenza. Le location in esterno sono tutte studiate in modo intelligente, accoppiando alla scelta delle riprese un uso dei vetrini intelligente, chiaro, pulito… finalmente distaccato dall’uso del seppia, del grigio e dei colori spenti e smorti, tanto cari ad una certa cinematografia di genere dei giorni nostri.

Curatissima anche la colonna sonora, con una selezione di brani musicali che pesca nel rock da stadio raffinato (potrà parere una scelta inusuale, ma funziona) ma mai troppo popular.

La sezione tecnica è ben curata, con due formati video (il classico 16:9 ed il 2.40:1) ed un unico formato audio in dolby da 5.1. Tre lingue in audio (italiano, inglese e tedesco) e ben quatto menù per non udenti o per chi preferisse il film non doppiato (italiano, inglese, tedesco ed ebraico).

La sezione extra, in verità l’unico punto leggermente debole del prodotto, propone una selezione di scene fuori montaggio, una serie di gag riprese durante la lavorazione del film e un documentario dal titolo ruffiano Il laboratorio del crimine che si rivela, una volta aperto, un making of abbastanza banalotto, con interviste qua e là ai protagonisti ed alla crew della produzione. Per un DVD che nei cataloghi è considerato “alto prezzo” quindi tra i 18 ed i 22 euro, francamente il menù dei contenuti speciali si rivela povero e deboluccio.

Che dire? Di certo un film bello, valido, da consigliare a tutti gli amanti del genere, o comunque, da poter noleggiare ad occhi chiusi senza il timore di ritrovarsi un filmetto banale tra le mani.

Extra

scene tagliate, gag e making of