La porta degli innocenti è il nuovo romanzo di Valter Binaghi, da pochi mesi in libreria pubblicato dalla Dario Flaccovio Editore.

Dopo Robinia Blues l'autore si ripropone con un romanzo dai toni forti e inquietanti, che mette il lettore a confronto con la dura realtà di un paesino di montagna piemontese.

 

Una serie di omicidi apparentementi scollegati tra loro, insanguina la valle e "il poliziotto di città" Leonetti cerca una pista su cui basare l'indagine.

Ma come è collegato a tutto questo un antico altare druidico che da centinai di anni sovrasta la Serra? E di chi può essere quella piccola impronta che sempre compare sulla scena del delitto?

Gli aspetti del libro sono molti, l'autore ha abilmente saputo intrecciare storie complesse, affrontandole da diversi punti di vista. L'aspetto più interessante è però la commistione di elementi assolutamente moderni con altri misterici e legati a leggende e superstizioni.

Tutta la trama è infatti mossa da due elementi fondamentali il cyberspazio e i giochi di ruolo, da una parte, e un'antica leggenda legata all'altare druidico dall'altra. L'abilità dell'autore sta proprio nel riuscire a unirle e a farle interagire nella costruzione di una trama che si forma tassello per tassello davanti agli occhi del lettore.

Questo è lo spunto che l'autore usa per poter affrontare un argomento scottante su cui romanzo fa riflettere: il disagio giovanile.

I veri protagonisti del libro, infatti, sono i bambini e i giovani, trasformati da "innocenti in agnelli mannari" come cita la quarta di copertina da "un antico sortilegio, e una pericolosa solitudine".

Gli spunti di riflessione che la lettura offre sono molti uniti alla suspance che si crea e che spinge a arrivare in fonso al libro nel più breve tempo possibile.

Molto interessante è anche la scelta dei diversi piani di narrazione; la storia si forma, come si diceva, tassello dopo tassello, attraverso una narrazione che di volta in volta si pone dal punto di vista di un personaggio, mantenendosi però sempre extra diegetica e distaccata.

Unica pecca, forse del romanzo è la poca cura dedicata ai personaggi, molti di essi dono interessanti e affascinanti, ma molto spesso solo accennati, poco approfonditi come persone. Questa può essere una scelta dell'autore per lasciare al lettore la libertà di approfondire autonomamente il proprio eroe, ma una ricerca psicologica più approfondita avrebbe potuto dare loro maggior spessore.

Come si accennava il romanzo potrebbe essere analizzato da molteplici punti di vista, ma in questo caso si preferisce non aggiungere altro per poter lasciare la curiosità della scoperta a coloro che decideranno di leggerlo.