Driver è stuntman automobilistico di Hollywood dalla doppia vita. Controfigura di giorno, autista per alcuni criminali, la notte. La sua vita è destinata a cambiare quando deciderà di aiutare il marito della sua vicina di casa Irene, che appena uscito di prigione si ritrova ricattato dai alcuni ex complici…

Forse si potrebbero concedere a Drive, del danese Nicolas Winding Refn, lo stesso tempo che Drive è uso concedere ai suoi passeggeri, cinque minuti cioè (più che sufficienti ad arraffare il malloppo, dopodiché chi si è visto si è visto…).

La regola applicata al film corre il rischio di apparire tranchant, certo, però non viene in mente niente di più appropriato per approcciare un film del genere che definire spiazzante è dire poco.

A tratti algido fino all’inverosimile, anzi fino all’indifferenza, in altri soggetto ad accensioni improvvise, a ritorni di fiamma che scardinano la cortina di indifferenza eretta fino ad un istante prima. Scene di acuto realismo, la sequenza iniziale ad esempio, dove la telecronaca di una partita di baseball fa da filo conduttore al “secondo lavoro” di Drive, lasciano il posto ad altre, una in particolare, interamente girata dentro un ascensore, dove invece tutto è assolutamente incongruente con quello che possiamo definire come realistico perché le luci si abbassano e poi tornano ad alzarsi mentre il bacio tra i due (Drive e Irene…) è troppo lungo e soprattutto “fuori posto” visto quello che sta per accadere e che di lì a poco puntualmente accadrà.

NWR sembra al momento un regista innovativo fino ad apparire a tratti velleitario. Da un lato dimostra di aver appreso la lezione dei grandi e più grandi di lui (impossibile nella fattispecie non pensare a Driver l’imprendibile del grande W. Hill mentre gli scoppi di violenza improvvisi fanno pensare al ben conosciuto stile del Kitano noir. Dall’altro procede di testa sua rischiando il vezzo stilistico come nel redde rationem dove preferisce filmare le ombre dei personaggi piuttosto che i loro corpi (scelta certo controcorrente in un film dal così alto voltaggio fisico…).

Che altro aggiungere? Che NWR si è portato a casa la Palma d’Oro come miglior regia a Cannes ultimo scorso, che pare, seppure giovane assai, già aver trovato il suo alter ego (Ryan Gosling), che è stato capace di fare di un regista di buoni sentimenti come Albert Brooks, un villain di rara ferocia.

Sufficientemente anomalo da meritare un’occhiata.