Il Ku Klux Kar, dedito allo sfregio delle auto di lusso, ha fatto la sua prima apparizione ufficiale a Vicenza. A "rappresentarlo" i tre incappucciati che, nella notte fra il 14 e il 15 giugno, si mettono a bloccare il traffico in corso San Felice,  materializzandosi come una sorta di incubo davanti agli attoniti automobilisti delle ore piccole.  Il loro travestimento ricorda troppo sfacciatamente il Ku Klux Klan americano, per non destare profonda inquietudine.

Ma i tre non sono animati dagli stessi ideali razzisti dei loro "modelli" del Mississippi, accontentandosi di fare i vigili abusivi per  deviare il traffico in una via laterale. Lo scopo è quello di consentire ai complici di sfasciare le vetrine di una concessionaria, e da lì fuggire a bordo di due costose Saab 9.3 cabrio. Il cerimoniale del Ku Klux Kar deve per altro essere perfezionato, perchè una delle due berline si impianta subito, a causa delle gomme bucate dai vetri sparsi sull'asfalto. Il tutto ci viene raccontato da Diego Neri sul Giornale di Vicenza del 16 giugno.

E' invece Giorgia Guarienti a informarci, sulla prima pagina del Corriere del Veneto del 17 giugno, della liberazione di Zeus, avvenuta a Verona. Lo Zeus in questione non è il dio dell'Olimpo, nè un capocosca dei nostri giorni in vena di aulici soprannomi. E' invece il "dogo", possente e temibile cane di razza argentina, resosi "colpevole" lo scorso inverno di tre episodi di aggressione ai danni di passanti.

Da qui l'"arresto" disposto dalla magistratura, con accompagnamento coatto in una pensione per cani gestita dal Comune di Verona. Ma Zeus ha anche un padrone, il diciottenne Nicolò Burstall, che pur di tornarne in possesso, si è sottoposto assieme a lui a un lungo corso di "controllo e terapia comportamentale". Dopo tre mesi di lezioni a cavallo fra galateo e psicologia, Nicolò ha ottenuto l'ordine di scarcerazione di Zeus, firmato da un procuratore aggiunto, anche se, come succede a tutti i "pentiti", il cane sarà d'ora in poi osservato speciale da parte delle forze di Polizia.

Termometro e giornali alla mano, molti segni fanno presagire una nuova estate di smanie ed escandescenze, secondo le più efferate tradizioni di Gotico Padano.

Tra i primi escursionisti sulle Dolomiti sopra Cortina d'Ampezzo non è mancato quello che, avventuratosi nei boschi di Cimebanche, è stato colto da nausee e bruciori dovuti a una violenta intossicazione a base di adamsite, gas irritante usato dalle truppe del Terzo Reich durante la seconda guerra mondiale. Come riferito dal Corriere del Veneto del 15 giugno, questi tossici effluvi sono rimasti vanamente imprigionati per oltre sessant'anni, prima di espandersi nell'atmosfera e fare subito una vittima.

Per prevenire certi "fumi" provocati dalla canicola, con inevitabili ripercussuioni nei comportamenti delle persone, il Comune di Vicenza ha scelto le maniere stolte, annunciando la chiusura obbligata a mezzanotte dei pubblici esercizi, con conseguente rabbia degli esercenti, e tristezza dei cittadini costretti a passare le ferie a casa. Ma non sono i soli, apprendiamo dal Giornale di Vicenza del 12 giugno, dove si legge un ampio pezzo dal titolo "La scure degli orari sul Bingo", con esplicito virgolettato di Tiziano Cunico, amministratore delegato di Bingo Time: "Follia, sarebbe un tracollo". Pare infatti che l'afflusso dei giocatori incalliti, con aumento delle puntate pesanti (e della conseguente disperazione di chissà quante famiglie) si registri verso le quattro del mattino. Anticipare la chiusura alle 24 potrebbe provocare un decremento della dipendenza dal gioco su cui basa parte delle sue fortune l'immane carrozzone del Bingo, gestito direttamente dallo Stato, a cui va il 20% degli incassi.

Questo, su per giù, il Nordest che si accinge a varcare il Rubicone della follia costituito dal solstizio d'estate. Dopodichè saranno di nuovo sollevate le inferriate delle belve, rischiando di far cadere un'intera regione in balia di mostri, esibizionsti e disturbati pichici. Qualcuno teme (o sogna) il ritorno in scena di inafferrabili miti del passato. Dalle parti di Zugliano, piccolo centro dell'Alto Vicentino, si vocifera della ricomparsa del misterioso defecatore solitario che, nell'estate di cinque anni fa, lasciò poderose tracce dei suoi escrementi ("montagne" li definirono alcuni testimoni) in piazze, mercati e cabine telefoniche di un vasto territorio pedemontano. L' "Uomo senza water" finì addirittura  sulla prima pagina del Giornale di Vicenza del 4 agosto 2000, betificato dalle toccanti parole con cui il mussoliniano Bruno Bonollo ispirò il titolo "L'imprendibile Arsenio Cagon".