Nasce una nuova grande serie targata Delos Digital, storie a tinte forti che fondono l’action con la spy story senza dimenticare l’elemento di sessualità esplicita. Tutto questo è Sex Force: ne parliamo con il curatore ed artefice Stefano Di Marino.

         

Un titolo coraggioso per una scelta coraggiosa: come nasce l’idea di “Sex Force”?

Da due intuizioni principali. La prima è che il “sesso hard core” è riconoscibilmente “uno degli” elementi vincenti sia nella serie SAS che nel Professionista. Dico “uno degli” elementi perché non è l’unico e questo ci ha poi aiutato a individuare le componenti della narrativa erotica dedicata al pubblico maschile, che non si può ridurre al sesso come mero esercizio ginnico.

C’è un universo di desideri e fantasie maschili che Ian Fleming aveva ben compreso negli anni ’50 quando diceva di scrivere per un pubblico di uomini eterosessuali che sognavano una vita di avventure improbabili ma non impossibili. Quindi conquiste femminili e tutto quel che segue - descritto ovviamente in sintonia con il nostro tempo - ma anche avventura, voglia di godersi la vita, macchine potenti, location esotiche, rischio. Tutto condito con eleganza, scelta accurata degli accessori dalle pistole, ai sigari e persino agli orologi. Senza vergognarsi di essere uomini.

Secondariamente la presenza in libreria di un sovrannumero di saghe erotiche (a volte molto erotiche) al femminile ha generato l’idea di lanciare una sfida e vedere quanto, da una prospettiva differente, potesse avere successo l’eros declinato in maniera diversa.

         

L’obiezione che più volte ti sarai sentita porre è abbastanza intuibile: è una narrativa maschilista?

No e non lo dico così per allontanare dei sospetti arrampicandomi sugli specchi. In nessun modo l’erotismo presente in Sex Force incita alla sopraffazione della donna. Non per nulla nella “bibbia” della serie sono fissati dei limiti ben precisi. Il sesso, come lo vedo io, in questi racconti è sempre qualcosa di giocoso, di piacevole per entrambi i partner (a volte sono più di due, ma questa è un’altra storia). Niente stupri o forzature.

Certamente, spesso è assente il “sentimento” ma noi uomini (e anche qualche donna) siamo fatti così. Alla fine il sesso viene rappresentato come un’attività ginnica, ludica. I protagonisti di Sex Force sono dei seduttori ma anche dei sedotti. Certo le storie criminali impongono situazioni e personaggi negativi ma non c’è alcun risvolto prettamente maschilista. Tanto che, sorprendentemente, ho ricevuto diversi apprezzamenti da molte lettrici... che spesso sono anche lettrici del Professionista.

         

Il rapporto fra pulp e sessualità dichiarata è molto stretto: ci sono autori o personaggi a cui ti sei più ispirato?

Praticamente tutti i veri eroi del Pulp sono degli... sciupafemmine. Me ne vengono in mente moltissimi. Al di là degli agenti segreti della narrativa spionistica, ricordo Kriminal che era eroe molto più maschile di Diabolik. Un uomo che cedeva spesso alle tentazioni della carne, tradendo la sua Lola ma profondamente ferito quando questa decideva di lasciarlo. Un incoerente? forse solo “umano”. Non certo un uomo che picchierebbe una donna.

Poi ci sono gli eroi erotici... quelli dei film hard e prima ancora dei cineromanzi erotici da Killing a Supersex. Insomma tutta una schiera di personaggi che, più o meno audacemente, hanno praticato la bella vita e hanno affascinato il pubblico. Seduttori ma, alla fine, sempre rispettosi della donna. E forse per questo amati.

         

Non sei certo solo in quest’avventura: chi sono gli altri autori?

Guarda, all’inizio è stata dura. Ho interpellato moltissimi amici e colleghi. Alcuni si sono defilati subito, dicendo che il genere non faceva per loro. Posso capirli. Altri erano disposti a partecipare ma ad antologie tematiche, con opere fuori format, d’autore. E questo mi va meno bene. Però nessuno obbliga nessuno a far nulla. Poi, dopo le prime uscite sono arrivate decine di richieste a partecipare alla collana. Ho fatto i compiti e distribuito il concept. Dopotutto è un progetto che uno può o non può accettare.

