Da tanto non si leggeva un noir leggero nei toni e nelle situazioni, e questo è sicuramente un merito dell’opera prima di una scrittrice uruguaiana. Mercedes Rosende ci è riuscita imbastendo con ironia e una punta di cattiveria la storia di un improbabile sequestro di persona ai danni di un industriale fedifrago e del susseguente scambio di persona a causa dell’omonimia fra due donne, come suggerisce il titolo.

La protagonista è Ursula, traduttrice con problemi di obesità, oppressa dai ricordi di una famiglia squinternata alle spalle, con una sorella bella, ricca e vincente. Ursula conduce una vita semplice e frustrante, fra diete iniziate e mai terminate, abbuffate compulsive di dolci, un lavoro che sembra marginale e che comunque non sembra essere al centro dei suoi interessi, la strana voglia di osservare gli sconosciuti e fantasticare sulle loro vite.

L’intreccio è semplicissimo e al tempo stesso in stile da vaudeville. Non si ride ma si sorride dei personaggi improbabili quali un sequestratore gentilissimo ed ex obeso, una sorella fintamente perfetta, una misteriosa vicina di casa che tortura Ursula con il rumore dei tacchi e vari altri.

Sembra che il canone del noir sia preso a pretesto per raccontare il mondo interiore di una donna con tanti complessi a causa della sua fisicità prorompente e delle tante amarezze che le ha riservato la vita.

Il finale del romanzo è tranquillizzante, come nel giallo classico, ma l’autrice ci inserisce una nota oscura, lo lascia aperto, quasi a voler prefigurare una nuova storia o a lasciare al lettore l’incombenza di immaginare un seguito.