La biografia di Giacinta Caruso è un mistery, come il suo primo romanzo, Il giardino delle delizie. Una minuscola nota ci informa che è nata e vive in provincia di Roma e che ha lavorato per una decina d’anni come giornalista per un quotidiano romano.

Il giardino delle delizie, come si può intuire, prende il titolo dall’omonima opera del pittore fiammingo Hieronymus Bosch e tratta proprio il mistero che avvolge la presunta influenza sull’artista di tale Jacob de Almaengien, Gran Maestro di una setta chiamata i Fratelli e le Sorelle del Libero Spirito, dedita a culti carnali per il ricongiungimento con l’Altissimo.

Il romanzo si svolge su due assi temporali: uno, nel XVI secolo, che vede come protagonista Aleyt van de Pervenne, moglie di Bosch, impegnata in una tresca col Gran Maestro; l’altro, a noi contemporaneo, in cui si assiste alle indagini di Nicholas Hall, ispettore erotomane della polizia metropolitana londinese, rapito, tra un copula e un’altra, dalle indagini sul ritrovamento di una testa di una ragazza nel ventre di un merluzzo.

Ovviamente, i due assi temporali, sono legati in maniera indissolubile nello svelarsi del mistero, anche perché il buon Hall legge le vicende amorose di Aleyt su un manoscritto ritrovato nel computer della ragazza decapitata.

Gli ingredienti di un buon mistery ci sono tutti, il romanzo è scritto bene, senza intoppi, i personaggi sono azzeccati e ben caratterizzati. Anche se, a dire il vero, Il giardino delle delizie un piccolo neo ce l’ha: corre un po’ troppo nelle ultime pagine, quasi come se l’autrice avesse fretta di concludere.

Non aspettatevi sconvolgimenti cosmici a la Codice da Vinci, questo è un libro per certi versi più onesto, svolge il proprio compito, vale a dire intrattenere il lettore con la risoluzione narrativa di un mistero, senza mettere fandonie in testa ai creduloni.

Spesso, i mistery, com’è d'altronde insito nella loro natura, prediligono l’atmosfera e l’intreccio a scapito dei contenuti; Il giardino delle delizie fa eccezione: vi si può trovare un’interessante spunto di riflessione sullo sviluppo della sessualità e dell’erotismo in cinquecento anni di storia.

Piccante.