«Come marito, era un bugiardo e un egoista. Un vero stronzo»: non va per il sottile Nina Sachs nel descrivere il marito scomparso, ma è anche vero che sa di avere di fronte un uomo altrettanto pratico e alla mano.

John March è un investigatore privato molto particolare. Nasce in una famiglia di ricchi affaristi di Manhattan, molto conosciuti (se non addirittura temuti) nell’ambiente finanziario, quell’ambiente a cui subito John rifiuta di appartenere. Malgrado i piani che la sua famiglia ha per lui, molla tutto e diventa poliziotto. Le cose non vanno bene, né a livello professionale né personale, e dopo qualche anno John torna a Manhattan ma rifiuta ancora il destino finanziario a cui è tesa tutta la sua famiglia, riciclandosi così investigatore privato.

Per un investigatore conoscere il mondo dell’alta (e spietata) finanza di Wall Street è un vantaggio non indifferente, così dopo aver seguito la sua prima indagine – nel romanzo Un ricatto rosso sangue (Black Maps, 2005. Garzanti) – lo incontriamo ora alle prese con un affarista scomparso nel secondo romanzo della serie, Il prezzo dei soldi (Death’s Little Helpers, 2005).

Gregory Danes non è quello che si dice un professionista stimato: è un analista finanziario di grande talento e dal fiuto invidiabile, che tanto riesce nel suo lavoro quanto fallisce dal punto di vista personale: in pratica, sono così tante le persone che lo detestano che non stupisce il fatto che un giorno l’uomo scompaia.

Il risvolto curioso della storia è che a ingaggiare John March per ritrovare l’uomo è l’ex moglie di quest’ultimo, che di certo non lo ama e che da alcuni anni – insieme alla propria compagna più o meno dichiarata – cresce il problematico figlio dell’analista. Nina non è certo preoccupata per l’ex marito, ha solo a cuore che il flusso degli assegni mensili non si interrompa, proprio ora che ha una mostra di proprie opere artistiche da seguire (e finanziare).

Malgrado se ne sia allontanato da tempo, quindi, John sarà costretto a continuare a venire a contatto con il mondo finanziario che tanto ha odiato per sbrogliare la matassa di inganni e macchinazioni che ruotano intorno all’odiato ma capace analista finanziario.

L’attenzione sul mondo finanziario da parte dell’autore non è né casuale né programmata: è obbligatoria! Peter Spiegelman è stato per vent’anni immerso fino al collo nel mondo di Wall Street che ora racconta attraverso i suoi romanzi.

Nato e cresciuto a New York e divenuto in breve tempo esperto di servizi e software finanziari, nella metà degli anni Novanta si dimette da vice-presidente di una importante azienda di Wall Street per diventare socio di una azienda di software che, di lì a poco, diventerà leader nel settore. Nel 2001 Spiegelman decide che è “sazio” di affari e finanza e molla tutto: da quel momento si dedica unicamente alla narrativa. Con Knopf pubblica nel 2003 il suo romanzo d’esordio, il già citato Un ricatto rosso sangue.

Con un trascorso del genere, come si può non apprezzare la cognizione di causa con cui la trama de Il prezzo dei soldi è sviluppata? L’autore sa bene di cosa parla e fa entrare il lettore in un gorgo di situazioni e concezioni di solito riservate agli addetti ai lavori, alla scoperta di un mondo spietato che non ha nulla da invidiare ai bassifondi criminali e degradati incontrati in tanti romanzi gialli.

L’autorevole traduzione, poi, di un grande professionista come Mauro Boncompagni – nome storico del Giallo Mondadori, anche come curatore di antologie – guida il lettore e gli consente una lettura scorrevole e sempre piacevole.

L’investigatore John March torna nel 2007 con il romanzo Red Cat, edito nel 2009 con lo stesso titolo ne Il Giallo Mondadori (n. 2978). Lo stesso anno viene recuperato e pubblicato l’inedito This Year’s Model, racconto breve che costituisce la prima apparizione del personaggio di Spiegelman.

Non resta che augurarci che l’autore newyorkese torni presto a parlarci di questo particolarissimo personaggio.