Una vita sprecata, di Biagio Proietti, è l'ultimo romanzo pubblicato dalla casa editrice Flaccovio nella collana Gialloteca, ormai giunta al suo quindicesimo volume.

Il commissario Daniela Brondi, a capo della squadra mobile di Mantova, si trova a indagare sull'omicidio di una studentessa diciottenne, Monica, trovata morta nelle campagne della città.

Nella storia vengono coinvolti due professori della scuola frequentata dalla ragazza: Marco Dori, uomo misterioso che nasconde un segreto del passato e Francesco Raveggi, solitario insegnante di matematica.

I due sono amici, a modo loro, e quando Marco viene incriminato per l'omicidio Francesco crede nella sua innocenza. Ma sono molti i quesiti a cui il commissario deve dare una risposta. Chi è il signor G? E cosa nasconde Sara, amica di Monica, ragazza tranquilla fino a quel momento, ma totalmente coinvolta nella vicenda? E Marco Dori è davvero il colpevole dell'omicidio?

La storia si snoda in maniera avvincente, l'autore coinvolge il lettore in una trama che non gli lascia scampo fino alla fine, quando si scopre il vero assassno e la vicenda giunge alla conclusione.

Una vita sprecata può dirsi a tutti gli effetti un buon romanzo giallo con tutti gli ingredienti perchè possa essere definito tale.

In particolare nello svolgersi del libro l'autore è riuscito a creare una suspensa tale per cui il lettore vuole proseguire la lettura per scoprire sempre nuovi dettagli e particolari, per trovare le prove per condannare o assolvere Marco Dori.

Una vita sprecata, però, non è solo un romanzo giallo, è infatti anche un romanzo di esplorazione all'interno dell'animo umano, sempre alla ricerca di risposte a mille domande, o forse solo alla ricerca, di una vita normale.

I personaggi, infatti, sono tutti persone sole, per scelta o per costrizione: c'è chi cerca di ricostruirsi una vita normale, dopo che essa è stata distrutta dai pregiudizi della gente, come Marco Dori, ma all'improvviso si trova nuovamente catapultato nell'incubo; c'è invece chi rimane solo per l'incapacità di amare, come Francesco o chi sceglie la solitudine perchè crede che questa sia la scelta migliore, come il commissario.

Non tutti riusciranno a vincere la loro battaglia, ma forse non si può nemmeno parlare di una vera e propria sconfitta: solo di quotidianità.

Il grande merito di Biagio Proietti è stato quello di aver saputo dare spessore a questo romanzo, uno spessore che spesso manca ad alcuni autori che decidono di scrivere un romanzo giallo. Egli non ha trascurato i dettagli riuscendo così a trasmettere al lettore una sensazione di completezza nella trama e nell'ambientazione, permettendogli di calarsi completamente nelle vicende narrate.

In generale la sua storia si basa su una trama ben costruita, su personaggi scavati profondamente e non superficiali e bidimensionali.

Questo vale non solo per i protagonisti, ma anche per le comparse, se così è lecito chiamarle, pensate non per essere macchiette, ma personaggi a tutto tondo.

In conclusione un romanzo che avvince e commuove il lettore, fino all'ultima pagina, che non si può certo dire racchiuda il lieto fine.