A Verona, dal 18 gennaio al 26 aprile 2005 presso il Cinema Kappadue in Via Rosmini 1/b, verranno proiettati sei ei capolavori del noir americano. La rassegna permetterà di riscoprire nella sua integrità originale alcune delle prove più importanti di una serie di registi che hanno fatto la storia del cinema. Le copie dei film sono state appositamente ristampate da Lab80 film e vengono presentate in lingua originale con sottotitoli in italiano.

La fiamma del peccato - 18 GENNAIO 2005 - h. 16.00, 18.00, 21.00

La donna del ritratto - 8 FEBBRAIO 2005 - h. 16.00, 18.00, 21.00

Vertigine - 15 MARZO 2005 - h. 16.00, 21.00

Doppio gioco - 15 MARZO 2005 - h. 18.00, 22.30

La fuga - 5 APRILE 2005 - h. 16.00, 18.00, 21.00

L’infernale Quinlan - 26 APRILE 2005 - h. 16.00

- (Double Indemnity, Usa 1944) - Regia: Billy Wilder. - Interpreti: Fred MacMurray, Barbara Stanwyck, Edward G. Robinson. Sceneggiatura: Billy Wilder, Raymond Chandler. Fotografia: John Seitz. Musica: Miklos Rosa. - Durata: 107 min. La bambola Phyllis (Stanwyck) seduce l’agente assicurativo Walter Neff (MacMurray) perché sia suo complice nell’assassinio del marito, col quale Neff ha stipulato un’assicurazione sulla vita. Si tratta di uno dei film che più hanno segnato l’immaginario del genere e tutt’oggi vanta il maggior numero di imitazioni. Fino ad allora, solo ne Il postino suona sempre due volte (che prima della versione omonima di Garnett aveva già conosciuto varie trasposizioni, tra le quali il celebre Ossessione di Visconti) si erano raccontate le sorti di personaggi dai sentimenti così corrotti. I due testi nascono entrambi dalla penna dello stesso romanziere: James Cain. Ma se nel primo l’intrigo era pur sempre figlio di una relazione sentimentale, che quasi incidentalmente coinvolgeva un affare di soldi, unico veicolo per la fuga d’amore, ne La fiamma del peccato la storia d’amore è poco più che una storia di sesso, la quale a sua volta ha il solo compito di pilotare un assassinio a scopo di lucro. Questo spostamento d’asse nell’opera di Cain a favore della bieca equazione ‘sesso/soldi’, viene enfatizzato da Wilder già a partire dal memorabile incipit iniziale, affidato alla voce del protagonista, che anche a costo di anticipare la soluzione del film dichiara senza mezzi termini: "…sì, l’ho ucciso io. L’ho ucciso per soldi, e per una donna. E non ho avuto i soldi, e non ho avuto la donna…" È la maledizione del film noir, che da allora non ha cessato di affascinare spettatori e registi, ancora alla ricerca delle medesime sensazioni anche nell’era del colore, vedi i casi di Brivido Caldo (Kasdan) e L'ultima seduzione (Dahl).

