Un plauso alle edizioni Giano, che con la collana Nerogiano attiva dal 2004 stanno portando in Italia piccole perle nere come i romanzi di James Sallis: un'edizione piccola, curata, dalla traduzione puntuale ed efficace.

Non fa eccezione questo La mosca dalle gambe lunghe, strano caso di romanzo "diacronico": la storia vede infatti lo stesso personaggio articolare la sua vita complessa lungo quattro diversi casi, sparpagliati nel corso dei decenni.

Il nostro protagonista si chiama Lew Griffin, un nero disilluso, ferito della vita, capace di impenetrabili durezze ma anche di slanci di grande generosità, cosa che lo accomuna a tutta una schiera di private eye e allo stilema del "cinico dal cuore d'oro". Ma Griffin non è un'icona simbolica, bensì un uomo a tutto tondo, reale e realistico, la cui vita è profondamente intrecciata alle sorti di New Orleans (qui descritta con fugaci ma vividissimi particolari) e degli Stati Uniti in generale.

La specialità di Griffin è nel ritrovare le persone scomparse. Quattro sono dunque i casi gli vediamo affrontare tra gli anni '60 e i '90, per andare alla ricerca di altrettanti individui ingoiati dal caos frattale metropolitano: un'attivista nera, una ragazza in fuga dalla provincia, la sorella di un "compagno d'infelicità" e infine il figlio stesso di Griffin, frutto di un disastroso matrimonio in gioventù. Griffin non si risparmia nella ricerca di queste persone, a volte non chiede nemmeno la parcella: la sua ricerca della persona che gli è stata affidata è in fondo una missione più grande, la ricerca delle persone in senso lato, di un senso all'interno di quel magma tumultuoso che è la vita. "Non è vero che le cose col tempo migliorano. Nella più fortunata delle ipotesi, si limitano a cambiare", dirà a un certo punto; e osservando quel che gli capita nel corso di alcuni decenni, non si può che essere d'accordo con lui.

Una grande prova di narrativa, con uno stile asciutto e senza una parola fuori posto, per un romanzo che mescola con sapienza gli echi dell'hard boiled con l'ansia di raccontare la realtà propria del noir; soprattutto con un personaggio che - prova del nove della bontà di un'opera di immaginazione - dispiace lasciare a lettura ultimata, senza poter conoscere altro delle sue vicende. Un sentimento che deve aver provato lo stesso Sallis, visto che fortunatamente possiamo trovare Lew Griffin anche in altri suoi romanzi, sempre pubblicati da Giano.