Roberta Bruzzone – psicologa forense, criminologa, esperta in psicologia investigativa, criminalistica, Bloodstain Pattern Analysis (scienza che dallo studio degli schizzi di sangue ricrea la scena delittuosa) e Criminal Profiling – è autrice di Chi è l’assassino: diario di una criminologa, da poco uscito per Mondadori. Partendo dai casi più eclatanti avvenuti negli ultimi anni, e nei quali spesso è stata coinvolta in prima persona, Roberta Bruzzone ripercorre sotto forma di diario gli scenari anche analizzando la scena del crimine, gli interrogatori, i processi e le piste alternative. Il tutto supportato da dati oggettivi quali sentenze, verbali di interrogatori e analisi fotografiche, dà  in questo modo un quadro completo della situazione, evidenziando i punti fermi di ciascun caso e le incongruenze sconosciute all’opinione pubblica.

Gli omicidi affrontati sono di diversa tipologia, alcuni casi specifici tra quelli noti:

· Omicidio intrafamiliare, quale ad esempio il delitto avvenuto il 26 agosto 2010 ad Avetrana (TA) a danno della quindicenne Sarah Scazzi. Per il quale sono sotto processo la cugina della vittima, Sabrina Misseri, la zia, Cosima Serrano, e lo zio, Michele Misseri: una vicenda ancora aperta, che ha avuto una grande eco in Italia. L’autrice, coinvolta in prima persona, ci riporta aspetti salienti, quali l’incontro con il tanto discusso Michele, noto all’opinione pubblica per le sue posizioni altalenanti: “A tu per tu con il presunto orco. L’interrogatorio della svolta”.

· Delitto passionale: “Sangue nei vicoli di Genova: il caso di Luciana Biggi”, la trentaseienne uccisa in un vicolo di San Bernardo a Genova, il 28 aprile del 2006. Unico imputato il suo ex fidanzato, Luca Delfino, - già condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio dall’ex fidanzata Maria Antonietta Multari. La Biggi è stata martoriata da quaranta coltellate il 10 agosto 2007 a Sanremo. Delfino, indicato come principale sospettato, il 14 febbraio 2011 è stato assolto per “non aver commesso il fatto”.

· Clamorosi casi giudiziari come quello relativo a “Chico Forti”, che dopo un processo di ventiquattro giorni, il 15 giugno 2000 viene ritenuto colpevole dell’omicidio di Dale Pike con una sentenza che ha del surreale: “La Corte non ha le prove che lei, signor Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che Lei sia stato l’istigatore del delitto. I suoi complici non sono stati trovati ma lo saranno un giorno e seguiranno il suo destino. Portate quest’uomo al penitenziario di stato. Lo condanno all’ergastolo senza condizionale”

· Misfatti del passato sui quali pendono ancora interrogativi, quale il delitto di via Poma o quello dei fidanzatini di Poliporo. Qui la criminologa ricostruisce nei minimi particolari le vicende cercando di fare luce su alcuni punti bui e scuri, con la sua metodologia seria e competente.

Cosa spinge le persone a gesti così efferati? É la stessa autrice  a condensare in un unico leitmotiv l’elemento propulsore del delitto:

“Uccidere rappresenta fondamentalmente un modo per risolvere un problema. Che a noi sembri un grande o un piccolo problema ha poca importanza, perché ciò che conta è solo il punto di vista dell’assassino. Ed è proprio lì, in quella zona d’ombra che alberga nella mente di chi sceglie di uccidere, mentire, violentare, perseguitare,maltrattare che si svolge la parte più importante e delicata del mio lavoro”.

Il lettore viene condotto direttamente sulla scena del crimine, per risolvere la quale occorre tentare di rispondere ad una serie di domande che si presentano davanti al reato:

Ø Che omicidio è stato commesso?

Ø Quale è il movente primario?

Ø Quale è l’esatta sequenza degli atti compiuti dall’offender?

Ø Dove è stato commesso il crimine?

Ø Esistono elementi che portano ad un eventuale depistaggio?

Un libro estremamente interessante che ci scioglie alcuni nodi in sospeso, adatto a tutti ma consigliatissimo a chi segue la cronaca e a chi è appassionato di criminologia, perché la Buzzone, con impegno e precisione, apre le porte al lettore degli anfratti più “inaccessibili delle personalità altrui, dove risiedono i segreti più inconfessabili”.