La fiamma del peccato
La fiamma del peccato
LA FIAMMA DEL PECCATO

- (The woman in the window, Usa 1949) - Regia: Fritz Lang. Interpreti: Edgar G. Robinson, Joan Bennett, Dan Duryea. Sceneggiatura: Nunnally Johnson. Fotografia: Milton Krasner. Musica: Hans J. Salter. - Durata: 100 min.Mentre moglie e figli sono in vacanza, un distinto professore di criminologia (Robinson), si innamora di una donna di cui ha visto il ritratto in una vetrina (Bennett). Per lei arriva ad uccidere e occultare il cadavere, ma è a sua volta vittima di un ricattatore, che infine verrà incriminato al posto suo. Ma è davvero tutto reale l’incubo che sta vivendo il protagonista? "Superlativo noir di Lang dallo stile inesorabile, scritto e prodotto da Nunnally Johnson, da un romanzo di J. H. Wallis. Il tema centrale è quello del doppleganger, con la sua problematica del doppio, del bene e del male, dell’Ego e del Superego. Può essere interpretato come un romanzo d’apprendimento il cui protagonista ha voluto dare un’occhiata dall’altra parte dell’abisso e ha imparato la lezione. Il labile confine tra innocenza e delitto e la potenziale colpevolezza di chiunque sono due temi tipici di Lang. La continuità con i suoi film tedeschi è palese." (Morando Morandini) Infatti: "L’attrazione psichica e il richiamo inconscio della rappresentazione di un destino avverso e funesto hanno la meglio sulla verosimiglianza delle incredibili disavventure del professor Wanley (guarda caso, uno psicologo) ritrovatosi coinvolto in un omicidio, in poche ore, per colpa di uno sguardo a una vetrina […] Nelle mani del regista, il tipico schema del noir dell’ingenuo incastrato o del paesaggio urbano notturno acquistano profondità psichiche e ottiche inattingibili da altri. Girato con una maestria stellare […] celebra il Lang del periodo americano, come: il più grande cineasta delle apparenze, delle false immagini. [Gilles Deleuze]" (M. Sebastiani, M. Sesti) - (Laura, Usa 1944) - Regia: Otto Preminger. Interpreti: Gene Tierney, Dana Andrews, Clifton Webb, Vincent Price. Sceneggiatura: Jay Dlater, Samuel Hoffenstein, Betty Reinhardt. Fotografia: Joseph La Shelle. Musica: David Raskin. - Durata: 88 min. - Il poliziotto Mark MacPherson (Andrews) indaga sulla morte di Laura (Tierney), sfigurata con un colpo di fucile in pieno viso. Interroga il raffinato giornalista Waldo Lydecker (Webb), suo compagno e protettore e sospetta dell’omicidio Shelby (Price), un uomo dal passato oscuro che la donna voleva sposare. Ma una sera Laura ricompare e i misteri ora sono due: chi è l’assassino e chi la vittima. Curiosamente, il titolo italiano di questo film corrisponde a quello originale di un noto film di Hitchcock, a sua volta rititolato nel nostro paese e che come il film di Preminger raccontava la storia di una donna che visse due volte. Ma più che di somiglianze tra i due film si dovrebbe parlare di un gioco di parole innescato dai distributori italiani, perché in realtà i due capolavori siedono quasi agli antipodi del genere poliziesco. Là lo sguardo di Hitchcock era come sempre lucidissimo, al servizio di una detective story in cui ci si sforzava di smentire, fin dall’inizio, ogni presunto accento sovrannaturale. Qui lo sguardo di Preminger è volutamente sospeso, offuscato, inclinato verso una dimensione onirica, malinconica e a tratti morbosa. È l’esemplare perfetto di congiunzione tra noir e barocco, con il suo cotè di riflessi, specchi e doppi illusori. Funziona, a questo scopo, la fotografia di Joseph La Shelle (premiata con l’Oscar), che lavora in controtendenza alle regole del genere, opponendo alle luci contrastate del noir tradizionale un’illuminazione chiara e dettagliata. Il tema del film, Laura di Davis Raskin, ha goduto di una popolarità, se possibile, perfino maggiore del film. - (Criss cross, Usa 1949) - Regia: Robert Siodmak. Interpreti: Burt Lancaster, Yvonne De Carlo, Dan Duryea. Sceneggiatura: Daniel Fuchs. Fotografia: Frank Planer. Musica: Miklos Rozsa. - Durata: 87 min.Steve (Lancaster) divorzia da Anna (De Carlo), smette il suo lavoro d’autista presso un’agenzia di trasporti e lascia Los Angeles per un periodo. Una volta tornato in città, si ripromette di ricominciare tutto da capo, compreso con la ex-moglie, la quale nel frattempo si è tuttavia risposata con un gangster (Durea). Deciso a riconquistare Anna a tutti i costi, Steve è disposto ad arrivare al gangster proponendo a questi un colpo sicuro: trasporterà dei valori con un furgone blindato, per il quale farà da talpa. Il giorno del colpo, però, realizza che il gangster cerca a sua volta di fare il doppio gioco nei suoi confronti, tentando di ucciderlo per tenere per sé tutto il malloppo. Mereghetti l’ha definito: "Un film cupo e disperato che, puntando più sull’analisi psicologica che sull’azione, racconta l’inesorabile avvilimento di un uomo debole e passionale attraverso alcuni dei temi forti di Siodmak: l’amore ossessivo, la violenza fredda e precisa, l’inesorabile fatalismo che schiaccia l’uomo." Sul piano formale infatti: "Siodmak con l’operatore Franz Planer, cesella bianchi, grigi e neri sui vestiti, sugli specchi e sull’ultima inquadratura, in cui intravediamo una mobile distesa marina al crepuscolo, di taglio fiammingo, alle spalle del protagonista. La bella rapina tra i lacrimogeni, la direzione degli attori, il classico montaggio alternato di flashback e tempo reale hanno la solidità e la stringatezza del classico. Da riscoprire e celebrare perché se lo merita." (M. Sebastiani, M. Sesti) - (Dark passage, Usa 1947) - Regia: Delmer Daves. Interpreti: Humphrey Bogart, Lauren Bacall. Sceneggiatura: Delmer Daves dal romanzo di David Goodis. Fotografia: Sid Hickox. Musica: Franz Waxman. - Durata: 106 min.

