Questo piccolo saggio è un compendio del pensiero di Stephen D. Levitt in materia di teorie economiche: un pensiero "eretico" e sicuramente osteggiato. Se il valore di un libro si misurasse dal numero di persone che riesce a infastidire, infatti, Freakonomics sarebbe sicuramente un candidato per uno dei migliori libri dell'anno. Che dire per esempio della teoria per cui dagli anni Novanta il crimine negli USA è calato perché due decenni prima è stato legalizzato l'aborto? In questo modo, dice l'autore, alcune fasce di popolazione - specie quelle più povere e soggette a delinquere, come la comunità nera - non hanno messo al mondo individui che poi sarebbero andati a ingrossare le fila dei malintenzionati. Un'ipotesi questa che riesce nel non facile compito di indispettire sia i conservatori (per le sue riflessioni in positivo sull'aborto) sia i progressisti (per il suo considerare come fonte di delinquenza l'area povera e nera dei cittadini statunitensi); senza considerare ovviamente tutti coloro che ritengono che l'economia non dovrebbe occuparsi di certe faccende.

Levitt, lo dichiara egli stesso nell'introduzione, non segue un filo conduttore ben preciso, ma saltabecca in vari ambiti che sarebbero tipici della sociologia per applicare qualche calcolo statistico e cercare di dare uno sguardo nuovo su problemi vecchi. Si giunge così ad alcuni paradossi che colpiscono per la loro sagacia, ma che sono anche molto convincenti per come vengono presentati dall'abile autore. Per esempio, a giudicare dal numero di minori che muoiono ogni anno, è più pericoloso avere in casa una piscina che un'arma da fuoco; oppure, facendo due conti in tasca alle gang di spacciatori di crack, si scopre che la maggior parte di essi vive ancora con i genitori perché si tratta di un "mestiere" assai poco redditizio, e che la struttura societaria su cui si basa lo spaccio è esattamente la stessa delle grandi corporazioni di stampo capitalistico.

Il saggio è insomma un unico grande "uovo di Colombo" che offre un approccio statistico a problemi tradizionalmente affrontati con altri metodi. Freakonomics ha l'indubbio vantaggio di contribuire a razionalizzare un metodo di studio e lettura dei dati che non confonda cause ed effetti; per riportare un esempio di Levitt, se ci si accorge che una città festeggia spesso in concomitanza con la vittoria della sua squadra al campionato di calcio, non sarà istituendo più feste che si aumenteranno le probabilità di vittoria del team locale. Lasciano invece più perplessi certe scelte di fondo (davvero tutto è riconducibile a un dato numerico-quantitativo?) e soprattutto le pagine autoincensative che inframmezzano i vari capitoli, in cui sono riportati brevi commenti entusiastici di giornalisti ed economisti sull'efficacia delle teorie eretiche di Levitt. Ciononostante un saggio intrigante, utile per scoprire una strategia di pensiero "obliqua" rispetto a schemi più consolidati.