Nel 1971 all’Università di Stanford venne condotto un celeberrimo esperimento sul comportamento umano: i risultati sconvolsero il mondo intero. Nel 1999 lo scrittore tedesco Mario Giordano ricostruì gli avvenimenti in forma romanzata: il risultato fu il bestseller Das Experiment. Black Box: lo stesso Giordano sceneggiò il proprio testo per il film tedesco The Experiment - Cercasi cavie umane (Das Experiment, 2001).

Come se già il film di Oliver Hirschbiegel non fosse abbastanza deludente, sono intervenuti gli USA con la loro atavica e famelica voglia di remake: il risultato è un ancor più deludente The Experiment (2010), recentemente uscito in DVD italiano.

Il film dovrebbe ricostruire gli eventi del ’71, con un gruppo vario di persone che partecipano ad un esperimento: dovranno rimanere 15 giorni chiusi in un finto carcere con metà di loro nella parte di detenuti e metà in quella di secondini. Appena indossata la divisa, il gruppo che interpreta i secondini viene preso da delirio di onnipotenza e non passa molto che la situazione degeneri.

Sceneggiato e diretto da Paul Scheuring (che a quanto pare ama le storie carcerarie, vista la sua lunga esperienza con il serial Prison Break), il film fallisce esattamente dove falliva l’originale tedesco: sembra che le mele marce rovinino il raccolto, mentre il vero esperimento originale dimostrò che non esiste raccolto... sono solo mele marce!

La violenza è dentro ognuno di noi, e in determinate circostanze tutti (ma proprio tutti) possono trovarsi ad agire in modo violento. Sembra un concetto talmente ovvio, talmente lampante, che stupisce prendere atto che entrambi i registi (e forse il romanzo, ma non avendolo letto non si può dire) lo ignorano.

Malgrado l’eccezionale interpretazione di un “mostro sacro” di lunga data come Forest Whitaker e di un “mostro sacro” di primo pelo come Adrien Brody (non perché reciti da poco, ma solo perché da poco ha la possibilità di dimostrare il proprio valore), i loro personaggi sono talmente ridicoli e fuori da qualsiasi realismo che tutto l’esperimento - che invece dovrebbe angosciare perché realistico - si trasforma in una pagliacciata.

Com’è loro usanza, gli americani copiano pedissequamente tutti gli aspetti peggiori degli originali che “remakano”, riuscendo però ad aggiungere elementi propri che risultano ancora peggiori.

Più che il racconto di un esperimento, questo film è una raccolta di luoghi comuni sui prison movies made in USA, perdendo ogni attinenza con il vero esperimento del ’71.

Una grande occasione mancata.