Da subito però hanno risposto con entusiasmo Francesco Perizzolo che è un lettore, accanito di SAS e del Professionista e, per interessi suoi, è quasi la controfigura del suo eroe, Kiko Dias che incontrerete prestissimo.

Poi Romano De Marco, cantore del piombo rovente e del thrilling all’italiana, che un po’ la faccia da seduttore ce l’ha veramente e ha saputo trovare una formula ironica e divenente.

Nel frattempo stanno aggiungendosi altri autori, alcuni dei quali hanno già superato un primo vaglio e che vi presenterò più avanti. E poi... sorpresa. Si è avvicinata una ragazza. Io ho cercato di dirle che forse le collane femminili erano più nelle sue corde, ma lei no... da buona lettrice del Prof ha tirato diritto e mi ha mandato un concept e un racconto... fenomenali. Spero di poterla pubblicare presto perché ha proposto un’idea intelligente che tiene conto della femminilità (e del successo del personaggio della “signora” Amanda la direttrice della Hot Dreams), pur affrontando azione a secco con un piglio vigoroso e molto... fisico.

         

Sex Force sarà un insieme di storie a sé o ci sarà comunque una continuity fra i personaggi?

Sex Force va letta come una serie TV... di quelle del genere di Spartacus, tanto per farvi un’idea del livello di sesso e violenza. Ma anche narrativamente. C’è un universo che è quello dell’agenzia Hot Dreams, di Amanda che è sempre presente (e sempre vanamente desiderata), del mondo criminale che si allarga a 360 gradi anche se ogni serie ha il suo personaggio.

Ci sono dei legami di continuity, di coerenza tra le storie. Quelle che scrivo io a volte sono divise in episodi sempre autoconclusivi ma molto legati uno all’altro. È la lezione della TV da 24H a Lost. Credo che sia un bene che il lettore oltre a trovare personaggi e situazioni ricorrenti, si domandi anche dove andrà a finire la storia e come si svilupperanno certe sottotrame che uniscono protagonisti e antagonisti. Semplicemente ci sono avventure (perché la storia ha sempre la sua importanza) che richiedono più spazio. E questa formula del digitale a basso costo ma a periodicità serrata permette di seguire strade che sulla carta stampata a volte sono più difficili.

         

Il tuo universo narrativo si espande: i personaggi di Sex Force incontreranno mai il Professionista?

No, questo al momento non è previsto. Proprio per non creare sovrapposizioni ho scelto di evitare di scrivere delle spy story nel mondo del Professionista per non creare confusione. Però... insomma le regole sono anche fatte per essere infrante. I meccanismi narrativi, gli intrecci, le emozioni sono anche molto simili.

         

A proposito di Chance Renard, è imminente l’arrivo in edicola della nuova avventura: puoi anticiparci qualcosa?

La Triade di Shanghai, il Professionista di novembre, è un romanzo importante per la serie. Ho impiegato il doppio del tempo abituale per scriverlo e porta in sé tutto quello che io e, mi auguro, i lettori amiamo del Professionista. Chance si trova in una situazione disperata, braccato dall’Inglese che non è certo morto sulle montagne dell’Himalaya e finisce per accettare una missione di infiltrazione ad alto rischio. Da qui parte una storia complessa piena di colpi di scena e ambientazioni differenti, c’è Gangland, ma anche la Parigi di Pietrafredda, poi un inedito paesaggio del deserto del Taklimakan, il “luogo dove non vive nulla”, il confine tra Messico e USA e poi Shanghai con le triadi, i servizi segreti che si contendono potere e denaro. E poi i ninja, la vecchia squadra con la Bimba e persino un inedito Gobbo... innamorato.

Ma c’è anche qualcosa di più, un filo diretto ma comprensibilissimo con uno dei miei primi romanzi, Lacrime di Drago. Chance incontra la figlia dei protagonisti di quella vicenda che era la storia del traffico di eroina dal ’49 agli anni ’90. Ma oggi la situazione è del tutto cambiata. Invece che l’eroina si spacciano metamfetamine. Insomma credo che una storia così non l’abbiate mai letta.