Dopo il successo del romanzo Tutto quel nero (Il Giallo Mondadori n. 3041), Cristiana Astori torna alla forma del racconto breve per conquistare tutti i fan del cinema horror di serie B (e delle sue regole incontrovertibili).

È uscito nel formato eBook il racconto Il buono, il bruto e la bionda (MilanoNera): abbiamo incontrato l’autrice per parlarne.

              

Dopo un romanzo lungo, denso e corposo, che effetto fa dedicarti ad un racconto breve e fulminante?

In effetti ho dovuto riabituarmici. Non è facile concentrare tutto in poche cartelle, specie per me che in una storia amo soffermarmi sui dialoghi e sui personaggi. Poi ho provato a immaginarmi di scrivere un cortometraggio... anche se trarne uno da Il buono, il bruto e la bionda è tecnicamente impossibile... chi leggerà, vedrà.

                     

Le “regole” dei film horror sono ferree ed inviolabili: come mai noi continuiamo a vederli sapendo già che chi si separa dal gruppo morirà?

Umberto Eco dice che i fruitori di una serie non amano tanto le variazioni all’interno di un episodio, quanto la ripetizione delle costanti. Per esempio nel tenente Colombo i momenti che pregustiamo sono quelli in cui nomina la moglie o pronuncia la solita frase: «Un’ultima cosa...», anziché la detection in senso stretto. Così lo stesso vale per gli horror: gli stereotipi ci rassicurano, in questo caso dandoci la paradossale certezza che qualcosa di imprevedibile sta per accadere.

                     

Sei una grande “divoratrice” di letteratura e comics: sei d’accordo che lì le trame horror sono molto più libere dai vincoli cinematografici?

Sicuramente la letteratura e il fumetto non sono sottoposti all’intervento della censura, che ha snaturato molti film, oltre al fatto che una sceneggiatura, a differenza di un libro, viene rimaneggiata da figure diverse per star dentro a numerosi vincoli, primi tra tutti i costi di produzione. Inoltre se un regista per spaventare può contare sull’atmosfera, sugli effetti visivi e sulla musica, l’arma più grande dello scrittore è l’immaginazione. Il cinema può farti vedere il mostro, ma chi legge un libro può dargli la forma che più lo inquieta, come se tra scrittore e lettore si creasse un ideale ponte di comunicazione.

                  

Hai partecipato a molte antologie cartacee: come è nata l’idea invece di un racconto digitale in solitaria?

La proposta è venuta da MilanoNera ed è stata decisamente stimolante. L’idea de Il buono, il bruto e la bionda era da un po’ che mi ronzava per la testa, ma non si sarebbe potuta adattare a molte antologie, né sarebbe potuta diventare un romanzo, sia perché la trovata finale non poteva andare troppo per le lunghe, ma anche perché non so se sarei riuscita a ragionare come Jeff e Kevin per un libro intero... Il formato eBook si è dunque rivelato il più azzeccato.

                   

La formula dell’eBook ha fatto rinascere due forme letterarie dimenticate, il feuilleton e il racconto breve: continuerai a cavalcare l’onda digitale?

Il mio primo amore resta sempre la carta, ma trovo che l’eBook possa essere molto funzionale per simili operazioni, oltre ad affiancare validamente il romanzo cartaceo. Molti per esempio mi hanno chiesto come procurarsi una copia del mio romanzo Tutto quel nero, la cui uscita, come tutti i Gialli Mondadori, è limitata a un mese in edicola. Senza dubbio il formato eBook permetterebbe di diffonderlo maggiormente tra il pubblico.

         

Per concludere, ecco il link dove trovare l’eBook in questione, a soli 0,89 euro: http://www.amazon.it/Il-buono-bruto-bionda-ebook/dp/B007NMJ53Q/ref=sr_1_5?ie=UTF8&qid=1332569785&sr=8-5&tag=milan0b-21