Con l’ispettore capo di Scotland Yard Charles Blair… 

Un alibi di troppo di Andrew Garve, Mondadori 2011.

Quando un piano è troppo accurato, quando gli alibi sono troppi allora c’è puzza di bruciato (mi è venuta anche la rima). E’ quello che può succedere nella vita criminale della realtà e della fantasia. Come in questo caso.

Al dunque. Viene ucciso nella sua casa John Lumsden, un vedovo pittore seguito dalla governante Kathie Bowen. Il testamento prevede una ripartizione dei beni in parti uguali tra il nipote Michael Ransley e il giovane protetto George Otway, ma anche altri personaggi hanno da guadagnarci dalla sua veloce dipartita. Alcuni elementi da ricordare: il telefono rovesciato sul tavolo, una strana telefonata, pezzi di vetro di una cornice (che poi si rivelano altro), in seguito secondo testamento nell’apposito cassetto segreto (un classico).

Ad indagare l’ispettore capo di Scotland Yard Charles Blair “Un uomo alto, sulla quarantina, il viso liscio e ben rasato, naso lungo e labbra sottili dal sorriso sardonico” che non piaceva ai criminali, insieme al sergente Harry Dawson “alto e robusto ed era un piacere averlo vicino quando le cose non si mettevano troppo bene” e insomma un “eccellente compagno in ogni momento”.

Una disanima accurata di tutti i possibili moventi, delle psicologie, un ripensamento continuo, un excursus mentale ininterrotto, ora si affaccia una ipotesi, ora un’altra in un giro vorticoso di deduzioni e contro deduzioni.

Non manca neppure il momento di tensione al buio allo scoccare della mezzanotte, la sorpresa e il colpo finale a dir la verità un piuttosto prevedibile.

Stile semplice, preciso, che si adatta al puro ragionamento, un libro costruito con pazienza artigianale di gradevole effetto.

Per la rubrica I segreti del giallo l’articolo L’indizio misterioso nel giallo di Sabina Marchesi, gradevole excursus sugli indizi sparsi a caso o sapientemente nascosti tra le pieghe del racconto. Citati una serie di celebri autori come Ellery Queen, Agatha Christie, Rex Stout, Edgar Allan Poe. Spesso una gara intellettuale fra l’investigatore e il lettore.