I legami fra spionaggio e letteratura non passano solo per i romanzi sull’argomento, ma anche per le persone fisiche degli scrittori, alcuni dei quali appartengono al mondo dell’intelligence o ne sono comunque coinvolti.

Nell’ottobre 2009, da Città del Messico, le agenzie battono che Gabriel García Márquez era «un agente della propaganda al servizio dell’intelligence cubana» ed avrebbe avuto un ruolo nel traffico d’armi tra l'isola caraibica e il suo Paese, la Colombia. Risulta dagli archivi dei servizi segreti messicani, che tra il 1967 e il 1985 hanno spiato le attività dello scrittore, residente dagli anni ’60 nello stato dell’America centrale.

Un esempio estero di quello che in Italia viene ormai definito “dossieraggio”? Cioè la pratica di pubblicare indiscrezioni eclatanti su personalità pubbliche? Ad avvalorare le esternazioni della DFS, Dirección Federal de Seguridad, l’intelligence di Città del Messico, contribuirebbe quanto ha già scritto Gerald Martin, un critico letterario cui si deve la Vita di Gabriel Garçia Marquez, uscita l’anno scorso nell’edizione italiana da Mondadori.

  

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