Ancora un noir nordico, ancora una terra di confine, estrema, della nostra Europa, sostanzialmente sconosciuta ai più: la Finlandia.

Nel 2001 la casa editrice Meridiano zero dà alle stampe un romanzo, uscito quasi vent’anni prima, di un autore finlandese, del tutto ignoto alla stragrande maggioranza dei lettori anche specializzati: Matti Yriänä Joensuu. Le note di copertina sono molto succinte: si sa che è un ex poliziotto dedicatosi alle letteratura d’indagine e tradotto nei principali paesi d’Europa e persino negli Stati Uniti.

Una rapida ricerca sul web permette di risalire a tre romanzi usciti in Francia e uno in inglese. Ma nel vasto mondo di Internet l’autore sembra sconosciuto: solo addentrandoci nella foresta equatoriale (perdonateci l’antitesi) dei siti in finlandese (noi abbiamo trovato decisamente interessante ad esempio www.koulukanava.fi/aidinkieli/kirjallisuus/dekkari/joensuu.htm) abbiamo saputo qualcosina di più. Che è nato nel 1948, che ha pubblicato una decina di romanzi a partire dalla seconda metà degli anni Settanta, che la maggior parte di essi hanno come protagonista l’ispettore della Polizia di Helsinki Timo Harjunpää. Ma chi conosce il finlandese e ama gli enigmi linguistici può approfondire la conoscenza sul sito indicato o su altri reperiti su www.google.fi.

Tutto questo per dire che questo perfetto sconosciuto nella famiglia letteraria italiana ci è tuttavia piaciuto assai più che non celebrati autori di casa nostra, troppo spesso incensati per exploit editoriali che non superano le Alpi.

Il romanzo, ambientato in una Helsinki estiva, perfino afosa (naturalmente, riteniamo, secondo i parametri meteorologici finlandesi), sconvolge tutti gli stereotipi del lettore medio: innanzi tutto i protagonisti della storia sono due adolescenti, Leo e Mikael, che trascorrono le loro giornate in vuoto pneumatico riempito solo dall’alcool e dalla violenza gratuita; ma anche le loro famiglie mostrano i segni di un disordine morale che poi si riflette drmamaticamente sui figli: la madre di Leo è una prostituta che riceve i clienti a casa; il padre di Mikael, addirittura poliziotto, è violento in casa con moglie e figlio.

In questo tragico contesto sociale l’ispettore Harjunpää e i suoi colleghi (tra cui spicca, soprattutto nella parte finale dell’indagine, la bella e coraggiosa Onerva) cercano disperatamente i responsabili di due omicidi apparentemente illogici, senza movente, inseguendo i giovani responsabili (che il lettore conosce sin dall’inizio) attraverso un’Helsinki ostile, sospesa tra modernissimi centri commerciali e antiche casamette e cunicoli risalenti alla Prima Guerra Mondiale.

Il finale, ampiamente preannunciato dalle prime pagine, non sorprende tanto per la scoperta dei colpevoli e neppure per la loro condanna (letteraria) quanto per l’improvvisa pennellata di speranza che l’arrivo del nuovo figlio dell’ispettore Harjunpää proietta su una vicenda altrimenti cupissima.

Un romanzo fuori dagli schemi, più o meno consolidati: gli assassini che il lettore subito conosce; la polizia che, al suo interno, cela zone grigie di violenza (il padre di Mikael) o di indifferenza (una persona ripetutatmente rivoltasi a loro per un aiuto alla fine si suicida); lo sfondo di una società del benessere nordico in realtà devastata dall’alcolismo, sin dall’adolescenza, e dalla violenza; ma quando il lettore è pronto a trarre le meste conclusioni dalla vicenda, ecco l’improvviso raggio di sole nella caligine estiva della capitale finlandese.

Un romanzo quindi diverso, questo Harjunpää e il figlio del poliziotto, che fa riflettere, che incide nella coscienza del lettore; troppo povero però di effetti speciali per il palato guasto del lettore centro e sud-europeo: tanto è vero che, son passati quattro anni, ma né Meridiano zero (peraltro benemerita nel far riscoprire capolavori dimenticati del noir) né altre case editrici hanno rilanciato la serie di Harjunpää.

Peccato, un bel bagno di umiltà (letteraria) nelle gelide acque finlandesi avrebbe aiutato non poco a crescere sia il nostro pubblico che i nostri autori: un’autentica occasione mancata.

Voto: 7