La donna del ritratto
La donna del ritratto
LA DONNA DEL RITRATTO

Vertigine
Vertigine
VERTIGINE

Doppio gioco
Doppio gioco
DOPPIO GIOCO

La fuga
La fuga
LA FUGA

Ingiustamente condannato per l’omicidio della moglie, Vincent Parry (Bogart) evade dal carcere, trovando ospitalità e aiuto presso Irene (Bacall), una giovane ereditiera il cui padre è morto in prigione per un’accusa simile. Dopo aver scoperto che l’amica di Irene ha avuto un ruolo decisivo nel processo e che anche il suo migliore amico è stato ucciso, Parry si sottopone a una plastica facciale e va alla ricerca dei due assassini. Una volta scoperta la verità e fatta giustizia, si da nuovamente alla macchia, rifugiandosi in America latina. "Un film noir tanto originale da sfiorare il paradosso: la storia è ai limiti della verosimiglianza e la messinscena è magistrale nell’utilizzare gli stilemi del genere per creare soluzioni inedite. L’happy end, indimenticabile e unico nell’universo cupo del noir, è il punto d’arrivo di una fuga idealista che impegna non solo Parry/Bogey ma anche la macchina da presa, in soggettiva per più di metà film (allo scopo di favorire l’identificazione con il protagonista e al tempo stesso non mostrarne la fisionomia prima della plastica facciale) e sempre tesa a scandagliare i bassifondi urbani per scoprirvi una possibile via d’uscita nascosta. Questa scommessa registica […] non doveva neppure essere realizzata: Jack Warner aveva infatti accantonato il progetto sostenendo che la soggettiva prolungata avrebbe sacrificato del tutto Bogart e dunque il successo dell’operazione: solo dopo che la Mgm fece uscire La donna nel lago di Robert Montgomery, costruito su un procedimento identico (Daves ne aveva parlato al regista) il produttore acconsentì alla realizzazione de La fuga, molto più riuscito e radicale del suo emulo." (Paolo Mereghetti)

- (Touch of evil., Usa 1957) - Regia: Orson Welles, Interpreti: Charlton Heston, Orson Welles, Janet Leigh, Marlene Dietrich. Sceneggiatura: Orson Welles, da Badge of Evil di Whit Masterson. Fotografia: Russell Metty. Musica: Henry Mancini. - Durata: 112 min.

L'infernale Quinlan
L'infernale Quinlan
L'INFERNALE QUINLAN

Ogni film girato da Orson Welles è entrato nella leggenda per un motivo o per l’altro: questo per più di uno. Dal magistrale piano sequenza iniziale, al cameo della Dietrich in una delle sue ultime memorabili apparizioni sul grande schermo con i capelli rigorosamente scuri (come si addice al tono del film), alla post-produzione "maledetta" della pellicola, tagliata e rimonatata dalla Universal alle spalle di Welles. L’epilogo di quest’ultima leggenda si è svolto in questi anni: nel 1998 il produttore Rick Schmidlin ha finanziato il restauro del film compreso un nuovo montaggio, che poi era quello originale, basandosi su un quaderno di 50 pagine di indicazioni che lo stesso Welles aveva inviato alla casa di produzione non appena scoperto il subdolo rimaneggiamento dell’opera. Ed è in questa nuova versione, un director’s cut sui generis, che presentiamo per la prima volta a Verona questo capolavoro. Gli storici del cinema lo hanno definito "il canto del cigno del genere noir", ma non si pensi per questo ad un’opera agonizzante, semmai potremmo definirlo un urlo in quella giungla d’asfalto che è la città nei film noir. Una città di frontiera, in questo caso, tra Stati Uniti e Messico, dove scoppia un attentato ai danni di un magnate locale. Le indagini coinvolgono i rappresentanti della legge di entrambi gli stati, in un incalzante testa a testa tra il sinistro Quinlan (lo stesso Welles) e l’aitante Vargas (Heston, in versione messicana, altro particolare eccentrico del film). La vicenda, tratta da Contro tutti, un romanzo di Whit Masterson, è avvincente già di suo, lo stile con cui è girato il film lo è ancora di più: dai piani sequenza mozzafiato, ai vari grandangolo a focale corta, che si susseguono quasi a costruire, come spesso in Welles, partiture di obliqua e ispirata poesia visiva.

INFORMAZIONI - Luogo delle proiezioni e vendita biglietti: Cinema Kappadue Via Rosmini 1/B - 37123 Verona tel. 045 8005895

Prezzi: Biglietto intero Euro 5,00 - Biglietto ridotto Euro 3,50 - Associazione Amici del Verona Film Festival, soci Fnac, soci aderenti ad Associazioni di cultura cinematografica, militari, studenti universitari, Università della terza età, Cral Comune di Verona. Biglietto ridotto speciale Euro 3,00 - over 60